100 anni fa si curava quasi tutto

Eeh signora mia, si stava meglio quando si stava peggio

Io spero davvero che non ci siano molti lettori di BUTAC che si fanno venire dubbi leggendo il commento riportato nello screenshot poco sotto. Sia chiaro, sono tante le bacheche su cui lo stesso  viene riportato in maniera ironica, ma a mio avviso è simbolo di una cultura sempre più diffusa del “si stava meglio quando si stava peggio”.

Partiamo dall’inizio: su molte bacheche e gruppi di razionali ho visto condividere negli ultimi tre giorni questo screenshot di cui vi riporto il testo:

Ma perché 100 anni fa, dove la medicina non era al passo con i tempi di oggi, riusciva a curare quasi tutto. Spagnola, tbc, vaiolo etccc. Qualcosa non torna., La nostra generazione sta godendo di uno sviluppo tecnologico quasi imbarazzante, ma chissà perché sembra essere tornati al medioevo. Mah

Non so a cosa rispondesse quel commento, non viene specificato da nessuna parte, ma ci sono svariate precisazioni da fare.

Cento anni fa non si riusciva a curare la spagnola, che difatti fece milioni di morti in due anni; la TBC avevamo appena iniziato a trattarla, giusto per il vaiolo eravamo stati capaci, un centinaio d’anni prima, di arrivare a produrre un vaccino grazie al buon Jenner. Eppure già all’inizio dell’Ottocento c’erano i novax. Con sistemi identici a oggi, anzi al singolare, un sistema: quello della paura.

Non mi credete? Guardate queste stampe:

Spaventare è il sistema preferito da chi vuole impedirci di fare qualcosa. Duecento anni fa come oggi. L’aspettativa di vita attuale è salita in maniera significativa rispetto a cento anni fa, anche guardando solo i dati italiani. Un bell’articolo su Quotidiano Sanità tira le somme dal 1861 al 2011 e ci racconta:

Le statistiche più antiche indicano l’età mediana dei morti per ciascun anno. La sua quantificazione “pura”, cioè non depurata della mortalità infantile, è impressionante: nel 1863, primo dato disponibile, l’età mediana di morte era di 5,55 anni e cresce molto lentamente, arrivando a 14 anni solo nel 1892, per poi salire sempre più rapidamente.
A pesare enormemente era dunque la mortalità infantile: nel 1863 morirono nel primo anno di vita 223.813 tra bambine e bambini, quasi l’1% della popolazione italiana di allora. Questo “tributo” cala negli anni molto lentamente, con improvvise impennate legate a epidemie o altro. Con il ‘900 si scende sotto i 200mila neonati morti ogni anno, ma solo negli anni ’40, quando la popolazione complessiva è ormai più che raddoppiata, il dato arriva intorno agli 80mila decessi annui.
Proprio per questo, tornando alla popolazione generale, le statistiche più antiche offrono anche tabelle che valutano la speranza di vita escludendo dal calcolo i morti con meno di 5 anni. Così, osservando l’età mediana di morte di allora, possiamo valutare quanti siano gli anni di vita “guadagnati” oggi. Nel 1863 l’età mediana di morte non arrivava ai 50 anni, fermandosi a 49,29. Negli anni a seguire ci sono aumenti e flessioni, ma con un complessivo trend in crescita che fa registrare come età media di morte 54 anni nel 1881, quasi 60 nel 1891, 62,46 nel 1901, fino ai 71,11 del 1951. Oggi, la speranza di vita per un bambino che nasce in Italia è di 78,67 anni, mentre una bambina può sperare in 84,04 anni da vivere (dati Istat 2007).

In realtà oggi, nel 2021, la speranza di vita per un bambino italiano, secondo Google, è ancora più alta: 83,35 anni. Questo dovrebbe bastarci a comprendere la tonnellata di sciocchezze racchiuse in quel commento. Non ho nessuna intenzione di perdere ulteriore tempo.

maicolengel at butac punto it

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