Alcune note sul post di Barillari

In questi giorni sta circolando molto un post del grillino Davide Barillari, facente parte del consiglio regionale del Lazio: Barillari è piuttosto noto per le sue posizioni antivacciniste e antiscienza in generale, e per essere il firmatario di una legge regionale completamente folle sulla questione vaccini, nel quale non esagero a dire che figuravano praticamente tutte le bufale sui vaccini che abbiamo trattato negli anni qui su BUTAC.
Di recente, mancando la notorietà che gli aveva dato la proposta di legge ha deciso di pubblicare un “controverso” post su Facebook nel quale fa una serie di affermazioni che non stanno né in cielo né in terra. [Pare che il Movimento 5 Stelle si sia nelle ultime ore – con calma – dissociato dalle idee espresse da Barillari.]

Partiamo da un presupposto: Barillari non sa cosa sia la scienza. Barillari non ha idea di come funzioni, non ha idea di cosa sia la comunità scientifica ed è evidente che non ha nemmeno idea di come dovrebbe funzionare una politica sana, fatta di dialogo tra le parti e non di tifoseria da stadio.

Mettiamo subito le carte in tavola: Barillari non è né il primo né l’ultimo politico a fare affermazioni completamente insensate, né sono convinta che l’antiscienza sia propagandata da una sola parte politica: basti pensare a come sono state condotte campagne anti-nucleare e anti-OGM dalla sinistra qualche anno fa per notare come l’antiscienza sia a uso e consumo dalla politica da sempre. Si parla per slogan, si ignorano le opinioni degli esperti in favore di attivisti più o meno informati, si gioca molto sulla paura della gente di argomenti e meccanismi che non capisce. Nulla di nuovo su questo fronte.

Barillari nel suo manifesto fa riferimento in particolare alla situazione vaccini e potete leggere il suo intervento qui.

Iniziamo.
Una “loaded question” è una domanda fatta con l’intenzione di esprimere un’ipotesi, alla quale però non esiste una risposta che possa effettivamente negare l’ipotesi della domanda. L’esempio tipico e lampante è: “Hai smesso di picchiare tua moglie?”. Qualsiasi risposta una persona dia, automaticamente validerà l’ipotesi della domanda.

Tipo questa:

Scienziati intelligenti contro politici ignoranti?
Quando si è deciso che la scienza fosse più importante della politica? Chi l’ha deciso e perché ?

Nessuno ha mai sostenuto che la scienza sia più importante della politica, che io sappia, né nessuno potrebbe mai “imporre” una cosa del genere dall’alto, ma non importa, ormai chiunque legga si è fatto l’idea che ci siano delle fazioni: “scienziati intelligenti” e “politici ignoranti”.
È un trucco retorico molto efficace. Ma è appunto, un trucco, e le affermazioni fatte su questa base non hanno alcun fondamento.

In primis: fare scienza o saperne di scienza non è questione di intelligenza quanto di possibilità e volontà, non serve avere un QI fuori scala. Suggerire che gli scienziati appartengano a una specie di élite superintelligente che va necessariamente contrapposta alla politica (e quindi alla popolazione), mi spiace, ma è malafede.

Ci sono scienziati politici, come ci sono persone comuni appassionate di scienza che magari nella vita fanno il meccanico o la panettiera.
Non serve essere “speciali” per fare scienza, basta volerlo. E qui arriviamo al problema: Barillari non vuole capire. Come dimostra questa affermazione:

Perché gli scienziati dello stampo di Burioni, cioè legati a doppio filo sia alle multinazionali del farmaco che ai partiti del passato bocciati alle urne dagli italiani, sono davvero convinti di detenere l”unica verità possibile, eterna ed inconfutabile….e sono davvero convinti che la politica si debba inchinare supinamente a loro.
Cospargendosi il capo di cenere per ammettere la loro incompetenza di fronte a siffatta intelligenza suprema.

