La zia lascia un miliardo di lire. Per Bankitalia è carta straccia

maicolengel butac 30 Dic 2017
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La carta straccia a mio avviso sono sempre più spesso i giornali che pubblicano queste notizie. Perché dimostrano chiaramente di non avere nessun interesse a informare i lettori, ma solo voglia di facili click.

La notizia in questione è apparsa su alcune testate nazionali, ma non ho dubbi che in breve farà il giro della rete.

Ha ereditato un miliardo di vecchie lire da una zia, ma per Bankitalia quella cifra che potrebbe cambiargli la vita è solo cartastraccia.

Non possiamo fare nulla. Il termine per il cambio è scaduto nel 2012

si è sentito dire l’ereditiere Gabriele Costa dallo staff della sede di Bankitalia, a Roma.Ma l’uomo, reggiano che ora vive a Vicenza, non vuole arrendersi e, come riporta il Resto del Carlino, ha deciso di rivolgersi alla Fondazione Italiana Risparmiatori e fare ricorso La zia del 40enne, nubile e senza figli, è venuta a mancare all’tà di 78 anni e, prima di morire, ha nominato unico erede universale il nipote. Gabriele Costa ha ereditato dalla zia un appartamento a Reggio e il denaro.

Della Fondazione Italiana Risparmiatori non c’è traccia online. Non esiste un sito, non esiste una pagina Facebook, nulla. Lo stesso potremmo dire del fantomatico Gabriele Costa, quarantenne che se ha un profilo social si guarda bene dal diffondere la notizia della sua eredità. Ma la cosa più interessante è che nemmeno di Roberto Iannuzzi si trova traccia, non perlomeno riconducibile a un’associazione in difesa dei risparmiatori. Qualcuno di voi mi dirà: e va bene, ma il fatto che non la trovi in rete mica significa che non esista. Può essere, ma vedete, il problema è un altro. Se cerco Fondazione Italiana Risparmiatori gli unici risultati che trovo sono i quattro articoli apparsi il 29 dicembre 2017. Come ha fatto Gabriele Costa (sempre che esista) a rivolgersi a un’associazione che non risulta negli elenchi di Vicenza (dove Costa risiede), neppure in quelli di Reggio Emilia, e nemmeno in quelli di Roma?

Vedete, io non metto in dubbio che un tal Roberto Iannuzzi abbia contattato i giornali per raccontare la notizia. Come non metto in dubbio che si sia presentato qualificandosi come riportato, quello che metto in dubbio è che chiunque abbia ricevuto la segnalazione abbia fatto qualche verifica in più prima di pubblicare quella che senza prove è una storiella inventabile da chiunque.

Storiella che oltretutto ricorda il modus operandi di Agitalia, di cui qui su BUTAC abbiamo parlato fino alla noia. Che si siano inventati un nuovo marchio per diffondere nuova fuffa visto quanto era ormai sputtanato quello precedente? Chissà.

Chi non ne esce bene sono certe redazioni, ma ormai ci abbiamo fatto il callo.
maicolengel at butac punto it
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