La legge tedesca che vuol punire i social network

legge

È di pochissime ore fa l’annuncio sulla stampa italiana, ripreso da quella tedesca:

La Germania dichiara guerra alle bufale online: multa da 50 milioni ai social che non le rimuovono

La Stampa titolava così, ma in generale il tono è per quasi tutti lo stesso. Leggendo gli articoli sulle testate italiane mi sono sorti molti dubbi: ma come è possibile fare una legge che punisca le bufale sui social network, e chi le pubblica sui giornali? Perché anche tra le testate tedesche ce ne sono svariate che amano soffiare sul fuoco della xenofobia, alcune attaccando anche gli immigrati italiani se non ricordo male.

Vado pertanto a cercare traccia della stessa notizia su agenzie che ritengo affidabili, come Reuters, che titola:

Germany plans to fine social media sites over hate speech

Ok, questo è lievemente diverso, bufale e hate speech non sono sinonimi, le prime tre righe dell’articolo spiegano decisamente tutto:

Germany plans a new law calling for social networks like Facebook (FB.O) to remove slanderous or threatening online postings quickly or face fines of up to 50 million euros ($53 mln).

“This (draft law) sets out binding standards for the way operators of social networks deal with complaints and obliges them to delete criminal content,” Justice Minister Heiko Maas said in a statement announcing the planned legislation on Tuesday.

Criminal content

Ovvero quello che secondo la legge tedesca è considerato criminale, quindi probabilmente ci riferiamo a post e pagine che inneggiano al Fuhrer, i negazionisti dell’olocausto, quelli che diffondono omofobia e xenofobia, non le pagine di buafle, ma solo una particolare categoria di post e pagine che diffondono contenuti  che la legge tedesca già vieta.

Reuters nel raccontarci la notizia ci spiega anche che:

Germany already has some of the world’s toughest hate speech laws covering defamation, slander, public incitement to commit crimes and threats of violence, backed up by prison sentences for Holocaust denial or inciting hatred against minorities. It now aims to update these rules for the social media age.

Quindi la Germania è già uno dei Paesi con le leggi più dure in termini di contrasto all’istigazione all’odio, con sentenze che possono arrivare anche alla galera. Non c’è nulla di strano se si vuole che anche i social network si attengano a quelle regole.

Purtroppo siamo di fronte a un copione che abbiamo già visto, e sappiamo che serve relativamente a poco. I gruppi di quel genere diventeranno chiusi, con nomi innocenti o satirici, non potendo entrarci nessuno saprà cosa condividono fra loro, nessuno li segnalerà. Certo avranno meno visibilità, ma non si estirpa nulla così facendo. Censurare non è una cura, è solo un posticipare il problema.

Io non sono d’accordo con la censura, ma qui si parla proprio di contenuti che se fossero pubblicati su un giornale potrebbero portare l’autore anche in galera secondo la legge tedesca, non di Ermes Maiolica. Si tratta di misure che anche il nostro governo potrebbe proporre ai social network, se non è già stato fatto. È giusto che la legge che devono seguire i comuni cittadini debba venire rispettata anche da loro. Ma non è una soluzione alle fake news, solo un limitare la diffusione di un certo tipo di bufale.

Anche sostenere la pseudomedicina non è vietato dalla legge, basta non spacciarsi per medico.

La battaglia, quella vera, è molto più ampia, e per quanto riguarda un certo tipo di contenuti va combattuta dalla polarizzazione degli utenti, ma questo è argomento per un altro articolo su cui sto lavorando.

Nel frattempo per aiutare l’utente a difendersi con Butac stiamo continuando con le nostre miniguide, questa settimana parliamo di strumenti utili per verificare le immagini che girano in rete.


maicolengel at butac punto it

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