Il gene della leggenda

GENE

Evidentemente io non ho il gene della leggenda ma solo quello della sfiga, la sfiga di dover, per passione, visitare siti come quelli di cui parlava Noemi qualche tempo fa. Nel farlo mi sono ritrovato fan della pagina di Dan Bogiatto, che pubblicizza il suo libro di prossima uscita:

danboggiatoHai il gene della leggenda? DRD4-7R

Ed io ripeto ho quello della sfiga, mentre lo staff di Bogiatto invece ha quello del marketing, e hanno studiato il sistema meno etico per raggranellare like: li hanno comperati. E così visitando siti che usano script vietati da Facebook ci siamo ritrovati fan dell’autore. Non credo lui ne abbia colpe dirette, è più facile si tratti di chi sta pubblicizzando il volume, magari l’editore. Chissà…

Ma per ora non voglio parlarvi di questo, un blogger che per passione cerca di fare anche un po’ di divulgazione non può che incuriosirsi di fronte ad un libro intitolato così: di che cosa parlerà, che cos’è il gene DRD4-7R? Se è un gene è stato mappato, qualcuno l’ha studiato, esisteranno pure dei trattati che ne parlino, no?

Un primo articolo lo trovo su National Geographic, che in un interessante reportage su un viaggio in Africa spiega:

Se il nostro impulso a esplorare è innato, forse la sua origine risiede nel genoma. E in effetti esiste una mutazione genetica di cui si parla spesso quando si affrontano questi temi: è una variante del gene DRD4, che serve a controllare la dopamina, un neurotrasmettitore prodotto dal cervello che ha un ruolo importante nei meccanismi dell’apprendimento e della ricompensa. La variante, di cui è portatore circa il 20 per cento degli esseri umani, si chiama DRD4-7R, e diversi studi la associano alla curiosità e all’irrequietezza. Chi la reca sarebbe più disposto a correre rischi, a esplorare nuovi luoghi e idee, a provare nuovi cibi, relazioni, droghe, ad approfittare di occasioni sessuali e, in generale, ad accettare con entusiasmo il movimento, il cambiamento e l’avventura. Non a caso, la variante sarebbe anche correlata all’Adhd, il disturbo da deficit di attenzione e iperattività.

Beh è già qualcosa. un punto di partenza: esiste questo gene, e sembra essere legato ad una funzione particolare, il controllo della dopamina. Cercandolo in maniera più mirata si arriva ad una pagina di PubMed, che ci permette di vedere la documentazione disponibile in merito, lo Stato dell’Arte. Che nel sunto generico ci racconta:

Mutations in this gene have been associated with various behavioral phenotypes, including autonomic nervous system dysfunction, attention deficit/hyperactivity disorder, and the personality trait of novelty seeking. 

Che tradotto:

Le mutazioni in questo gene sono state associate con  vari fenotipi comportamentali, tra cui la disfunzione autonomica del sistema nervoso,  disordini da deficit di attenzione/iperattività, e il tratto comportamentale della ricerca di novità.

Sarà questa la mutazione a cui si riferisce il nostro Dan, in italiano di fruibile e autorevole purtroppo trovo poco di libero accesso, per fortuna la Treccani ci viene in aiuto, con un articolo dedicato sul suo Dizionario di Medicina, tra quelli dedicati all’adolescenza:

È stato confermato che le differenze individuali nei gradi di novelty seeking dipendono in parte da differenze genetiche a livello del sistema della dopamina (DA): soggetti portatori di varianti alleliche particolari per taluni geni, come per es. quello del recettore D4 (D4DR) ovvero del trasportatore della dopammina (DAT), mostrano dei valori più alti di novelty seeking rispetto a soggetti con un genotipo privo di tali varianti. di sensazioni nuove e spesso associata ad altri comportamenti tipici, come per es. gioco d’azzardo, impulsività, aggressività, ricerca di gratificazioni intense e variegate. Gli individui caratterizzati da un eccessivo manifestarsi di tali comportamenti sono considerati ‘a rischio’ di sviluppare forme di abuso cronico o di dipendenza (per es., cibo, videogiochi, Internet, sostanze psicoattive, ecc.).

Quindi sì, è un gene speciale quello di cui stiamo parlando, ma potrà portare ad esser Leggenda? O più facilmente in un adulto una malformazione dello stesso può portarlo a essere un inconcludente sognatore, un Peter Pan di casa nostra? Chissà. Ma tanto il libro di Dan Bogiatto non vuol parlare di  scienza, sì perché a parte il titolone siamo di fronte all’ennesimo manuale per avere successo, con il suo corollario di corsi, video e training per convincersi di essere vincenti.

Io non voglio criticare il libro, non l’ho letto, non mi attirano i “manuali per diventare persone di successo” sono sempre stato dell’idea che o lo sei o non lo sei, nessuno potrà mai insegnarti ad esserlo, ma come ben sappiamo di manuali del genere ne esistono a migliaia.

