I 150 immigrati che protestano a Salemi

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Questa notizia fa parte di quei classici casi in cui ogni testata racconta la storia a modo suo: da chi mira ai sentimenti xenofobi a chi invece vorrebbe fare chiarezza rimanendo super partes. La stessa testata di cui parlavo in un altro articolo ci regala queste poche righe cariche d’odio e sdegno:

Salemi, la protesta dei migranti all’Hotel Villa Mokarta. I circa 150 immigrati ospitati nel centro di accoglienza ricavato all’interno dell’Hotel Villa Mokarta di Salemi, nel Trapanese hanno protestano contro la lentezza delle procedure per la concessione del diritto d’asilo. I violenti “ospiti” si sono asserragliati dentro la struttura utilizzando delle funi, un cassonetto, due calcio balilla ed un carretto siciliano per creare una barriera all’ingresso. Hanno rotto vasi di piante e devastato il cortile.

A Salemi sono presenti cinque Cas (Centri di accoglienza straordinaria) e ad aggravare le tempistiche non è ancora stata attivata la seconda Commissione per il riconoscimento dello status di rifugiato politico che dovrebbe essere operativa a fine febbraio. Sul luogo sono poi intervenuti i carabinieri della compagnia di Mazara del Vallo e la polizia di Alcamo, riportando la calma tra gli ospiti

Quanto riportato è per lo più corretto, ma va aggiunto qualche dettaglio: si lamentano perché sono sette mesi che sono chiusi lì dentro. Non hanno la possibilità di cercare lavoro né una sistemazione decente. Dormono in sette od otto persone per camera; sono giovani, alcuni giovanissimi. Come riporta chi sul luogo c’è stato:

Salendo le scale, ad ogni pianerottolo, ci imbattevamo in cumuli di rifiuti maleodoranti. Only today? Solo oggi è cosi? Chiediamo. “Every day”, ogni giorno, la risposta. E’ la verità? Il dubbio è d’obbligo, in questi casi. E poi c’è chi ti fa vedere che l’acqua calda non esce dai rubinetti, chi l’umidità sui muri delle camere da letto, chi si spoglia mostrando eritemi e chiazze sparse lungo tutto il corpo, chi ancora ritiene eccessivo il numero di sette/otto persone per ogni camera, chi ritiene insufficiente la coperta per ripararsi dal freddo invernale. Pensiamo a quelli dell’Onu. Ci viene in mente Bertolt Brecht quando si domandava “Chi controllerà che i controllori controllino?”

A parte il fatto che la citazione originale è di Giovenale, da cui è preso il motto dei Watchmen di Alan Moore… questo l’articolo originale non ce lo raccontava, e così altri articoli che ho trovato in rete sulla protesta di Salemi.
Narrano di come sia una bella struttura alberghiera, sottratta dallo Stato per usarla per i profughi. Anche questo è falso, falsissimo: nessuno ha sottratto nulla. Molti anni fa, quando il sindaco di Salemi era Vittorio Sgarbi, egli spinse gli imprenditori della zona a costruire alberghi sostenendo che il turismo sotto la sua guida sarebbe arrivato “a grappoli”. Peccato che quel turismo non sia mai arrivato. Tiri su una struttura, la paghi… ma come rivedi i tuoi denari male investiti seguendo le parole di un politicante abilissimo con le parole?

L’immigrazione e la necessità di strutture d’accoglienza è stato per tanti un ottimo sistema per rivedere i conti.

Agli albergatori, dopo avere dato la disponibilità alla prefettura, è stato facilissimo riconvertire l’attività. Niente di più facile che costituire una cooperativa o un’associazione approntare uno staff di mediatori culturali e psicologi, garantire vitto, alloggio e raccordarsi con le istituzioni. E il gioco è fatto. Firmata la convenzione con la prefettura, si ricevono 35 euro al giorno per ogni profugo ospitato. Un fenomeno tutto nuovo. Certamente un nuovo business. C’è chi lo considera in senso negativo e chi, invece, una legittima attività a carattere sociale in grado di soccorrere i più deboli e al tempo stesso garantire una nuova fonte occupazionale giovanile ed un innalzamento del reddito individuale in una zona in cui le statistiche ci indicano livelli tra i più bassi d’Italia.

È vero che a Salemi c’è stata una protesta senza che questa sia sfociata in atti di violenza incontrollata, come invece è successo in altri casi. Le ragioni sono in parte condivisibili: come è possibile che per decidere se dare o meno un foglio che certifichi l’asilo o meno ci vogliano fino a sette mesi? Visto che alla struttura vengono pagati soldi per ogni profugo e non per ogni camera, come è possibile che in una stanza doppia debbano dormire così tante persone? Come è possibile che non vi sia un servizio di pulizia di base, come invece richiesto dagli accordi con lo Stato e la regione?

maicolengel