Alla bimba in mensa serviti tonno e cracker


La notizia di cui parliamo oggi è circolata su tutti i giornali italiani, più o meno nella stessa maniera, da un lato abbiamo il fatto raccontato:

Genitori non in regola con i pagamenti
Alla bimba in mensa serviti tonno e cracker

Dall’altro abbiamo politici indignati, come gli stessi articoli ci raccontano:

«Tutelare l’infanzia è uno dei principali doveri delle pubbliche amministrazioni ed un Comune che si sottrae a questo dovere non svolge il proprio ruolo. Se ci sono famiglie che hanno difficoltà economiche le amministrazioni hanno non solo la possibilità, ma anche il dovere di andare loro incontro con esenzioni o riduzioni delle rette se indigenti ed in ogni caso non possono rivalersi sul minore, ossia sull’anello debole di tutta questa catena», scrivono la Segreteria provinciale del Partito Democratico di Verona assieme al Circolo Pd di Minerbe dopo il caso della bimba “discriminata”.

Ho due figli, pago una tariffa mensile per i pasti per la più piccola e compro buoni pasto per il più grandicello. Conosco bene la trafila. Ma ritengo ci siano cose da aggiungere che mancano ai tanti articoli che hanno riportato la storia senza alcun approfondimento. In Italia per il sistema di refezione scolastica abbiamo delle regole, molte semplici e precise. Bisogna presentare un ISEE a inizio anno che certifichi la nostra situazione economica, sulla base di quell’ISEE abbiamo diritto a riduzioni della spesa a nostro carico o in casi limite anche a una totale esenzione dalla spesa per la refezione.

Perché il succo della storia sta tutto lì.

Se i genitori, secondo ISEE, non hanno diritto a riduzioni o esenzioni purtroppo la scuola ha fatto quello che è corretto. Specie per rispetto di chi paga regolarmente la sua quota. Trovo quest’affermazione riportata su L’Arena un filo populista alla ricerca di facile indignazione:

«Non è giusto che una bambina paghi le colpe dei genitori», ha confidato una maestra, aggiungendo: «Qualche volta è capitato che le insegnanti rinunciassero al proprio pasto per darlo ai bambini indigenti»

I bambini di scuole primarie e secondarie hanno diritto all’esenzione o riduzione delle spese per la refezione, se presentano un ISEE che certifichi la loro grave situazione economica.  Siamo tutti d’accordo che è orrendo vedere pagare i bambini eventuali colpe dei genitori. Ma se ci sono delle normative in merito vanno fatte rispettare, sempre, chiunque abbiamo di fronte.

Come ha spiegato il vicesindaco a Verona Sera:

…le famiglie in difficoltà, individuate sulla base dell’Isee, vengono già aiutate dal Comune per pagare la mensa, sono ben 36 i bambini coinvolti nelle sovvenzioni. Tra questi anche la stessa bimba “tonno e cracker”, una dei sei stranieri aiutati dall’amministrazione coprendo circa il 40/50% del costo del buono pasto.

Stando alle parole del vicesindaco, l’amministrazione di Minerbe avrebbe anche proposto dei percorsi di inserimento lavorativo alla stessa famiglia indigente della bimba “tonno e cracker” (suona male essere identificati così verbalmente, figuratevi viverlo), ma le proposte sarebbero tutte state rifiutate. Insomma, i tentativi per aiutare sarebbero stati fatti, questa la linea del Comune, ma tutto vano e dunque così si sarebbe arrivati alla morosità protratta per quanto riguarda la retta della mensa e, infine, alla drastica soluzione del “pasto alternativo”.

Se quanto è stato riportato dal vice sindaco è corretto (devo fidarmi delle sue parole, non esiste altro modo per verificarle) farne una colpa dell’Amministrazione è sbagliato.  Qui siamo di fronte a una situazione che dovrebbero risolvere i genitori stessi. Genitori che, a quanto pare, hanno rifiutato aiuti, hanno ricevuto tutte le informazioni del caso, ma hanno comunque scelto di non pagare. Probabilmente contando che bene o male qualcosa da mangiare sarebbe stato dato alla bambina. Il fatto che, come dichiarato dal vicesindaco, abbiano diritto a una detrazione del 40/50% sta a significare che qualcuno in casa un’entrata ce l’ha. Fossero in condizioni di totale povertà avrebbero avuto l’esenzione.

Pensateci un secondo: se l’amministrazione avesse deciso di fornire alla bimba dei pasti caldi come agli altri, tutti quelli che pagano magari facendo fatica come si sarebbero sentiti? Sicuramente un po’ pisquani. Ma più che altro è facile che dopo un po’ anche altri avrebbero smesso di pagare. L’amministrazione comunale a quel punto si sarebbe trovata con un bel po’ di spese in più, o magari avrebbe scelto di dare tonno e cracker a tutti.

Dopo una giornata di polemiche si è fatto avanti un calciatore che ha detto che pagherà lui la quota per la mensa della povera bimba, bel gesto. Ma non è così che si possono risolvere le cose. La famiglia è così indigente da avere bisogno dell’esenzione dalla spesa? Procediamo in quel senso. La famiglia non è così indigente da averne diritto? Non vedo perché debbano avere un trattamento speciale. Se invece che la spesa per la refezione fossero multe per divieto di sosta, o tasse non pagate ci metteremmo comunque la mano sul cuore pensando che lo stato dovrebbe aiutarli? E che se non lo fa ben venga il gesto dello sportivo?

Certo che sarebbe bello un sistema perfetto dove nessuno debba pagare nulla. Ma poi diremmo che non è giusto che Mario figlio del direttore della banca riceva gli stessi benefit a scuola di Gino figlio dell’imbianchino. Che poi magari guadagna di più il papà del secondo che del primo…

So che non mi sono fatto nuovi amici nemmeno oggi, ma è evidente che mi state tutti antipatici…

maicolengel at butac punto it
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