Il nostro autore, che nella vita vera si chiama Daniele, è riuscito dove altri falliscono, a trasformare le vendite tramite eBay in un vero e proprio lavoro, sicuramente un’impresa, anche se va considerato che quando l’ha fatto il pubblico sul sito di aste online più famoso al mondo era decisamente diverso da quello di oggi, infatti Daniele questo risultato l’ha raggiunto tra il 2002 e il 2008. Come ci spiegava il Corriere all’epoca:

È il caso dei torinesi Daniele Bogiatto e Gennj Perotti, 38 anni lui e 34 lei. Si sposano nel 1991 e Daniele inizia a lavorare come consulente aziendale, specializzato in corsi di formazione. Poi nell’estate 2002, sfogliando un libro, scopre eBay. «Appena finito di leggere, ho capito che poteva diventare una concreta opportunità di lavoro—racconta Daniele—così sono corso al computer e ho fatto il mio primo affare, acquistando a un prezzo vantaggioso un manoscritto del 1600». Al rientro dalla vacanze con la moglie decidono di compiere il grande passo.

Chiudono le rispettive attività, fanno qualche investimento e trasformano un locale del loro appartamento in ufficio. Poi cominciano a girare nei mercatini di zona e nelle fiere specializzate. L’obiettivo? Acquistare pezzi di antiquariato e prodotti usati per la casa, da proporre poi in rete. «eBay è il luogo ideale in cui vendere oggetti trovati nei mercatini, utile anche per mettere all’asta giocattoli, arredi e materiale del consumer elettronico». Così nei primi due anni Daniele e Gennj hanno venduto oltre 2 mila articoli, trovando compratori fino in Australia.

Poi l’attività si è ingrandita. Coprendo altri settori merceologici, fino a interessare una ventina di collaboratori e diventare occupazione primaria. Non solo. Daniele ha fatto strada. Grazie all’esperienza accumulata in questi anni e alla sua vocazione di formatore, dall’estate 2007 è stato nominato da eBay il primo «super esperto» italiano. Una posizione occupata fino a oggi solamente negli Stati Uniti. Adesso, per lui si prospetta una carriera da manager. Gira l’Italia tenendo corsi e lezioni alla eBay University. E dal suo blog non lesina consigli a chi vuole intraprendere la nuova professione di venditore online.
Mi sono guardato per curiosità un po’ dei video dove il nostro Daniele dispensa consigli sull’avere successo con le vendite online, non dice sciocchezze, tutt’altro, ho sentito più di un pensiero sensato che condividerei. Ma si può trasmettere tutto questo successo in un libro? Si può ancora a distanza di anni da quando Daniele è stato capace di fare quel salto, pensare di campare su eBay, forse sì, ma le cose sono cambiate non poco da quando nel 2002 Dan e sua moglie sono partiti, e di manuali come il loro ne esistono a migliaia.
Poi nella mia ricerca trovo un’intervista che mi lascia interdetto. Su un blog dove Daniele risponde ad alcune domande una mi accende qualche lampadina:

Sei un esperto accreditato a livello internazionale di business sul web,  suppongo che tu viaggi molto e vedi molte realtà, secondo te in Italia cosa dobbiamo migliorare rispetto all’America?
Sì, io e la mia famiglia viaggiamo sei mesi all’ anno nel mondo e sei mesi li passiamo a casa negli Usa viaggiando in parte negli stati americani. L’italia come nazione? Credo che più che come nazione noi rispetto agli americani dovremmo migliorare fortemente la nostra autostima come persone nate sulla penisola italica. Non tanto come Italiani poiché questo porterebbe fuori asse essendo l’ Italia una società registrata al Sec americano e non una Repubblica. Piuttosto come esseri umani in carne ed ossa nati su di un territorio vero e concreto. Viaggio tantissimo e ci espandiamo in diverse nazioni. Siamo straordinari sotto tanti punti di vista e valiamo molto oltre che essere apprezzati in tutto il mondo anche per chi ci prende in “giro” ma ci invidia.

Eh? L’Italia non è una Repubblica ma una società registrata al Sec americano? NON una Repubblica? Ferma ferma ferma, di cosa stiamo parlando? Questa robaccia l’ho già letta su tutti i siti che parlano di Sovranità individuale, i fan dell’One People Public Trust, fuffari di primo livello di cui su Butac abbiamo già parlato più volte. Sia chiaro, il SEC esiste veramente, e ci sono registrati tutti i paesi che operano sui mercati azionari, ma questo non ha nulla a che vedere con l’essere o non essere una Repubblica, chi usa questa dialettica perdonatemi ma non è una persona da cui comprerei un libro o mi fare dare suggerimenti su come avere successo. Mi vorrà perdonare Dan, ma non ci siamo proprio. Io non metto in dubbio il suo aver avuto successo come venditore su eBay, ma questa è fuffa allo stato puro.

Per concludere

Tornando al nostro like non voluto da cui eravamo partiti, io non so di chi sia la colpa, non so se sia una strategia “per avere successo” di Dan Bogiatto quella di acquistare like su Facebook sfruttando sistemi considerati illeciti, o forse che sia il suo editore ad averlo sfruttato, o chi vende il libro online, non è importante, quello che è la morale è di stare sempre attenti a quali sono i like che avete messo in giro, sia quelli che avete lasciato coscientemente sia quelli messi a caso da script disonesti.

maicolengel at butac punto it

Se ti è piaciuto l’articolo, sostienici su Patreon! Può bastare anche il costo di un caffè!