La bambina cristiana affidata alla nonna

cristiana

Avevo scritto un articolo sulla bambina cristiana affidata ai musulmani pochi giorni fa, poi avevo deciso di non pubblicarlo visto che comunque mancavano sufficienti dati per inquadrare la storia nella maniera corretta.

Oggi esistono dati in più, dati che ci dicono che la bambina dopo le polemiche da affidata a famiglia musulmana sia stata affidata ad una nonna, anch’essa musulmana, ma non praticante.

C’è qualcosa di strano nella vicenda, non trovate?

Sul Telegraph ci viene spiegato anche altro:

The court papers show the girl was placed with foster carers who were “not culturally matched” because of the urgent need to find a safe home for her.

I documenti presentati al tribunale hanno chiarito che la bambina è stata messa in una famiglia che non era culturalmente identica alla sua per l’urgente necessità di trovarle una sistemazione che potesse essere sicura per lei.

On Wednesday, Sir Martin Narey, the Government’s official adviser on fostering, intervened to insist it would be wrong to ban carers from looking after children just because they were a different religion or ethnicity.

Il consigliere ufficiale del Governo sulle questioni legate all’affidamento è intervenuto ribadendo che è sbagliato eliminare dalle liste affidatari che potrebbero occuparsi di bambini solo per questioni legate alla religione o alla provenienza etnica.

Sempre sul Telegraph ci viene spiegato che la madre soffriva di alcolismo ed era cocainomane, la polizia pertanto le aveva tolto la bimba a marzo 2017, dandola in affido ai servizi sociali. Il giudice (musulmano) che ha scelto di affidarla alla nonna ha fatto inoltre sapere che, mentre la famiglia a cui era stata affidata parlava correntemente inglese, la nonna necessita di un traduttore, e sta pensando di portare la bambina a vivere nel Paese d’origine, che quindi non fa parte dell’UK, e visto che la famiglia materna è di background musulmano è probabile che sia un paese a predominanza musulmana. Sempre sul Telegrah scopriamo che in agosto, dopo le lamentele della madre, le era stato proposto di dare la bimba in affidamento lungo alla nonna, scelta che la madre aveva rifiutato con forza. Ora c’è stato l’intervento di un giudice e quindi l’affido è deciso, ma la madre continua a non essere soddisfatta.

Cristiana

Non sappiamo chi siano i genitori, o meglio sappiamo che la madre sostiene di essere cristiana, il padre biologico invece non compare in alcuna documentazione. Ma anche se la madre sostiene di essere cristiana è figlia di una coppia musulmana. Quindi non credo possiamo pensare di trovarci di fronte a una bambina cresciuta in una famiglia con una lunga tradizione religiosa. Bensì solo a una piccola tolta alla madre per la sua stessa sicurezza, che oggi si trova sballottata a destra e a manca come un fagottino non desiderato.

Facciamo un passo indietro

Fin dall’inizio in Italia questa storia è stata passata come notizia con la N maiuscola, tutti a ricamare sul crocifisso strappato dal collo della bimba, l’obbligo a imparare l’arabo, il divieto di mangiare la carbonara. Tutti a soffiare sul fuoco dell’indignazione, prima contro i servizi sociali inglesi che si permettevano di fare questo a una povera cristiana, poi contro la famiglia affidataria che voleva strappare la piccola dalle sue convinzioni religiose. La fonte d’altronde era una testata inglese molto rinomata, The Times, di proprietà di Rupert Murdoch, ma la fonte britannica spiegava (malamente) che quanto riportato non era di prima mano: venivano solo riportati fatti letti su un altro documento, nessuna verifica era stata fatta. La grande differenza tra le testate inglesi più serie e quelle italiane che hanno ripreso i fatti dal Times è importante.

Reportedly & Allegedly

Tutte le testate britanniche più autorevoli hanno continuato ad usare due parole: reportedly e allegedly, due parole molto semplici che a mio avviso fanno la differenza tra vero giornalismo e sensazionalismo.

La traduzione è semplice, entrambe possono significare “secondo quanto riportato”, ovvero nessuno sa se i fatti siano o meno confermati, e lo stesso Times li riporta sostenendo di aver letto un documento riservato (e anonimo, quindi senza nome della bambina o della famiglia presso cui si troverebbe) stilato da un supervisore degli assistenti sociali.

