120 milioni di immigrati entro il 2050!!!

120MILIONIIMMIGRATI

Così ci raccontano alcuni blog italioti, riprendendo la notizia da ILTEMPO. Ma le cose stanno davvero così? O l’incapacità di leggere e tradurre un documento ufficiale della Nazioni Unite ha causato l’incomprensione?

Intanto mi domando, ma perché se si cita un documento che è presente in rete non lo si deve linkare?

Lo pubblica l’ONU, mica una testata concorrente…

E difatti basta andare sul sito UN.org per trovarlo senza fare grande fatica, costava molto a quelli de ILTEMPO linkarlo? No, non credo ma dava a chi leggeva la possibilità di farsi un’idea propria e magari capire di più dell’articolo. Mentre senza link la pigrizia del lettore prende il sopravvento e tocca fidarsi di quanto riportato da questi giornalisti.

Qui trovate il documento nella sua interezza, e qui la parte che riguarda solo l’Italia. Vediamo cosa ci raccontava ILTEMPO:

Nello studio «Replacement Migration: is it a solution to declining and ageing populations?», redatto dal Dipartimento degli Affari sociali ed economici dell’Onu vengono analizzati i movimenti migratori a partire dal 1995 e, attraverso modelli matematici, vengono prospettati diversi scenari che disegnano per l’Italia la “necessità” di far entrare tra i 35.088.000 e i 119.684.000 di immigrati per “rimpiazzare” i lavoratori italiani. Visto che tra 36 anni gli over 65 saranno il 35% della popolazione e presupposto che il tasso di natalità per donna resti fermo a 1,2 bambini (negli Anni Cinquanta la media era 2,3).

Partiamo col dire che lo studio porta un titolo che si conclude col punto interrogativo, e che quindi non si tratta di linee guida, ma appunto di un dubbio, una domanda a cui si cerca di dare risposta. Non si parla di necessità per rimpiazzare i lavoratori, ma di soluzione al calo demografico e all’invecchiamento della popolazione.

L’ONU ci introduce la cosa così:

The total fertility rate in Italy increased from 2.3 in 1950-1960 to 2.5 in 1960-1970 and has been declining ever since. It has been below replacement level since 1975, and in 1995-2000 it was estimated at 1.20 children per woman, one of the lowest in the world. Since 1950, mortality has declined consistently, resulting in an increase in life expectancy for both sexes from 66.0 years in 1950-1955 to 77.2 years in 1990-1995. Despite an estimated net annual immigration of 70,000 in 1995-2000, the population of Italy declined during 1995-2000. Among the consequences of these demographic changes was the more than doubling of the proportion of the population aged 65 or older, from 8.3 per cent of the population in 1950 to 16.8 per cent in 1995. As a result of these changes, the potential support ratio for Italy declined from 7.9 persons aged 15- 64 for each person aged 65 or older in 1950 to 4.1 in 1995.

Non ho voglia di tradurvi tutto, perdonatemi ma se nel 2015 necessitate della traduzione parola per parola c’è qualcosa che non va. Dell’introduzione qui sopra credo sia importante capire questo:

il potenziale rapporto di sostegno per l’Italia è sceso dal 7,9 persone di età compresa tra 15 e 64 per ogni persona di età compresa tra 65 anni nel 1950 a 4,1 in 1995.

Ovvero se nel 1950 per ogni persona over 65 anni c’erano 7,9 persone più giovani oggi ce ne sono solo 4,1, questo vuol dire che più o meno si è dimezzato il supporto. Quei 4,1 in età ancora lavorativa devono guadagnare e pagare tasse per far tirare avanti un sistema che fino a 50 anni fa funzionava con il doppio dei contributi. Lo capite vero che c’è qualcosa che non va, che così il sistema è destinato a crollare come un castello di carte malfatto? ILTEMPO evita accuratamente di spiegarci la cosa, no loro parlano solo del futuro, di come la cosa andrà male a causa degli immigrati, senza mai raccontarci che le cose vanno male da tempo e che il sistema è destinato a disfarsi se non ci si pone rimedio. A loro questo evidentemente non interessa, perché non sono li per fare informazione, ma per ricollegarsi ad articoli come quello del Foglio di cui abbiamo parlato qualche giorno fa.

Ma andiamo avanti, il TEMPO ci parlava di scenari, e difatti gli scenari che vengono ipotizzati sono 6, che vengono minuziosamente spiegati, e (tornando al titolo del documento) sono solo ed unicamente supposizioni se la situazione italiana non dovesse variare tra quello che è stata dal 1995 al 2000. Ovvero i sei scenari sono previsioni per assurdo se il trend demografico rimanesse lo stesso per 55 anni (dfal 1995 al 2050). La storia c’insegna che in 55 anni le cose possono cambiare e non poco, nel caso Italia basterebbe introdurre leggi e normative ad hoc per chi vuole fare figli, bonus e sgravi fiscali seri per chi ne fa più di uno e così via. Magari eliminare l’IVA sui prodotti dedicati ai bimbi, ma questo ILTEMPO non ce lo racconta, perché si sta facendo politica e non giornalismo.

