Immigrati in pensione con 5 anni di contributi

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Il 30 settembre 2016 sulla testata cartacea La Verità compare questo articolo a firma Francesco Borgonovo.
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L’articolo non essendo riportato sul web ci ha messo un po’ ad entrare in circolazione, ma nell’ultima settimana una foto che inquadra l’articolo ha cominciato ad essere condivisa un po’ ovunque. Le segnalazioni sono fioccate.
Ma è vero che:

Gli immigrati prendono la pensione anche con cinque anni di contributi?

Per i più pigri:

  • Sì è vero, gli immigrati possono prendere la pensione di vecchiaia a 66 anni col sistema contributivo anche con soli 5 anni di contributi
  • Anche gli italiani prendono la pensione di vecchiaia col sistema contributivo con soli 5 anni di versamenti, solo che devono raggiungere i 70 anni d’età per averne diritto
  • La differenza d’età è data dalla modifica dell’aspettativa di vita, applicata agli italiani, non applicata (ad oggi) agli stranieri.

Per i più curiosi:

Borgonovo nel suo articolo ci spiega:

Se un immigrato ha vissuto e lavorato per un periodo in Italia, non è vero che se decide di rientrare in patria perde i contributi versati. Tutt’altro. ha diritto ad avere una pensione di vecchiaia erogata dall’Inps esattamente come i cittadini italiani. E qui la questione si fa interessante. Il sito dell’Inps spiega che, per gli “extracomunitari rimpatriati” si devono distinguere due casi, “a seconda che la pensione venga calcolata con metodo contributivo o retributivo”.

Per gli stranieri che rientrano nel retributivo tutto avviene come per gli italiani: “I lavoratori extracomunitari assunti prima del 1996 possono percepire, in caso di rimpatrio, pensione di vecchiaia (calcolata con il sistema retributivo o misto) solo al compimento del 66° anno di età sia per gli uomini che per le donne e con 20 anni di contributi.” Giusto, nessuna differenza in base alla nazionalità o alla cultura.

la faccenda cambia nel caso in cui gli stranieri rientrino nel sistema contributivo. Spiega l’Inps che i “lavoratori extracomunitari assunti dopo il 1° gennaio 1996, possono percepire, in caso di rimpatrio, la pensione di vecchiaia (calcolata col sistema contributivo) al compimento del 66° anno d’età e anche se non sono maturati i previsti requisiti (dunque anche se hanno meno di 20 anni di contribuzione)”.

Tutto corretto ma…

Borgonovo non racconta bugie, quanto riportato qui sopra è reale, quello che però Borgonovo non evidenzia a sufficienza (pur riportandolo poco dopo) è che un italiano avrà le stesse identiche condizioni a 70 anni, 4 anni dopo. L’età è variata in base all’aspettativa di vita nel nostro paese , e varierà ulteriormente come ci spiega il sito dell’INPS:

al compimento dei 70 anni di età e con 5 anni di contribuzione “effettiva” (obbligatoria, volontaria, da riscatto) – con esclusione della contribuzione accreditata figurativamente a qualsiasi titolo – a prescindere dall’importo della pensione. Per effetto dell’adeguamento alla speranza di vita il requisito anagrafico dal 1° gennaio 2013 al 31 dicembre 2015, è di 70 anni e 3 mesi e dal 1° gennaio 2016 al 31 dicembre 2018  è di 70 anni e 7 mesi. Dal 2019 lo stesso requisito potrà subire ulteriori incrementi per effetto dell’adeguamento alla speranza di vita.

Fino al 2007 l’età pensionabile era di 57 anni, nel 2008 è stata aumentata a 65 anni per gli uomini e a 60 per le donne, con la possibilità (sempre col sistema contributivo) di averne accesso anche solo con 5 anni di contributi. Il fatto che l’età sia stata spostata in avanti è dovuto solo ed unicamente ad un adeguamento delle aspettative di vita. Adeguamento che evidentemente non c’è stato per il lavoratori extracomunitari che siano tornati a casa, dove non è detto che le aspettative di vita siano aumentate.

Esattamente come succede in Italia, l’aumento previsto per il 2019 pare non ci sarà, se le statistiche confermeranno che l’aspettativa di vita si sia fermata, riportava il Messaggero:

I dati recenti, infatti, attestano che per la prima volta nella storia del nostro Paese si registra un calo dell’aspettativa di vita. Il dato, rilevato lo scorso febbraio dall’Istat, è dovuto ad una riduzione della prevenzione sanitaria dovuta al perdurare della crisi economica. Nel 2015 l’aspettativa di vita era di 80,1 anni per gli uomini e di 84,7 anni per le donne. L’anno precedente, nel 2014, invece, l’aspettativa di vita era di 80,3 anni per gli uomini e di 85 anni per le donne.

Concludendo

Sì, è vero, ad oggi un italiano deve attendere 4 anni di più di uno straniero se vuole avere una pensione di vecchiaia col sistema contributivo e non ha versato 20 anni di contributi. Che sia corretto o meno il discorso sull’aspettativa di vita non spetta a me deciderlo.

Su Butac avevamo già parlato di pensioni agli immigrati:

maicolengel at butac punto it

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