Possedere un’arma da guerra

Tante testate nel corso dell’estate hanno pubblicato articoli che avevano come fulcro le direttive europee e italiane sulla vendita di armi.

Le modifiche alle normative vigenti hanno effetto dal 14 settembre 2018, e secondo testate come Repubblica:

Vince la super lobby. Più facile possedere un’arma da guerra

Ecco, finalmente posso comperare un bel carro armato color azzurro BUTAC con cui andare a fare strage di bufale in giro per lo stivale… No a parte gli scherzi, è davvero come ce la raccontano?

Sia chiaro, io sono dell’idea che le lobby esistano nel nostro Paese, come nel resto del mondo, ne ho viste in tanti settori e sicuramente ci saranno anche in quello legato alle armi. Ma davvero le modifiche alle norme attuali sono una vittoria della lobby delle armi? Intanto bisognerebbe chiarire che la lobby delle armi italica non ha nulla a che vedere con quella americana, non stiamo parlando di cowboy che vogliono potersi difendere con la loro pistola portata in fondina anche al cinema. In Italia perlopiù si tratta di sportivi e cacciatori oltre a una percentuale (credo modesta) di appassionati collezionisti. Nulla di paragonabile agli States.

Ma resta importante comunque capire le cose: dal 14 settembre potrò acquistare con più facilità un’arma da guerra?

Non mi pare sia esattamente così, anche se la misinformazione sull’argomento è cosa comune un po’ a tutti. Su TPI:

Dal 14 settembre sarà più facile avere un’arma in casa, anche un Kalashnikov e per documentarne il possesso basterà inviare una mail

Sogno da anni un Kalashnikov da tenere sotto il cuscino, sia mai mi arrivi di notte un complottaro che mi vuole fare la pelle.

Sensazionalismo, il lettore medio purtroppo legge solo il titolo e si convince che per avere un Kalashinkov basti iscriversi a un portale e mandare una mail. Ma le cose non stanno così, e il Kalashinkov di cui si parla, per il comune cittadino munito di porto d’armi, è stato modificato in maniera irreversibile.

I commentatori ci provano

Basta leggere nei commenti all’articolo di Repubblica per accorgersi che forse c’è qualcosa che non torna.

Dice Matteo:

Le armi da guerra sono vietate dal 1975 e questo decreto non le ha di certo liberalizzate. Per avere scritto una tale fesseria significa che non avete mai letto nel tulps né qualsiasi altra legge che riguardi le armi da fuoco in Italia. Il nuovo decreto contiene alcuni punti fortemente negativi per gli onesti possessori di armi… altro che liberalizzazione alle armi da guerra.

Spiega Andrea (che si presenta come Carabiniere in congedo):

Le armi come i Kalashnikov o gli M16 in vendita in Italia ai possessori di porto d’ami ( e quindi cittadini incensurati ed in possesso di idonei requisiti fisici e morali ) hanno il caricatore con capacità massima di 5 colpi e sono stati modificati irreversibilmente affinché non possano sparare a raffica e non sono più pericolosi di un normale fucile da caccia o da tiro a segno nonostante l’aspetto ed hanno solo la forma di quelle usate nelle stragi in Usa o altrove.

Una questione politica prima di tutto

In tutti gli articoli di questi giorni che trovo in giro si fa preciso riferimento a Salvini come artefice di queste modifiche alle norme esistenti. Ma si tratta di pseudopolitica. La prima delibera su questa manovra risale a maggio 2018, premier Gentiloni, come spiegava sempre Repubblica in un articolo decisamente meno sensazionalista dell’11 maggio 2018:

Il Consiglio dei ministri vara una stretta sulle armi approvando un decreto che prevede un sistema di tracciabilità ma anche il divieto di “armi camuffate” e l’obbligo di attestare di aver avvisato i familiari della presenza di un’arma in casa. Ridotta da sei a cinque anni la durata delle licenze di tiro a volo e di caccia e introdotto l’obbligo di una certificazione medica ogni cinque anni.

Sono le principali novità del decreto legge approvato questa mattina dal Consiglio dei ministri su proposta del premier Paolo Gentiloni e del ministro dell’Interno Marco Minniti in attuazione della legge di delegazione europea 2016-2017.

Non è che siccome Gentiloni premier piaceva e Salvini ministro dell’Interno no allora il decreto cambia, si tratta praticamente dello stesso testo, poche modifiche sono state fatte, riapprovato in fase finale ad agosto. Non è una nuova delibera con modifiche sostanziali. Non può essere una stretta sulle armi se c’è la sinistra al governo e poi diventare un’apertura alle super lobby se c’è la destra. Questo non è giornalismo. Questa è politica.

Anche Roberto Saviano ha contribuito alla poca chiarezza, con un lungo post Facebook dove, anche lui, sembra dimenticare che questa delibera era stata approvata anche dal Governo Gentiloni con testi come quello che vi ho riportato di Repubblica. L’attacco a testa bassa è solo politica, non informazione.

Giornalismo?

E prima che arrivino quelli che gioiscono perché attacco in maniera così forte Repubblica, lo stesso concetto vale per tutte le testate italiane. Qualsiasi voi leggiate, non ci si può più fidare. Vuoi per malafede, vuoi per misinformation. Oggi come oggi l’unica informazione seria è quella che possiamo fare da soli andando alle fonti delle notizie, il rischio nel non farlo è quello di venire costantemente presi per i fondelli da giornalisti che hanno una tesi da seguire e se ne infischiano di ogni fonte che la contraddice, e redazioni che fanno favoritismi per questo o quel candidato. Sia chiaro, succede lo stesso in tutto il mondo, ma da noi negli ultimi anni la cosa ha assunto proporzioni sempre maggiori.