Come ne sono venuti in possesso? Non è dato saperlo. Chi sia il supervisore? Non è dato saperlo. Chi sia la bambina? Neppure questo sappiamo. Quindi ogni articolo si basa su un documento che poteva essere corretto come anche no. Non è che si trattava di una denuncia fatta dalla madre, e non di qualcosa di direttamente verificato dal supervisore? Perché nel qual caso stiamo dando grande importanza alla testimonianza singola di un’alcolista cocainomane che si è vista strappare la figlia dalle mani, non è detto che sia proprio lucida. Senza verifiche ulteriori (oggi in buona parte fatte) eravamo di fronte alla classica notizia che, se si sceglie di cavalcarla come è stato fatto nel nostro Paese, porterà click e condivisioni da parte di chi detesta i musulmani e vede nei fatti una dimostrazione di come siano brutte persone.

Non attendere per inquadrarla al meglio è a mio avviso un errore grave.

Inaccuracies

Guarda caso già 24 ore dopo la prima apparizione della notizia sulle testate italiane, Il Guardian aveva pubblicato un aggiornamento sulla vicenda:

A spokesperson for Tower Hamlets council said: “While we cannot go into details of a case that would identify a child in foster care, there are inaccuracies in the reporting of it. For example, the child is in fact fostered by an English-speaking family of mixed race in this temporary placement. We would like to give more details but we are legally restricted to do so.”

They added: “We have always been working towards the child being looked after by a family member and we continue to do so.”

Un rappresentante del consiglio direttivo di Tower Helmets (l’agenzia che si è occupata dell’affidamento) ha detto: “Non possiamo entrare nel dettaglio di un caso che porterebbe all’identificazione del bambino in affidamento, ci sono delle inesattezze in come è stato riportato. Ad esempio, il bambino, in questo posizionamento temporaneo, è affidato a una famiglia di razza mista che parla inglese. Vorremmo poter dare maggiori dettagli ma siamo legalmente impossibilitati a farlo.

Hanno aggiunto: “Abbiamo sempre agito per cercare di far sì che il bambino venisse affidato a un membro della famiglia (in altra parte dell’articolo poi scopriamo che era proprio la nonna, musulmana anch’essa) e continueremo a farlo.”

Sempre il Guardian ci racconta che:

The Children Act 1989 requires a local authority to give consideration to “religious persuasion, racial origin and cultural and linguistic background” when making decisions about a child who is in care as a result of a court order.

Il Children Act del 1989 richiede un’autorità locale che prenda in considerazione il credo religioso, le origini razziali e il background linguistico e culturale quando si sta scegliendo a chi affidare un bambino come risultato di un ordine del tribunale.

Perché allora non ho visto le testate italiane spiegare tutto questo? Se gli assistenti sociali non hanno seguito queste linee guida è grave, sicuramente, ma non avendo accesso a tutti i documenti, bensì solo a quanto riportava il Times, era un po’ difficile poter prendere posizione sui fatti; invece sono tantissimi i quotidiani italiani che si sono indignati. Con l’unico risultato di aumentare ancora di più il divario tra cristiani e musulmani, perché dipingere gli altri come brutti e cattivi a una certa stampa fa sempre comodo. In UK testate cartastraccia come il Daily Mail non si sono limitate a questo, hanno anche creato dei falsi, manipolando digitalmente foto per permettere ai propri lettori (tendenzialmente di destra) di indignarsi ancora di più.

Concludendo

A me spiace, perché tutto questo è la dimostrazione di quanto poco interesse ci sia nel voler davvero informare i propri lettori, c’è solo la ricerca spasmodica di nuovi sistemi (e nuove “notizie”) per attrarre più click e visualizzazioni. Il giornalismo che si comporta così purtroppo è lo specchio dei tempi, tempi in cui raccontare storie, e non fatti, sta diventando sempre più di moda. Purtroppo sappiamo bene i danni che a volte le notizie non verificate possono fare (basti pensare alla vicenda Stamina). Tra una settimana delle vicende della bimba non si ricorderà più nessuno nel nostro Paese, l’unica idea che rimarrà in testa a tutti è solo che dei musulmani volevano convertire un’innocente cristiana al proprio credo.

Questo per me non è giornalismo.

Ma io sono solo un blogger in pigiama, che fa qualcosa di totalmente inutile.

maicolengel at butac punto it

Quest’articolo oggi pubblicato era stato scritto ieri pomeriggio alle 16, come aggiornamento dell’altro che avevo scelto di non pubblicare di cui parlo all’inizio. Purtroppo (o per fortuna) sono agli ultimi due giorni di vacanza, e quando dopo l’accurata revisione di Noemi e la grafica preparata mi sono accorto che nel frattempo altri avevano scritto in merito. Saranno ulteriormente (spero) aumentati a questo punto, ne cito solo due, anche se non ho letto i loro articoli, non voglio farmi influenzare nemmeno ora che il mio è pianificato per uscire alle 7 del 1 settembre. Di questi due sento che posso fidarmi: David Puente e il Post che riprendeva poi Valigia Blu con la sua ottima ricostruzione.

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