La sposa di otto anni morta, lo pseudogiornalismo dilaga

sposa

Questa notizia circola da qualche settimana e ieri, in occasione dell’8 marzo, l’ho vista ricondivisa da tanti:

Yemen, sposa a 8 anni: muore dopo la prima notte di nozze

Nel 2013, quando uscì per la prima volta, la notizia divenne virale in brevissimo tempo, e tante testate italiane ne parlarono, da Repubblica al Fatto Quotidiano, dal Giornale a Libero. E quegli articoli sono lì ancora oggi a ricordarci la tragica vicenda.

Vicenda che (se avvenuta) risale a tre anni fa. News24Italia (nome altisonante, ma è uno dei tanti siti acchiappaclick nati in questi ultimi anni) l’ha diffusa poco tempo fa, senza darle collocazione temporale, facendo così credere a chi la vede circolare che si tratti di una notizia recente. Per fortuna allegano un link alla loro fonte, che è Repubblica, da cui hanno attinto per il loro articolo.

I fatti sono davvero tragici, ma cercando in rete a distanza di tre anni sembra che il tutto fosse una bufala, dall’articolo di Repubblica sono passato a quello del Giornale che riporta la stessa notizia, ma stavolta allega delle fonti. E cliccando su quella più “locale” ci accorgiamo che il sito GulfNews – da cui il Giornale sostiene di aver attinto come fonte – non sostiene che si tratti di una storia vera, anzi.

Wedding night death of girl, 8, denied in Yemen

 Sana’a: Local security officials and journalists in Yemen’s northern province of Hajja have strongly denied media reports about the death of an eight-year-old girl shortly after her wedding. But the journalist who wrote the controversial story insisted that his story was correct and based on the accounts of the girl’s neighbours.

Local media recently ran a story about an eight-year old girl who died after suffering heavy bleeding and a tear in her genitals after sleeping with her middle-aged husband.

In the capital, Ahmad Al Qurishi, the head of SEYAJ Organisation for Childhood Protection, an independent NGO that advocates children’s rights, told Gulf News that government and judicial officials in the province of Hajja denied the information about the marriage and death.

“I got in touch with the director of Criminal Investigation, Hajja’s prosecutor and the province’s security chief who all flatly denied the story,” he said.

Al Qurishi said that his organisation conducted its own investigation into the issue by sending some activists to the area.” The preliminary results show that the story was untrue.”

Quindi sia le autorità sia la ONG di riferimento per la protezione dei bambini nell’area affermano che è una storia falsa. GulfNews ha persino contattato il capo delle indagini, che ha raccontato di avere incontrato sia la bambina che il padre della stessa, e che ha le prove che la bambina sta bene e vive col padre. L’articolo di GulfNews è stato usato dal Giornale come fonte, ma evidentemente l’articolista ha copiato da altri, senza neppure fare lo sforzo di andare a leggere i link che inseriva, visto che  le parole che riporta GN nei pezzi che circolano in Italia (ma non solo) dal 2013 non vengono mai riportate. E guarda caso cercando su quelle che reputo testate più attendibili (come Reuters o la BBC) della notizia non trovo traccia. Ma allora? La storia è vera o no? Non vivo in Yemen, e BUTAC non ha soldi per un’investigazione che si spinga fino là. Ma trovo corretto riportare tutte le fonti, spiegando cosa dicono, accendendo la curiosità del lettore, facendogli capire che tutto il mondo è paese e anche una notizia tragica come questa può esser un falso.

La cosa che mi fa sorridere un po’ è che il Giornale linka GulfNews con questa affermazione:

…il giornalista freelance Mohammed Radman, che ha rivelato e denunciato, conferma la veridicità dei fatti. E non è certo l’unico. A confermare l’accaduto ci sono anche il Centro yemenita per i diritti umani, l’Unicef e le decine di siti, a partire dal Daily Mail, dove la storia continua a rimbalzare.

Per sostenere che i fatti siano veri usa il link a GN, di cui vi ho riportato alcuni stralci che indicano possa trattarsi di bufala, e il Daily Mail, noto per essere un tabloid di cui non fidarsi. Che dire, questo è il giornalismo che ci meritiamo.

Ovviamente BUTAC è assolutamente contrario all’usanza delle spose bambine, come a qualsiasi usanza barbara legata a tradizioni e religioni. Ma questo non è un buon motivo per non fare corretta informazione raccontando tutti gli aspetti della vicenda. Specie visto che la si pubblica solo per indignare, basta vedere i commenti sotto al pezzo del Giornale:

  • Facciamoli entrare in Italia, diamo loro il passaporto e adottiamo la loro cultura. È questo quanto vorrebbero realizzare il nostro ministro dell’integrazione e il presidente della camera?
  • Poi se gli dai dei Neandertaliani, o degli “oranghi”, a questi e a chi li difende “in entrata”, si adontano, fanno le povere vittime del “Razzismo Italiano”, Culturale e Antropologico. Questo animale andrebbe impiccato su una gru del porto, come esempio per tanti altri, “poveri fuggiaschi incompresi”. Vergogna, “ministro” anche per questo “incompreso”, naturalmente un “suo pupillo”, se e quando bussasse alle nostre porte. Vergogna!!
  • Queste porcherie gridano vendetta e fanno parte della cultura degli invasori,ormai in misura soverchiante nella molle e blasfema Europa,ora ci mancava questo Papa tuttofare a dar manforte a costoro e alla ministra congolese che vuol chiamare padre genitore 1 e madre genitore 2.Costei figlia di bigamo con marea di fratellastri è assurta al governo.Qui stiamo impazzendo tutti.

Vorrei ricordare a tutti che fino al 1981 nel nostro codice penale era previsto l’art.587:

Chiunque cagiona la morte del coniuge, della figlia o della sorella, nell’atto in cui ne scopre la illegittima relazione carnale e nello stato d’ira determinato dall’offesa recata all’onor suo o della famiglia, è punito con la reclusione da tre a sette anni. Alla stessa pena soggiace chi, nelle dette circostanze, cagiona la morte della persona che sia in illegittima relazione carnale col coniuge, con la figlia o con la sorella.

Non era un’usanza barbara anche quella? Beh, ce la siamo lasciati alle spalle poco più di trent’anni fa.

Giusto per completezza d’informazione la foto che circola con l’articolo mostra a sinistra un imam residente in UK condannato a due anni di carcere per violenze sessuali su ragazze che frequentavano la sua moschea, ragazze che l’hanno denunciato a ventisette anni di distanza dai fatti (quindi è sicuramente un pedofilo da mettere alla gogna, ma non ha nulla a che vedere con la notizia in esame). La bambina col velo che vedete a destra è invece un’immagine da uno stock fotografico, la bambina è una modella, qui trovate i dettagli della foto.

maicolengel at butac.it
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