C’è una mosca nel Parmareggio!

moscapiatto

L’ho trovata tra le segnalazioni di ieri e quando l’ho analizzata, questa storiella aveva quasi raggiunto 30.000 condivisioni. No, dico: TRENTAMILA!
Il post che accompagna l’immagine recita così:

é uno schifo e un’ indecenza comprare gli snak della parmareggio per essere sicuri e tranquilli di quello che si da ai nostri figli e poi ritrovarci dentro una mosca morta mi raccomando divulgate più che potete questa notizia perché la devono smettere di farci mangiare cose non controllate ringrazio già in precedenza a chi mi appoggerà
parmareggio

Diamo per scontato che l’immagine sia vera e che la signora abbia trovato davvero una mosca nello “snak della parmareggio” (sic!): quella mosca può essere finita lì dentro solo durante le fasi di raccolta e lavorazione del latte. Una volta che il latte è stato “trasformato” in formaggio, difficilmente la mosca al suo interno riuscirebbe a entrarvi. Al di là dello schifo che avrei provato pure io nel ritrovarmi un simile corpo estraneo nel formaggio, che mi avrebbe sicuramente portato a gettare il prodotto, vorrei spendere due parole su cosa fare e cosa non fare se qualcosa non rispetta gli standard igienici o qualitativi di un prodotto alimentare.

Cosa non fare

Non urlare allo scandalo su tutti i social network, denigrando le autorità di controllo e le aziende che non effettuano abbastanza controlli. Dirò l’ovvio, ma le mosche non vengono rilevate dal metal detector. Sono convintissima che nel reparto produzione della Parmareggio ci siano tutti i dispositivi di cattura degli insetti volanti, per esempio lampade a UV, e dispositivi anti-intrusione come le banalissime zanzariere alle finestre. Una fortunatissima mosca potrebbe comunque riuscire a “eludere” tutti questi sistemi, ma dando per buona quell’immagine, sarebbe UNA mosca trovata in anni di vita della Parmareggio. Sul sito della ditta trovate una pagina con tutte le certificazioni che hanno.

Cosa fare

Contattare il servizio clienti. Su tutte le confezioni viene riportato un numero verde o una casella postale elettronica da chiamare per informazioni, reclami, problemi e molto altro. Giusto per la cronaca, sul sito Internet della ditta c’è la sezione “Contatti” – così, giusto nel caso in cui avessimo buttato la confezione e non sapessimo come contattarli.

Una volta entrati in contatto con l’azienda, fornite quante più informazioni possibili. Le più importanti sono il nome del prodotto, il numero di lotto e la data di scadenza; se state contattando via mail, mandate anche alcune fotografie. In questo modo, poiché tutte le aziende del settore alimentare devono avere un sistema di rintracciabilità (Reg CE 178/2002, artt. 18 e 19), si potrà risalire:

  • alle materie prime coinvolte nella produzione di quel particolare lotto;
  • ai macchinari utilizzati;
  • a eventuali non conformità verificatesi durante la produzione o stagionatura;
  • alle registrazioni delle temperature del pastorizzatore, dei frigoriferi.

Contrariamente a quanto si possa credere, le ditte sono contente di una segnalazione come la vostra – supponendo che sia fondata, e non per ottenere degli omaggi. Di certo le aziende non possono essere all’interno di ogni confezione, dunque ricevere feedback dai clienti è fondamentale.

Mettersi a urlare incazzati su Facebook fa solo male alle aziende, soprattutto in questo caso, dove non c’è un palese intento di truffare o frodare il consumatore rendendo pan per focaccia, fornendo informazioni che possono indurre i consumatori a pensare che l’alimento abbia proprietà “miracolose”.

Internet è un grande strumento: usatelo anche per comunicare con le aziende, non solo per urlare allo scandalo (soprattutto laddove lo scandalo non c’è).

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