Non serve certo che io mi metta a difendere Burioni, ci penserà lui o i suoi avvocati per lui. Il tempo per confutare quest’affermazione è di circa trenta secondi: Burioni fa ricerca per dei farmaci che sono diretti concorrenti dei farmaci e non ha legami politici.
Ma se devo scegliere se ascoltare Burioni o ascoltare Barillari o la Taverna  o chi per loro… scelgo Burioni.
La scienza è un mondo dove i titoli e l’esperienza contano più della retorica spicciola.
Nessuno scienziato vuole che “la politica si debba inchinare a lui”. Ma lo scienziato vuole e deve essere ascoltato nel momento in cui devono essere prese decisioni che riguardano la collettività, proprio come ciò che concerne i vaccini. Non ci si può affidare agli incantatori di serpenti (e mi rendo conto che la questione Xylella non sta insegnando nulla a nessuno sotto questo aspetto), ci si deve affidare a degli esperti, che sanno quello che fanno e sono in grado di indirizzare la politica verso alla soluzione migliore rispetto a un dato problema.
I vaccini non sono una questione politica di per sé: i discorsi sull’efficacia e gli effetti collaterali sono un argomento perlopiù scientifico. Ma lo sono se presi nell’ottica di dover garantire alcune coperture perché siano efficaci e nel dover valutare costi e benefici, cosa che la politica deve obbligatoriamente fare: dopotutto si parla della salute pubblica, non di quella del singolo cittadino.

Io da cittadina mi aspetto che la politica attui tutti i mezzi in suo possesso per garantire la mia salute in pubblico, non mi aspetto che perda tempo sui social. C’est la vie, disse qualcuno.

Senza più valutare, senza più fare scelte per definire quale sia la direzione giusta, senza pianificare.
BISOGNA CREDERE.
Nei dogmi dell’ oms, dell’iss, della fimmg, della fimp….ma soprattutto nei “consigli” di quelli che producono, (testano?), e vendono i farmaci “per il nostro bene”. E intanto si mettono un sacco di soldi in tasca.

Nella scienza non si “crede”. Si ha fiducia, ma non si “crede”. Dire che uno scienziato “crede” in “dogmi”(?) è ignoranza.
I “dogmi” nella scienza non esistono. Esistono i fatti provati, esistono le ipotesi, esistono dei modi per verificare quelle ipotesi, esistono anche dei modi per verificare le verifiche che si sono fatte.
Quando dico che Barillari ignora cosa sia la scienza e come funzioni mi riferisco proprio a questo genere di supercazzole. Non hanno più valore di un commento tipo “awwww” sotto l’ennesimo video di un gattino su Instagram. Eppure, quando si usa questo genere di argomenti, c’è gente che li ascolta e li prende sul serio.
Confondere l’atteggiamento della singola persona che può piacere o non piacere (o può essere distorta a uso e consumo di chi scrive, come nel caso di Barillari) con centinaia di migliaia di persone nel mondo che fanno lo stesso lavoro è un errore grave.

Sempre sulla stessa linea:
A tutti loro noi “comuni cittadini” dobbiamo credere ciecamente. Senza mai porre domande. Senza mai dubitare della loro scienza perfetta e sicura.

Queste affermazioni sono del tutto errate. Non sentirete mai nessuno dire di “crederci e basta”, senza far domande o dubitare. I dubbi e le domande sono sempre ben accetti.
Ma bisogna anche avere la maturità di accettare la risposta che si ottiene, anche se non è quella che si vorrebbe sentire.
Anche a me piacerebbe che mi dicessero che posso dimagrire mangiando pollo fritto tutto il giorno, ma devo accettare l’evidenza che non funziona così (sigh).

Passiamo oltre il pezzo “muh feelings”:

Allora ve lo dico chiaramente: La politica viene prima della scienza. I politici devono ascoltare la scienza, collaborare, non farsi ordinare dalla scienza cosa è giusto e cosa è sbagliato, accettando le parole della scienza mainstream come dogmi religiosi.
Perché la scienza DEVE ESSERE DEMOCRATICA, e quindi deve ascoltare tutti… compresi ricercatori e scienziati, che con dati alla mano, contestano il dogma ufficiale.
Oggi chi critica è radiato. Oggi chi fa proposte è antiscientifico. Oggi chi pone dubbi è messo al pubblico ludibrio su tutti i giornali. Oggi chi cerca di riflettere viene sommerso di insulti sui social, troppo spesso da parte di gruppi di troll organizzati. Questo è il medioevo.

