Gli attacchi del senatore

Io non mi rendo davvero conto come sia possibile che nessuno intervenga nei confronti del senatore Bartolomeo Pepe, soggetto che riceve soldi da noi cittadini per occupare un seggio al Senato, quando se fosse un comune cittadino probabilmente dovrebbe inventarsi un lavoro.

Il senatore Bartolomeo Pepe in un thread su Facebook scrive un commento in particolare, si parlava di Alice Pignatti, la fondatrice di IoVaccino, qualcuno in altro commento sosteneva che fosse una pediatra, al che il senatore risponde:

Non credo lo sia è diventata famosa perché si è spacciata per una mamma che ha avuto i figli Malati di pertosse e a suo dire hanno rischiato di morire, per questo veniva invitata in tutte le trasmissioni ed è diventata un icona (sic) un esempio da seguire per i vaccinisti ad oltranza.

Alice è una donna molto in gamba, che ho avuto il piacere di conoscere due anni fa, e con cui da allora sono amico, mamma che merita tutto il rispetto possibile per il calvario che ha passato e per come ha deciso di reagire.

Caro senatore, in italiano il verbo spacciare ha svariate definizioni, ma lei l’ha chiaramente usato intendendo questo:

…farsi credere, affermare di essere quello che non si è, attribuirsi una identità o delle qualità o qualifiche false.

Quindi lei sostiene che Alice non sia per davvero una mamma che ha avuto una figlia con la pertosse, no, Alice – lei afferma –  si è spacciata per tale.

Vede senatore, fossi di fronte ad un comune cittadino non scriverei quest’articolo, ma è importante ricordare che lei è in carica per servire il popolo, popolo che le assicura un lauto stipendio. Lei non può permettersi, finché è in carica, di fare affermazioni di questo genere, perché i soldi coi quali va a mangiare, e soprattutto quelli che dona (immagino molti visto quanto siete amici) alle associazioni antivacciniste sono soldi nostri, che noi diamo allo stato pagando le tasse perché lei e gli altri amministriate in maniera responsabile il paese.

La diffamazione da cortile del liceo la potrà fare quando smetterà di ricoprire una carica istituzionale.

C’è una cosa che non mi va giù, persone come Alice, che hanno avuto la forza e il coraggio di metterci la faccia, devono subire costanti attacchi da esseri infimi che si permettono la qualsivoglia, attacchi da cui lei senatore dovrebbe prendere le distanze, e invece ama gettare benzina sul fuoco, dare bersagli ai suoi follower.

È squallido, facevano così i bulletti a scuola, quelli che poi nella vita sono risultati dei falliti o sono rimasti degli squallidi bulletti con la mentalità da liceali. Sia chiaro, è una figura che in rete funziona alla grande, c’è chi lo fa con stile, chi invece scade e diffama.

Tornando alla diffamazione vorrei mostrare il motivo del dibattito sulla bacheca del senatore. Pepe aveva fatto un post dove faceva dell’ironia:

Devo stare più attento a dare le amicizie, mi hanno fatto notare che ero diventato amico della Pignatti… Ho ancora i brividi.

Nei commenti Alice viene attaccata in vari modi, tra cui l’accusa da parte del senatore (a mio avviso oltraggiosa) di essersi spacciata per una mamma coi figli malati.

Vediamo di fare un po’ di chiarezza

Per parlare di Alice occorre fare un passo indietro. Nel 2013 Alice ha un bimbo di tre anni, a cui ad aprile viene diagnosticata la sindrome di Kawasaki, ma ci vogliono due passaggi all’ospedale prima che a qualcuno venga in mente come possibile motivo della febbre e dell’inappetenza del bimbo. Alice già all’epoca si lamentava della disinformazione totale, nessuno l’aveva aggiornata sulla malattia, nessuno le aveva dato indicazioni su eventuali esami da fare, essendo una malattia rara nessuno si era preoccupato di aiutarla ad approfondire. Solo rivolgendosi ad associazioni private è riuscita ad avere un quadro più chiaro della situazione e della sua evoluzione. Il bimbo oggi, per fortuna, sta bene. Passiamo al 2015, Alice ha partorito da poco una bimba, la piccola ha solo quaranta giorni quando prende la pertosse, corsa in ospedale, ricovero ospedaliero e un’altra volta tanta paura, che è durata a lungo, anche qui Alice rimarcava la disinformazione sul tema, se avesse saputo prima dei pericoli della pertosse si sarebbe vaccinata durante la gravidanza per passare alla piccola gli anticorpi. Da qui Alice ha cominciato un percorso che si è incrociato con quelli di tanti altri, persone che come lei da tempo cercavano di diffondere corretta informazione, supportata da evidenze, e che denunciavano la scarsa informazione per contrastare la tantissima disinformazione. Alice per seguire i suoi due figli al meglio ha nel frattempo lasciato il lavoro, e per mesi si è concentrata sui suoi bimbi. Quando finalmente ha potuto tirare un sospiro ha deciso che non bastava aver salvato entrambi i suoi bimbi da possibili gravi conseguenze, la colpa era sopratutto della cattiva informazione, quindi ha scelto di concentrarsi su IoVaccino e subito dopo sulla rete #TeamvaxItalia, di cui facciamo parte anche noi di BUTAC.

Se oggi, a distanza di due anni, riesce ad avere delle offerte lavorative che richiedano la sua (già precedente) esperienza in campo comunicativo e la sua esperienza nel campo della comunicazione medica non ci trovo nulla di male. Io stesso vorrei poter dire che BUTAC è un lavoro, quando invece posso solo definirlo un hobby, le entrate coincidono con le uscite, non permettendo nessuna crescita del progetto allo stato attuale. Adsense nel giro di un mese ha ridotto le entrate di BUTAC della metà, per fortuna ci sono alcuni di voi che ci supportano su Patreon o Paypal, quel tanto da permettere a me e Noemi di collaborare alla gestione del sito usando strumenti che purtroppo hanno costi da sostenere.

Già un anno fa mi sono trovato a difendere Alice, sul mag (che da qualche mese abbiamo lasciato fermo in attesa di miglioramenti), e chiudevo il mio articolo così:

Non ci paga nessuno

Nessuno dei due è stato pagato (e sia chiaro ci fossero delle entrate non ci sarebbe nulla di male, è comunque prestare il proprio tempo per un lavoro), l’abbiamo fatto perché riteniamo di fare un servizio sociale, ad oggi sia io che lei, come anche Ulrike, a tenere dietro ai nostri progetti pro-vaccini ci abbiamo solo rimesso. Perché lo facciamo? Perché è il nostro act of caring nei confronti della società.

Non credo serva aggiungere altro, ricordo a tutti che purtroppo gli eletti rappresentano il Paese, e quando si vive in un luogo che ha il 47% di analfabeti funzionali di primo livello è abbastanza ovvio che gli eletti rispecchino in buona parte gli elettori (chi in buonafede e chi no, e non so quale sia peggio – a buon intenditor poche parole).

maicolengel at butac punto it
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