Il silenzio della Raggi sulla morte di Beau nel Tevere

RAGGI

[SARCASM MODE ON] Siccome l’assegno del PD questo mese sta tardando, vediamo di cambiare fazione politica per oggi, e di cercare consensi (e integrazioni allo stipendio) con un articolo in difesa del Movimento 5 Stelle. [SARCASM MODE OFF]

La Repubblica oggi, nella sezione cronaca, ci delizia con un articolo che è veramente un esempio di perfetto giornalismo. (Credo di aver disattivato la modalità sarcasmo con eccessivo anticipo.) Dispiace perché l’autore non è un ragazzino né uno stupido, e se questo è il giornalismo che portano avanti dei professionisti pluripremiati non vedremo miglioramenti a breve, temo.

Roma, il silenzio della sindaca sulla morte di Beau Solomon nel Tevere

Nessuna parola da parte di Virginia Raggi sullo studente 19enne americano buttato nel fiume e annegato dopo aver reagito a una rapina. I genitori ricevuti dal Papa

La vicenda sarà sicuramente grave, non so quale sia nella prassi il comportamento che un neo-sindaco debba tenere per questioni di diplomazia, etichetta e sensibilità umana quando succede un fatto come quello accaduto a Roma negli scorsi giorni (per chi non fosse aggiornato, qui un riassunto della vicenda di Beau Solomon), e di certo sarebbe stato un bel gesto da parte della sindaca Raggi, essendo i genitori della vittima a Roma, riceverli o perlomeno rilasciare qualche dichiarazione ufficiale al riguardo. Questo è un pensiero basato sul buon senso che sicuramente potrebbe essere approfondito e completato con informazioni basate sulla legge o sul protocollo di comportamento di un sindaco.

Questi i fatti per quello che posso dire io al momento, sicuramente un giornalista dovrebbe essere in grado di raccontarli meglio di me e in maniera completa, ma in realtà non lo sappiamo perché l’articolo di Repubblica è talmente grondante di astio nei confronti della Raggi che i fatti passano in secondo e forse terzo piano. Un astio che intride così tanto ogni parola che alla fine, se la critica del giornalista poteva avere senso, ci si chiede semplicemente che problema personale abbia con il Movimento 5 Stelle o forse con Virginia Raggi stessa. È uno spasimante rifiutato? La Raggi gli ha rubato il parcheggio? Forse erano a scuola insieme e Virginia era una secchiona antipatica?

Perché davvero non vedo motivo, per un giornalista serio, di scrivere un articolo così pieno di insinuazioni, giudizi e “tra le righe” quando sarebbe bastato presentare i fatti nudi e crudi per sottoporre la sindaca a una critica costruttiva sul piano politico. Invece, ripeto, in questo articolo i fatti passano in secondo piano e di critiche costruttive non ve n’è traccia; sembra il tema di un ragazzino di terza media che vuole a tutti i costi dileggiare una compagna di scuola per cercare di attirare la sua attenzione.

Se quello di Sebastiano Messina voleva essere un tentativo di mettere in cattiva luce la sindaca e il suo partito, me la sento di dirgli che dal punto di vista di un giornalismo corretto e oggettivo il tentativo è miseramente fallito. Io, che non ho particolare simpatia per il M5S, ci vedo una conferma di quelle accuse alla “macchina del fango” a cui i pentastellati gridano ogni volta che qualcuno muove loro una critica; ma in questo caso, non do loro altro che ragione (e in questo caso significa SOLO in questo caso, perché una delle fallacie logiche utilizzate più spesso è pensare che un caso singolo sia rappresentativo di TUTTI i casi, o che un evento che si verifica UNA volta sia evento che si verifica in TUTTI i casi). Un pessimo esempio di giornalismo, un brutto scivolone per Repubblica, un ulteriore gradino verso il basso per il nostro sistema dell’informazione; quelli messi in cattiva luce risultano essere il giornalista e chi lo pubblica, oltretutto offrendo clamorosamente il fianco a una delle accuse che i 5stelle rivolgono più spesso alla stampa.

Vi lascio soltanto una citazione della conclusione dell’articolo, se così vogliamo chiamarlo, con un tentativo di umorismo veramente fuori luogo, visto che si parla comunque di un fatto grave e drammatico, espresso in una boutade piuttosto triste e scontata che gioca sulla pronuncia del nome del ragazzo morto:

Deve dunque esserci scritto quel nome, “Beau”, in qualche appunto. Ma Virginia Raggi non deve aver avuto il tempo di leggerlo, perché era impegnata in attività assai più delicate e importanti, la scelta dell’ultimo assessore e la nomina del vice capo di gabinetto pro tempore, che sarebbero semplici se uno non dovesse contrattare ogni nome e ogni incarico con Grillo, con Di Maio, con Casaleggio jr, con la rocciosa Lombardi e persino con la Taverna, la Giovanna d’Arco del Quarticciolo. O magari glielo hanno letto per telefono, quell’appunto, e non si sono capiti per via della pronuncia. “Qui c’è scritto “Beau”, Virginia, ed è pure sottolineato”. “Come “boh”, possibile? “. “Beau, così c’è scritto”. “Mah, mica posso dire “boh”…”

Si voleva fare una critica alla neo-sindaca di Roma? Poteva essere una critica sensata, e anche da un punto di vista politico il suo comportamento poteva essere uno scivolone non indifferente… credo. Perché per fare buon giornalismo si poteva spiegare come funzionano i doveri diplomatici dei sindaci in questi casi, perché io non so se un sindaco è tenuto a incontrare i familiari delle vittime di crimini violenti quando vengono a recuperare le salme dei propri cari in città straniere: è obbligo? Prassi? Buona educazione? Penso che in alcuni casi i sindaci potrebbero avere – purtroppo o per fortuna – impegni più pressanti e urgenti, per quanto cinismo possa esserci in questa riflessione. Le insinuazioni sulle attività della sindaca espresse nell’articolo lasciano il tempo che trovano. Quindi la Raggi ha sbagliato o no? Ha fatto uno scivolone o no? Quali sono i fatti e quali sono le opinioni del giornalista? Riportare una “notizia” in questo modo scredita del tutto la posizione di chi scrive; lo ripetiamo per l’ennesima volta, il giornalismo deve essere fatto in maniera oggettiva, specialmente se vogliamo inserire tale prodotto del giornalismo nella sezione “cronaca”, e non farlo passare, perlomeno, per un editoriale o un pezzo d’opinione. Da una di quelle che dovrebbero essere le maggiori testate italiane non mi aspetto un articolo di questo genere, mi aspetto fatti accertati, obiettività e se proprio vogliono aggiungere un’opinione a un articolo di cronaca me la aspetto ben evidenziata e separata dai fatti. Invece tutto quello che mi rimane di questo articolo sono le seguenti domande: davvero Virginia Raggi ha fatto qualcosa di sbagliato, e se l’ha fatto, cosa avrebbe dovuto fare? Cosa deve fare un sindaco in queste occasioni, e chi lo stabilisce? Oppure, semplicemente, il giornalista ce l’ha con lei? Ci sono dei fatti a supporto di quel buffo quanto inopportuno scenario dipinto a fine articolo (ma anche a supporto di tutto il resto dell’articolo) oppure è dileggio fine a se stesso? Questo articolo ha soddisfatto in qualche modo la mia voglia di informarmi in maniera completa o ha soddisfatto il giornalista e la sua voglia di sfogarsi per qualche frustrazione personale o politica?

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noemi @ butac punto it

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