L’Italia è un paese per vecchi

Stiamo trasformandoci nell’equivalente della Florida, terra di pensionati, solo che per potercelo permettere ci vuole qualcuno che paghi quest pensioni, e, con la situazione attuale, il rischio è che quel qualcuno si estingua. E senza nuove generazioni di lavoratori pronti a versare i propri contributi per la “pensione Italia” il rischio è il crollo del sistema. Rischio reale, da trattare seriamente, perché si sta parlando proprio delle NOSTRE pensioni, non di quelle di tra 10 generazioni. Io probabilmente nel 2050 sarò buono per il concime, ma voi che mi leggete NO, voi che mi leggete sarete probabilmente pensionati, che senza quel supporto sarete costretti a vivere in ospizi, malnutriti e maltrattati…ricordatevelo. L’ONU non ha fatto altro che estremizzare la cosa, riportando i dati in maniera molto precisa, e lo scenario numero sei è quello che mette in ansia i giornalisti:

Scenario VI keeps the potential support ratio at its 1995 level of 4.08. A total of 120 million immigrants between 1995 and 2050 would be required to maintain this constant ratio, yielding an overall average of 2.2 million immigrants per year. The resultant population of Italy in 2050 under this scenario would be 194 million, more than three times the size of the  Italian population in 1995. Of this population, 153 million, or 79 per cent, would be post-1995 immigrants or their descendants.

Lo Studio dell’ONU è del 2001, non so perché il Tempo ne abbia scritto sul finire del 2014, ma tant’è. LO scenario numero sei è impraticabile, sul territorio italiano non potrebbe vivere (e lavorare ) una popolazione 4 volte più grande di quella attuale, ma c’è un qualcosa che manca a questo documento dell’ONU, perché questi sono i dati per come dovrebbero andare le cose (se i fattori del periodo 1995-2000 non variassero) da qui a 35 anni. Ma in realtà “l’immigrazione di rimpiazzo” non è l’unica soluzione possibile, esistono da anni critiche su questo metodo di studi statistici, che la wiki americana riporta in maniera precisa:

Two reasons make replacement migration unnecessary. The first reason is that there is nothing inherently wrong with a declining population. Although countries with declining populations may suffer economic consequences, such populations can establish durable equilibriums with their environment. This is the theory of degrowth which promotes downscaling of production and consumption. The second reason is that the receiving country stimulates women to give birth to more children. An increased fertility rate counters the need for replacement immigration.

Due motivi rendono la migrazione di rimpiazzo inutile . La prima ragione è che non c’è niente di sbagliato in una popolazione calante . Anche se i paesi con una popolazione in declino possono subire conseguenze economiche , tali popolazioni sono in grado di stabilire equilibri durevoli con il loro ambiente . Questa è la teoria della decrescita che promuove il ridimensionamento di produzione e consumo . La seconda ragione è che il paese ricevente stimola le donne a partorire più figli . Un aumento del tasso di fertilità contrappone la necessità di sostituire l’immigrazione .

Quindi l’articolo de ILTEMPO come anche i suoi ricicli su tante testate medio piccole lascia il tempo che trova, non riportando le cose con precisione ed evitando di spiegarne tante altre. Una cosa ad esempio che mi lascia sempre stranito in questi attacchi agli immigrati è quanta veemenza si ponga su quelli che entrano con i barconi tramite le pericolose rotte del Mediterraneo. Mai nessuno che si preoccupi di spiegare che più del 70% degli immigrati clandestini in Italia è qui dopo esser arrivato con regolare volo aereo, visto turistico e poi scaduto il visto se ne è ben guardato dall’andarsene dal paese (o forse si è trasferito in altro paese europeo e noi non lo sappiamo).  Perché non spiegare ai lettori che anche se avessimo una barriera impenetrabile via mare avremmo ridotto di poco il problema clandestini? A ma pare fare disinformazione, ma sarò fatto male io.
Detto ciò non credo che l’Italia di trasformerà da qui al 2050 in un paese a densità popolativa altissima con una stragrande maggioranza di immigrati e seconde generazioni. Dal 2001 al 2013 la popolazione italiana si è incrementata dell’1,9%, continuasse così il trend nel 2050 forse saremo aumentati un’altro po’, ma non credo supereremo gli 80 milioni, questa è ovviamente una mia personale considerazione.
Ma quello che mi lascia più stupito è che essendo lo studio dell’ONU del 2001 e il pezzo del TEMPO del 2014 bastava vedere come nulla di quanto prospettato di fosse realizzato nei 13 anni che distanziano lo studio dall’articolo. La popolazione italiana è aumentata di poco e il numero degli immigrati è rimasto comunque contenuto.
È così necessario riportare a galla studi di 14 anni fa riportando solo quello che ci fa comodo per aumentare l’odio del lettore verso gli immigrati?
Dobbiamo proprio disinformare per cercare di attirare lettori?
Domande che resteranno senza risposta da parte de ILTEMPO e di tutti coloro che hanno ripreso il pezzo da Ottobre ad oggi.
maicolengel