Il Giornale scopre le bufale

No, non ci sto, davvero non sono capace di vedere due pagine intere dedicate alle bufale senza che venga fatta un minimo di autocritica.

Il 13 febbraio 2017 Il Giornale pubblica un articolo su due pagine, un articolo che potrebbe anche essere interessante, ma che dimostra come la verifica dei fatti sia inesistente in certe redazioni.

Quasi quasi mi faccio una bufala

Fin dall’inizio dell’articolo noto che c’è qualcosa che non va:

Un esempio di falso. «Quando la notizia è apparentemente ideale sul piano dell’appeal giornalistico nessuno se la sente di rovinarla con una verifica che potrebbe rompere il giocattolo perfetto», spiega il professor Flavio Scardo, docente di Tecnica della comunicazione.
Stessa sorte per la vicenda della donna incinta che aveva perso il bambino per lo choc del naufragio della Costa Concordia. Una «storia tragica» riferita ai media da Giacinto Canzona, avvocato. Anche qui sarebbe bastato digitare su Google «avvocato Giacinto Canzona» per ricevere la seguente, illuminante, definizione: «Presunto avvocato specializzato nell’elaborazione di notizie false».

Parole corrette, non fosse che basta usare Google per accorgersi che a gennaio 2017 sulla stessa testata veniva pubblicato questo:

“Ecografia al quinto mese di gravidanza? Ripassi tra dieci mesi”

Dietro la notizia? Agitalia. Dietro Agitalia? Giacinto Canzona. E basta cercare Agitalia sul sito de Il Giornale per accorgersi che sono tantissimi gli articoli pubblicati che hanno come fonte il “presunto avvocato”. Come basta sfogliare la testata per trovare AIDAA, Daily Mail e tante altre fonti non verificate.

E invece Nino Materi nelle sue due pagine non fa mai nessuna autocritica, dando ad intendere al lettore finale che le bufale siano solo su pagine false, di finta satira. Da nessuna parte vedo citata la blogger de Il Giornale, la “cara” Gioia Locati, che spaccia pseudomedicina da anni sulla stessa testata. Una che prima ci voleva convincere della bontà del Metodo Vannoni sulle staminali, poi dell’autorevolezza del Metodo Di Bella, e infine insiste a spacciare fuffa antivaccinista usando gli studi di un farmacista. La Locati era riuscita anche ad intervistare Mimmo Biscardi, finto medico che sosteneva di praticare la cura di Bella a Capoverde. Tutte cose che sono state scritte su Il Giornale. Ma di questo l’articolo non parla, MAI, in due pagine fitte di testo non c’è una singola menzione alle responsabilità della redazione. Non un singolo mea culpa. Perché così il lettore medio si convincerà di essere di fronte a una testata seria, che sta denunciando il problema bufale e fake news.

E a me cascano le braccia.

Sì perché sono anni che lottiamo contro questo fenomeno, anni che gratuitamente cerchiamo di aiutare il pubblico a capire come verificare le fonti, a spiegare che non sono SOLO le finte testate a spacciare fuffa, ma che il problema più serio è che le vere testate non verificano più nulla e lasciano pubblicare chiunque sappia usare una tastiera.

E invece chi si trovasse davanti l’articolo de Il Giornale si convincerebbe che il problema è minore, relegato più alle notizie che appaiono sui social network o su testate dalla dubbia attendibilità. Così facendo si regala un falso senso di sicurezza. Mi è bastato vedere con che sorrisone stamattina mia madre mi ha portato le due pagine, contenta che il “suo” Giornale (di cui ama le pagine dedicate alla cultura, merito anche del cugino Piero Buscaroli che ne è stato firma per tanti anni) lottasse contro le bufale.

E così mia mamma si convincerà che le due pagine a firma Nino Materi siano dimostrazione dell’impegno della redazione nella lotta alle bufale, e che Il Giornale stia combattendo al fianco dei lettori contro l’ondata di bufale che affligge il nostro paese.

Nell’articolo di Materi non manca un piccolo attacco a chi, come me, lotta contro le bufale quotidianamente:

OCCHIO AI CONTROLLORI

Ad attrarre, negli ultimi tempi, è anche la caccia esasperata alle notizie che, pur essendo vere, vengono bollate come fasulle: un trend alimentato da una selva di siti, presunti cacciatori di bufale, che a volte si rivelano essi stessi dei bluff; in altre parole può accadere che i «controllori» siano, qualitativamente, al di sotto dei giornalisti che essi vorrebbero controllare: un corto circuito che serve soltanto ad aumentare la confusione che è già tantissima.

Di questi controllori a cui stare attenti non viene dato un singolo esempio, solo un titolo, che sarebbe stato notizia vera bollata come bufala, viene citato ma senza link che confermino il fatto. Io non ho trovato la notizia riportata da nessuno dei siti che fanno verifica dei fatti, ma se l’ha detto Il Giornale ci sarà da crederci. O forse no.

Sia chiaro, sto citando il Giornale perché è lì che è apparso questo lungo articolo che non fa nessuna autocritica, ma potrei dire lo stesso di tante altre testate italiane a diffusione nazionale. Siamo tutti colpevoli di diffusione di bufale, siamo tutti collusi, sia che siamo giornalisti, editori, ma anche semplici lettori che condividono, perché se il giornalista e la redazione hanno la colpa maggiore del pubblicare senza verificare, noi anello finale della catena abbiamo la colpa del continuare a condividere senza fare nessuna verifica, sull’onda dell’indignazione.

Io non ce l’ho con una testata in particolare, ma ho paura che questo genere di articoli invece che aiutare nell’alfabetizzazione contro le notizie false e manipolate possa contribuire a generare un falso senso di sicurezza nel lettore. E questo, dopo tutto il lavoro fatto finora, è un male.

Per curiosità qui trovate tutti gli articoli de Il Giornale che abbiamo trattato. E qui la sezione di BUTAC dedicata allo pseudogiornalismo, dove trattiamo solo news comparse su testate nazionali. Non trovate anche voi che un po’ di autocritica sia sensato farla?

Sarei curioso di sapere se in redazione a Il Giornale hanno provato a leggere la carta contro le bufale presentata dalla presidenza della Camera; secondo me no. Ma come avevo già detto qualche giorno fa, senza l’impegno e un po’ di autocritica da parte dei giornalisti anche quella carta servirà a poco.

Come tanti di voi già sanno BUTAC ha aperto un canale video, dove stiamo cercando piano piano di creare un archivio di guide fatte apposta per aiutare nella verifica dei fatti, se avete voglia potete iscrivervi, proprio oggi parlavamo di testate false e fake news:

Dont’ just read BUTAC, be BUTAC!

maicolengel at butac punto it

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