L’INPS paga i medici perché taglino le cure

Il titolo usato è lo stesso riportato dal quotidiano La Verità, titolo che riprende una notizia che era passata anche su Il Fatto Quotidiano con un titolo lievemente diverso, ma il succo dell’articolo era più o meno lo stesso, e su FQ non ci sono paywall da superare.

FQ titola:

Inps, effetto incentivi: da revoche taglio di altri 10 milioni a malattia e invalidità. Capo personale: “Sistema complesso”

Nel testo del FQ ci spiegano le cose così:

…dare un incentivo al medico per negare o revocare un diritto pone il medico stesso di fronte a un problema deontologico, insinua poi nel cittadino-paziente il dubbio che il beneficio della pensione o malattia gli venga negato non per una valutazione oggettiva e imparziale, secondo “scienza e coscienza”, come recita il giuramento professionale, ma in virtù del guadagno accessorio che il medico ottiene. “Non conta il quantum”, precisa Agnoletto, “è sufficiente che già ora sappia che negare quel riconoscimento gli comporta un vantaggio economico”. Così, sostiene, si incrina la fiducia nel medico e in tutto il sistema.

Quindi Il Fatto Quotidiano e La Verità suppongono che tra i medici del SSN ve ne sia una parte consistente che tra il certificare se io sia o meno invalido possa scegliere di essere non oggettivo pur di intascare un possibile premio. A me onestamente questo genere di polemica fa un po’ venire il latte alle ginocchia. Il documento dell’INPS risale a marzo 2018, ma chissà come mai solo oggi se ne parla. Forse è interessante cavalcare la richiesta di dimissioni che un nostro Ministro fa verso Tito Boeri.

Mi sono letto il documento di marzo dell’INPS, su cui vorrei fare un appunto: è vergognoso che nel 2018 ancora questo tipo di documenti, legati alla trasparenza, siano pubblicati come PDF fotocopiati da qualche stagista sottopagato. Un serio documento digitale (anche in PDF) che possa permettere di trovare i punti cercando le parole chiave deve essere alla base della decantata trasparenza.

Ma torniamo al documento. Si parla di retribuzione di risultato, voce che appare da tempo nei documenti del Sistema Sanitario, onestamente non so per ogni anno a quali risultati si facesse riferimento e con quali coefficienti. Ma non è così importante, quello che è importante è leggere quanto detto e riportato dal Fatto Quotidiano:

Al posto di Boeri parla il direttore del personale dell’Inps, Giovanni Di Monde. Inizialmente non sembra prendere in considerazione le implicazioni etiche: “Nessuna delle sigle sindacali con cui abbiamo condiviso il piano e dovremo trovare gli accordi operativi per la definizioni degli incentivi ha posto questo tema facendo osservazioni o lamentele di carattere deontologico”. Se le cose stessero davvero così, ci sarebbe molto di cui preoccuparsi. De Monde parla dei falsi invalidi, snocciola cifre tristemente note. Quando gli si fa notare che nel “Piano” c’è già la voce premiale per le visite ispettive, come accertamento di prestazioni indebite, smorza così i rischi del pacchetto-premio al denegato riconoscimento: “Intanto l’input è arrivato dal Presidente, quindi noi ci occupiamo di tradurlo. Poi deve considerare che la premialità introdotta diventa parametro dentro un sistema di valutazione più complesso. Sarà una componente insieme ad altre voci e criteri di efficienza, sul piano gestionale e organizzativo, della presenza, ad esempio. In ogni caso la delibera presidenziale stabilisce i parametri, non quanto devo ridurre”.

C’è della tecnica in queste parole. La risposta di Di Monde è messa in secondo piano rispetto alle accuse del giornalista. Di Monde spiega subito che si fa riferimento ai falsi invalidi, problema che anche il Fatto Quotidiano conosce bene, visto che già nel 2016 ci raccontava di come 17 falsi invalidi a Napoli avessero truffato l’INPS per 1,7 milioni di euro. No, per il giornalista è più importante far passare al lettore l’idea che su 517 medici-commissari dell’INPS ce ne sia una parte che per un premio produzione è meno interessata a combattere i falsi invalidi di quanto non sia nel certificare il falso. Non stiamo parlando di una moltitudine di medici (sono oltre 350mila quelli iscritti a FNOMCeO, ma qui si fa riferimento solo a una nicchia della nicchia, selezionata appositamente per fare anche controlli di questo genere).

Sia chiaro, il giornalista ha tutto il diritto di esprimere la sua opinione. Sarebbe bello se nel farlo snocciolasse anche i numeri sui falsi invalidi, così da mettere le cose in prospettiva per il lettore.

Su 100 invalidi che ricevono aiuti statali 8 sono falsi e non ne avrebbero diritto.  Sia chiaro, pare che le cifre recuperate da questi controlli a tappeto fatti ogni tot anni non siano strabilianti, ma basta pensare che in Italia ci sono circa 3 milioni di invalidi, se i medici incaricati dei controlli sono 517 come riporta FQ controllarli tutti è una storia lunga, altro che piano triennale.

Non vi sto dicendo che non sia giusto vigilare, il male si annida ovunque. Mai fidarsi troppo. Ma al tempo stesso al lettore questi dati occorre darli, spiegarli, aiutarli a districarsi. Le opinioni magari sono apprezzate, ma se si parla di cronaca politica bisognerebbe stare attenti a fare sì che non sovrastino le dichiarazioni delle persone intervistate. Perché dovrebbero essere quei fatti su cui poi basare l’eventuale critica, non le opinioni.

Spero di avervi dato un quadro più completo della situazione.
maicolengel at butac punto it

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