E avanti con gli stessi argomenti di prima: “scienza mainstream”. Non esiste una scienza mainstream e una di nicchia, come ho già detto prima esistono i fatti: fare il bastian contrario solo perché non si ha niente da fare nella vita non è un’opzione.
Per arrivare a quei fatti si sono impiegati anni di ricerca, con un lavoro che può aver coinvolto anche migliaia di ricercatori (per esempio, la popolarissima ricerca delle onde gravitazionali ha coinvolto quasi 40.000 persone), pubblicazioni e peer review.
Per la cronaca: può succedere che nuove ricerche smentiscano quelle precedenti. Ma dato che sappiamo tutti che si sta parlando di nanocosi sono abbastanza sicura che in questo caso non sia una possibilità. Questo perché ci sono migliaia di ricerche che giustificano l’uso dei vaccini e che certificano la loro sicurezza. Negare quest’evidenza in toto a favore di qualcosa che piace di più non è né pensare né farsi domande, è solo un misero confirmation bias.
E ribadisco una cosa: nessuno ce l’ha con chi si fa domande. Nessuno. Ma le risposte bisogna anche ascoltarle, comprenderle e accettarle, non mettersi le dita nelle orecchie e urlare come dei bambini perché la mamma non vi compra il giochino quando scoprite che le risposte non sono quelle che vorreste.

Se vogliamo fare un passo in avanti, allora politica e scienza devono eliminare tutti i conflitti di interesse per ricostruire un sano dialogo.
Oggi il politico fa lo scienziato e lo scienziato fa il politico. Non funziona.
Ognuno deve fare il suo lavoro, nei rispettivi ruoli.
Solo con una collaborazione indipendente, trasparente, possiamo costruire la salute.
Insieme.

Ecco la parte “gombloddo”. Mi sono stufata così tanto di questo argomento che in genere quando qualcuno mi risponde con toni simili do la squalifica (in genere si chiama bloccare l’interlocutore) ed esco dal campo.
Quello che Barillari ha scritto qui non ha alcun significato. Essere a favore di una legge o provvedimento rispetto a un altro e chiedere ai propri rappresentanti eletti di agire per tutelare le proprie idee non è “conflitto d’interessi”. Farsi eleggere in politica pur avendo fatto una carriera da scienziati non è “conflitto di interessi”. Conflitto di interessi, secondo Wikipedia vuol dire tutt’altro: “Il conflitto di interessi è una condizione giuridica che si verifica quando viene affidata un’alta responsabilità decisionale a un soggetto che ha interessi personali o professionali in contrasto con l’imparzialità richiesta da tale responsabilità, che può venire meno a causa degli interessi in causa”.
Non vuol dire “gli scienziati kattivi esprimono le proprie idee e chiedono ai politici di rappresentarle ed è sbagliato perché gombloddo”.

Inoltre, la salute non si “costruisce” per “ho letto su un blog che i vaccini fanno venire l’autista aiuto”, la si costruisce con dati, evidenze e competenza, cosa che Barillari ha dimostrato più e più volte di voler ignorare preferendo il tifo da stadio.

La salute pubblica è una cosa seria, che non deve essere lasciata in mano a persone che non hanno idea di cosa ci voglia davvero per gestirla, e no, non sono i consulti sui nanocosi, né consulti con associazioni con scopi dubbi e poco chiari. La salute pubblica va costruita sulla scienza, sui dati e le evidenze. Sui fatti, non sui pregiudizi e sul voler cancellare quello che non piace perché non si è in grado di capirlo, o non si vuole capirlo in favore di argomenti che ci danno ragione perché sì.

Ed è questo che deve passare. La competenza, l’esperienza, lo studio, l’essere arrivati ad avere una reputazione professionale degna di nota devono smettere di essere un motivo di demerito per la persona o per una categoria di persone, come sembrano suggerire Barillari e coloro che condividono le sue idee. Non sono “conflitti d’interesse” o complotti o “arroganza”. L’arroganza che fa più danni non è un Burioni che risponde male a un troll che ha augurato alla sua famiglia di morire, è quella che impedisce a certi individui di fare delle scelte sensate perché non prendono nemmeno in considerazione di aver torto e di essersi sbagliati, causando (come nel caso delle vaccinazioni) morti evitabilissime per la loro imperizia e incoscienza. O, come nel caso della Xylella, di distruggere l’economia di una regione.

Può essere brutto da dire, ma dall’ignoranza spesso si guarisce, dalla propria ottusità no. Ed è questo che auguro a Barillari e a quelli come lui: di trovare un modo per uscire dalla propria ottusità.

Elivet Logan Rogers

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