Tra la delibera di maggio e quella finale di agosto non ci sono state variazioni sostanziali. Ma allora perché a maggio si parlava di una “stretta sulle armi” e oggi invece sembra si parli dell’opposto?

TPI fa un elenco delle modifiche avvenute con questo decreto, guardiamole insieme:

  • aumento da 6 a 12 delle armi sportive detenibili.
  • aumento a 10 per le armi lunghe e a 20 per le armi corte, dei colpi consentiti nei caricatori (oggi limitati rispettivamente a 5 e 15).
  • riduzione della durata della licenza di porto d’armi per la caccia/uso sportivo da 6 a 5 anni.
  • invio della denuncia di detenzione a Carabinieri o alla Questura anche tramite mail, da un portale certificato.
  • nessun obbligo di avvisare i propri conviventi del possesso di armi.
  • estensione della categoria di “tiratori sportivi”, ossia coloro  autorizzati a comprare armi come Kalashnikov e Ar 15. Potranno essere inseriti sia gli iscritti alle Federazioni del Coni che quelli iscritti alle sezioni del Tiro a Segno Nazionale, sia gli appartenenti alle associazioni dilettantistiche affiliate al Coni, nonché gli iscritti ai campi di tiro e ai poligoni privati.
  • retroattività al 13 giugno 2017 dell’obbligo di essere tiratori sportivi per poter detenere le armi di categoria A6 (demilitarizzate) e A7 (armi a percussione centrale con caricatore superiore a dieci colpi per arma lunga e venti per arma corta).

I fatti

In realtà andando a verificare con l’aiuto di qualche amico:

  • È sbagliato dire che sia più semplice acquistare armi da fuoco. Le uniche modifiche su acquisto e possesso di armi sono delle limitazioni introdotte per cui dal 14 settembre solo i “tiratori sportivi”, come definiti dalla legge, potranno acquistare e detenere armi di categoria A6 (armi demilitarizzate, cioè armi originariamente automatiche che sono state trasformate irreversibilmente in armi semiautomatiche e quindi a tutti gli effetti civili) e A7 (armi con un caricatore di capienza superiore a 10 colpi se lunghe, o a 20 colpi se corte). In realtà quindi sono state introdotte restrizioni con deroghe limitate, non aperture o semplificazioni;
  • Nessun tipo di arma da guerra può essere acquistato da civili, ed è così dal 1975. Le armi demilitarizzate (cat. A6) non sono armi da guerra e le armi semiautomatiche che assomigliano ad armi automatiche (cat. B9) lo sono ancor meno;
  • La definizione di “tiratore sportivo” non è stata ampliata e non sarebbe stato in alcun modo possibile dato che viene introdotta da questo decreto;
  • La denuncia delle armi via PEC (che molti giornali hanno minimizzato come una “dichiarazione via email”) era già stata introdotta dal 2010. È stata prevista la possibilità di inviarla direttamente a commissariati e stazioni dei carabinieri invece che alle sole questure (che prima dovevano a loro volta girarle a commissariati o ai carabinieri);
  • È vero, invece, che è stato aumentato il numero di armi sportive detenibili e che è stato adeguato ai livelli europei il numero di colpi consentiti nei caricatori esenti da denuncia.
  • Non esisteva un obbligo di comunicare al convivente il possesso d’armi neppure prima (era stato proposto, ma poi espunto dal decreto approvato), quindi non è stato abrogato alcunché. Resta comunque non abrogato l’articolo 11 della legge 110 del 1975 l’art. 35 RD 773/1931 (TULPS) pubblicato in Gazzetta Ufficialeche riporta tra le altre cose:

Il provvedimento con cui viene rilasciato il nulla osta all’acquisto delle armi, nonche’ quello che consente l’acquisizione, a qualsiasi titolo, della disponibilita’ di un’arma devono essere comunicati, a cura dell’interessato, ai conviventi maggiorenni, anche diversi dai familiari, compreso il convivente more uxorio, individuati dal regolamento e indicati dallo stesso interessato all’atto dell’istanza, secondo le modalita’ definite nel medesimo regolamento. In caso di violazione degli obblighi previsti in attuazione del presente comma, si applica la sanzione amministrativa da 2.000 euro a 10.000 euro. Puo’ essere disposta, altresi’, la revoca della licenza o del nulla osta alla detenzione.

Quindi siamo ancora tenuti a far presente ai conviventi maggiorenni che siamo in possesso di un nulla osta o un porto d’armi che ci permette di detenerle in casa. Ma non è ancora stato chiarito che modulistica serva, per cui è una clausola abbastanza inutile.

(Off Topic: il perché in Gazzetta Ufficiale ci si ostini a usare l’apostrofo invece delle lettere accentate mi è ignoto. Se un giorno qualcuno me lo vorrà spiegare lo ringrazierò con tanta riconoscenza.)

Concludendo

Cerchiamo di non alimentare polemiche dettate principalmente dal tifo (da stadio) politico. Non allarmiamo la cittadinanza, evitiamo di pubblicare articoli malfatti o incompleti, questo è fare informazione, questo dovrebbe essere il mestiere più bello del mondo.

maicolengel at butac punto it
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