Il Ministero della verità della Polizia Postale

In una settimana tre notizie hanno riempito i giornali, tutte e tre relative a iniziative per contrastare la manipolazione delle notizie, ormai dilagante. Tre iniziative che forse vanno spiegate (per quanto sia possibile) e raccontate un po’ meglio di come si è visto fare sui giornali. Dedicare un unico articolo a tutte e tre è impossibile, quindi oggi partiamo con quella tutta italiana, che ha fatto cadere dalla seggiola più di un giornalista:

Fake news al bando, mossa di Minniti: «Denunce online sul sito della polizia»

Il 18 gennaio il Ministero dell’Interno ha presentato il “bottone rosso” delle fake news. Bottone che sul sito della Polizia postale si presenta come nell’immagine qui sotto:

Cliccandoci sopra si viene rimandati a un’altra pagina che richiede una mail, il link della notizia da segnalare, il nome del social network dove è stata trovata la notizia e uno spazio per le note.

Il comunicato stampa

Il comunicato stampa del Ministero ce lo presenta con queste parole:

Si tratta di un servizio dedicato di segnalazione istantanea, grazie al quale l’utente, giovandosi di un’interfaccia web semplice ed immediata, senza particolari procedure di registrazione, potrà segnalare l’esistenza in rete di contenuti ascrivibili a fake news. Il sistema prevede anche la possibilità di arricchire la segnalazione attraverso l’indicazione precisa delle URL, la compilazione di campi in cui poter indicare le piattaforme social ove la fake news viene diffusa ovvero, attraverso la compilazione di un campo ad inserimento libero, fornire le informazioni ritenute utili.

Ricevuta la notizia, la Polizia Postale verificherà, per quanto possibile, l’informazione, con l’intento di indirizzare la successiva attività alle sole  3 notizie manifestamente infondate e tendenziose, ovvero apertamente diffamatorie. La notizia, in particolare, verrà presa in carico da un team dedicato di esperti del CNAIPIC che, in tempo reale, 24 ore su 24, effettuerà approfondite analisi, attraverso l’impiego di tecniche e software specifici per l’ OSINT in rete, al fine di individuare la presenza di significativi indicatori che permettano di qualificare, con la massima certezza consentita, la notizia come fake news (presenza di smentite ufficiali, falsità del contenuto già comprovata da fonti obiettive; provenienza della presunta fake da fonti non accreditate o certificate etc.)

La contronarrazione istituzionale

Sulla scorta degli elementi evidenziati nei report di analisi – qualora sia risultato possibile individuare con esattezza una fake news – sul sito del Commissariato di ps on line e sui canali social istituzionali verrà pubblicata una puntuale smentita. L’intento di vicinanza e servizio ai cittadini si declina, in tal modo, nell’obiettivo di viralizzare la contronarrazione istituzionale, affinché il cittadino possa giovarsi di una più completa descrizione del fatto o del fenomeno, e riappropriarsi, in tal modo, di quella libertà di scelta negatagli da un’informazione tendenziosamente falsa o parziale. In ogni caso, nella misura in cui la notizia sia in grado di incidere direttamente sulla reputazione e l’onorabilità delle persone, la Polizia Postale darà avviso, attraverso i predetti canali istituzionali, della eventuale esistenza di smentite ufficiali medio tempore pervenute da parte degli interessati.

Ove necessario, infine, la Polizia Postale, forte della professionalità acquisita nel corso degli anni, potrà fornire eventuale ausilio al cittadino destinatario della fake news, guidandolo nell’interlocuzione con le maggiori piattaforme social ed indirizzandolo nella proposizione di richieste di rimozione dei contenuti ritenuti lesivi, richieste le quali, in ogni caso, dovranno essere successivamente valutate dal singolo social network.

Il tutto, tradotto, significa che il bottone rosso farà esattamente quello che già veniva fatto dalla pagina Una vita da social. Prenderà in carico le segnalazioni di probabili bufale e se troverà smentite darà loro risalto, o verranno preparate smentite ad hoc che saranno fatte girare sulla pagina Una vita da social. Nel caso che la notizia abbia come protagonista un cittadino ignaro verrà aiutato nel percorso della segnalazione ai social network su cui la stessa viene fatta circolare.

Precedente pericoloso e pressoché inutile

Andrea Coccia su Linkiesta scrive un paragrafo che mi trova assolutamente concorde:

Questo progetto è per prima cosa un progetto pericoloso, perché, come le macchine contasoldi della banca svizzera del film di Sorrentino, pone nella realtà un precedente terrificante e minaccioso, con cui ora, per colpa del ministro e della polizia, dovremo fare i conti. Perché un precedente? E un precedente di cosa? Dare alla polizia il ruolo, seppur come vedremo più simbolico che effettivo, di tutelare l’esistenza della verità, oltre a riuscire a dimostrare con molta efficacia quanto sia malcompreso il fenomeno delle Fake News e della cosiddetta Post Verità, fa qualcosa di maldestramente terrificante: senza nemmeno accorgersene torna a dare alla verità uno statuto oggettivo, assoluto e soggiogato all’autorità. Insomma, robette da Santo Uffizio, da medioevo.

