Non scappano né dalla guerra né dalla fame…

ARTICOLO AGGIORNATO:migranti

Con questo titolo tantissime testate stanno facendo rigirare le parole di una certa dott.ssa Anna Bono, che è stata ricercatore in Storia e istituzioni dell’Africa presso il Dipartimento di culture, politica e società dell’Università di Torino fino al 2015.

Ha scritto, tra gli altri, un libro nel 2017, Migranti!? Migranti!? Migranti!? Le informazioni riportate su svariati siti sin dal 2017, e oggi diventate più virali, provengono da quel volume.

Non sono profughi

…ha spiegato che la maggior parte delle persone che sbarcano o vengono traghettate sulle nostre coste italiane, arriva dall’Africa subsahariana e, nella maggior parte dei casi, non è un profugo. Inoltre, spiega che non è nemmeno una persona che sfugge dalla fame e dalle guerre ma semplicemente un giovane maschio che appartiene ad un ceto medio.

Questi sono i dati dell’UNCHR:

Tunisia al primo posto, dove nel 2011 c’è stata la primavera araba: le cose sono cambiate sicuramente in meglio per tanti, ma non per tutti. La disoccupazione è a un tasso molto elevato, e il disagio sociale è esteso. Poi si passa all’Eritrea, il Paese che secondo Human Rights Watch è in fondo alla classifica per il rispetto dei diritti umani. Non saranno in guerra ma non mi sembra un bellissimo posto dove vivere. Nigeria, Paese che dal 1999 è rifiorito sotto tanti punti di vista, ma non quello dei diritti umani. E ancora, il Sudan dove c’è ancora la pena di morte per chi è cristiano o si converte, e dove l’infibulazione è pratica comune. La Costa d’Avorio, dove la guerra civile risale a sei anni fa, e ha lasciato il Paese non nelle migliori condizioni. Il Pakistan, dove sovrappopolazione e terrorismo sono problemi all’ordine del giorno. La lista è ancora lunga, se volete potete andare a verificare gli altri Paesi da soli, ma non mi pare possiamo dire che la maggioranza dei migranti arrivati in Italia nel 2018 venga da posti idilliaci dove non ci sono problemi. Definirli solo migranti economici mi pare azzardato.

Solo il 4%

Passiamo alla successiva affermazione della ricercatrice:

Solo il 4 % delle persone che sono arrivate in Italia dall’inizio dell’anno ha chiesto l’asilo politico ed ha ottenuto risposta positiva.

Non è chiaro a che anno faccia riferimento l’affermazione, ma visto che il libro è del 2017 immagino si riferisca allo stesso anno o a quello precedente.

Quelli qui sopra sono i dati relativi al 2016, fonte UNCHR, l’Italia ha ricevuto 122.960 richieste (su 181mila arrivi circa), non tutte esaminate nello stesso anno, ma gli esisti sono stati vari:

Su 90mila richieste esaminate 55mila hanno ricevuto diniego, il 5,5% ha ricevuto lo status di rifugiato (nel 2017 quel numero è in calo al 5%) ma c’è un 12,4% che si è visto accettare la richiesta di protezione sussidiaria e un 20% che è sotto protezione umanitaria. Sostenere che solo il 4% dei facenti richiesta ha avuto risposta positiva è errato. Ma come fa notare il solito Patrick (grazie) il testo della dottoressa fa riferimento alla percentuale di quelli che sono arrivati. Ma anche qui c’è qualcosa che non torna, nel 2016 sono arrivati circa 181mila immigrati, il 4% di questi sarebbe poco più di 7000. Ma come avete visto dalle due tabelle qui sopra tra gli immigrati a cui è stato dato lo status di rifugiato o di protezione umanitaria (cose distinte ma che evidenziano comunque problematiche legate ai diritti umani alla base) sono circa 25mila, più di tre volte tanto.

I costi del viaggio

Ormai è risaputo che chi vuole venire in Europa deve mettere insieme 4mila, 5mila o 10mila dollari per potersi appoggiare a un’organizzazione di trafficanti che provveda all’espatrio. Cifre appunto elevatissime soprattutto se rapportate ai redditi medi dei Paesi di provenienza.

Onestamente non so da dove venga quel “ormai è risaputo” visto che ovunque cerchi trovo cifre diverse da quelle riportate. Le raccontava l’anno scorso il Corriere della Sera, che riportava che la cifra andasse da circa 800 dollari per chi arrivava dall’Africa occidentale a quasi 4000 dollari per chi arrivava dall’Africa orientale. Quindi non cinquemila, non diecimila, ma al massimo quattromila. Bisognerebbe capire quali sono invece le fonti utilizzate dalla dott.ssa Bono.

Negli articoli che circolano si fanno ulteriori riferimenti, che non mi pare necessitino di precisazioni: la ricercatrice fa presente quanto costano alla comunità questi immigrati, e quali siano le leggi che li tutelano finché non arriva il diniego per i permessi (inclusa la possibilità di fare ricorso). Purtroppo in tutto il testo l’unica cosa che non viene evidenziata è come l’Italia, pur essendo costa di approdo di moltissimi immigrati, sia anche uno dei Paesi che ne accoglie di meno, lasciando che gli stessi, dal nostro Paese, proseguano il viaggio verso altri lidi.

Concludendo

Non credo serva aggiungere altro, tanto se siete convinti che l’immigrazione di massa di questi anni sia il problema principale del nostro Paese non sarà il mio articoletto a farvi cambiare idea.

Per chi invece avesse voglia di approfondire oltre ai tanti link riportati sopra, qui un po’ di articoli apparsi su BUTAC negli ultimi sei anni a tema immigrazione.

maicolengel at butac punto it
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