700 gigli (o rose) per i bambini della Grecia

Domenica 8 settembre a Roma si è svolta una manifestazione organizzata da Francesco Amodeo, giornalista pubblicista, forte sostenitore di campagne No Euro, e autore di un libro che si chiama “La Matrix Europea”.

Queste le ragioni della manifestazione spiegate dallo stesso Francesco Amodeo sul suo sito:

La mortalità infantile nei primi mesi di vita dei bambini è aumentata, infatti del 43% in Grecia a seguito dei brutali tagli alla spesa pubblica, e al dimezzamento del bilancio della Sanità, imposti dalla crisi del debito sovrano e dalla spietata “terapia” di risanamento imposta dall’Unione europea, dalla Banca Centrale europea, dal Fondo Monetario internazionale e dal Governo federale guidato dalla Cancelliera Angela Merkel.

Il numero dei bambini nati sottopeso è cresciuto del 19%, il numero dei bimbi nati morti del 20%.                      Costa troppo, anche per le mamme incinte, far seguire le gravidanze dai medici, la sanità pubblica copre molte meno prestazioni. Addirittura alle cure mediche provvedono, spesso gli ambulatori popolari, proprio come in tempo di guerra, visto che i fondi per gli ospedali pubblici sono stati dimezzati in quattro anni.

Su BUTAC tutta questa storia è già stata trattata nel 2015 dal nostro Neil Perri, con un lungo e dettagliato articolo in cui spiegava perché si trattasse solo di disinformazione politica. I dati che venivano ripresi dalla stampa italiana all’epoca erano estrapolati dal contesto e non messi a paragone con altre statistiche. Sostenere che siano morti 700 bambini in più durante la crisi greca è diffondere una notizia errata.

Fare rete

Ma Francesco Amodeo evidentemente non ci legge, come anche l’admin di ByoBlu, Claudio Messora, che alla manifestazione di domenica è andato per fare uno dei suoi video (dove erroneamente parla di rose e non di gigli).

 

Video poi ripreso da tanti siti e blog, perché è noto che per rendere virale e credibile una storia serve moltissimo il fare rete. È su quel fare rete che la disinformazione si fa strada sul web. Più siti diffondono una notizia (poco conta se sia vera o meno) più la stessa avrà risonanza e viralità, e più nell’immaginario del pubblico acquisterà credibilità.

Non ci vuole un genio a capirlo. È marketing…

Lotta alla disinformazione

Purtroppo la comunità dei razionali sui social non ha capito questo piccolo particolare, e sono ancora pochi quelli che ricondividono notizie di fact-checking. I motivi sono svariati, ho amici che mi hanno spiegato che loro non condividono perché han paura che poi i loro contatti credano che erano cascati nella bufala. Altri non condividono perché ritengono che la loro cerchia di contatti sia superiore a queste cose e che difficilmente qualcuno ci possa cascare. Si sentono in qualche modo superiori… e alla fine la pigliano nel sedere. Perché invece chi casca nella disinformazione condivide tutto, 24 ore al giorno. Se anche dall’altra parte le cose non funzionano così serve a poco parlare di contrasto alla disinformazione.

maicolengel at butac punto it
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