Gli stranieri si sono interessati

Alessandra Giuffrida del Guardian britannico mi aveva chiesto un parere a caldo sulla notizia, e questo era stato il mio commento:

Michelangelo Coltelli, the founder of Butac, a website exposing cases of fake news, said the phenomenon was a big problem for Italy, with bogus reports appearing daily in newspapers, mostly as a result of journalists’ failure to check sources.

“I don’t think [this initiative] is the best way to fight it,” he said. “We don’t know how exactly the police will verify what is fake and what is not. They said they will not interfere with politics, but most of the fake news, at least the stories we are worried about, are political.

“What we need is for newspapers to be checking their sources – this would be a first step, as a lot of fake news appears in newspapers, not just on social networks.”

Oggi sono in grado di dare un parere più diretto. Quella che ha fatto Minniti è una mossa politica, di nessun valore pratico, ma che appunto crea un precedente. Quel pulsante serve come serve mandare un messaggio a Una vita da social. Non mette in moto un meccanismo speciale che andrà a costringere la testata che ha pubblicato una bufala a smentire, o la pagina diffamatoria a svanire. Tutt’al più verrà segnalato che quella notizia, spesso un po’ più terra-terra che quelle che dovrebbero essere le vere fake news, è appunto una bufala/truffa/diffamazione.

Il pulsante rosso

Purtroppo averlo descritto come il pulsante rosso delle FAKE NEWS (in maiuscolo) dimostra chiaramente non aver capito cosa si intenda con quel termine. E questa è la cosa più grave.

Il lettore che sa invece a cosa ci si riferisce con quelle due paroline inglesi si preoccupa, convinto che stia nascendo una “censura di stato”. Un vero Ministero della Verità orwelliano. Mentre invece il lettore medio, quello che non sa di cosa si sta parlando, si convince ancor di più che fake news sia un insieme che appunto raccoglie le classiche bufale, qualche truffa, un po’ di diffamazione.

La foto del cugino della Boldrini che guadagna 10 miliardi di paperdollari, i RayBan a 19 euro, le truffe online… Così il lettore medio sarà rassicurato, e continuerà a cascare con entrambi i piedi nelle fake news reali. Quelle che vengono denunciate da anni da siti come il nostro. Sì, è vero, ci occupiamo anche di sciocchezze, di truffe, ma la manipolazione giornalistica, l’invenzione politica, la diffusione di mezze verità è quello che ci spaventa di più, ed è proprio su quelle che si combatte la lotta alle fake news. Non sulla foto di Girolamo Boldrini.

Fare questa confusione aiuta gli avvelenatori di pozzi. Seguendo questo storytelling potranno così dimostrare ai propri follower (i seguaci della setta) che loro non rientrano nelle “fake news”. In contemporanea potranno comunque denunciare l’iniziativa come un attacco alla libertà di stampa, anche se in realtà la cosa non riguarda proprio i giornali.

Obama e la polarizzazione

Mi sono dilungato abbastanza. Spero che il mio parere sull’iniziativa della Postale sia chiaro: la ritengo una mossa politica del Ministero dell’Interno che non ha alcun collegamento con le fake news, quelle che ci preoccupano veramente. Serve solo a dire: “Visto? Dicono che dilagano le fake news, e noi abbiamo fatto qualcosa per combatterle”. Infonde nel lettore un falso senso di sicurezza. Quando invece lo stesso lettore andrebbe avvertito della valanga di letame che continuerà a circolare con o senza il pulsante rosso. Voglio concludere citando un intervento di Obama, ospite di David Letterman nel suo nuovo show su Netflix:

“What the Russians exploited but it was already here is we are operating in completely different information universes. If you watch Fox News, you are living on a different planet than you are if you listen to NPR,” Obama continued.

“That’s what’s happening with these Facebook pages where more and more people are getting their news from. At a certain point you just live in a bubble,” he said. “And that’s part of why our politics is so polarized right now. I think it is a solvable problem but it’s one we have to spend a lot of time thinking about.”

Che tradotto:

Quello che i russi hanno posto in evidenza, ma che era già lì, è che al momento ci stiamo muovendo in diversi universi dell’informazione. Se tu guardi Fox News, stai vivendo in su un pianeta diverso che se ascolti NPR (la radio nazionale pubblica americana, NdR). Ed è quello che sta succedendo in questo momento con le pagine di Facebook da dove la gente si sta abituando sempre di più a prendere le notizie. A un certo punto viviamo in una bolla. Ed è per questo che la politica è così polarizzata. Io credo sia un problema che possa essere risolto, ma è uno di quelli su cui dovremo spendere un mucchio di tempo a pensarci sopra. 

Ecco, io credo che il Ministro Minniti non ci abbia pensato a sufficienza.
maicolengel at butac punto it
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