Ancora Svezia e disinformazione

Due storie al prezzo di una...

Nelle ultime ore sta circolando un post che ha raggiunto una certa viralità. Il post social è critico nei confronti dei tanti negazionisti che si lamentano della “dittatura sanitaria”. Pur capendone il senso e concordando con alcuni punti, riteniamo ci sia una premessa sbagliata che va affrontata.

Il post è questo:

CONTE, sai che ti dico? RIAPRI TUTTO.
Prenditi una cassa di birra, accenditi la TV e GODITI LO SPETTACOLO.
I genitori vogliono che i figli ritornino a SCUOLA.
I RISTORATORI vogliono restare aperti.
Il mondo del CINEMA e del TEATRO sta messo male.
I ragazzi non possono fare a meno della MOVIDA.
I costituzionalisti imprecano sulla mancanza di LIBERTÀ personale.
I negazionisti NEGANO che esiste il virus.
I complottisti pensano a un COMPLOTTO.
I medici lamentano MANCANZA di mezzi e personale.
E l’app Immuni toglie la PRIVACY…
Chi va al lavoro con un mezzo pubblico lamenta la presenza di troppa gente. Chi si deve sposare… Chi ha avuto un lutto… Chi non può fare la spesa… Chi non trova lavoro…
Fossi in Conte, adotterei le stesse misure anticovid della Svezia (LIBERI TUTTI), ma sentirvi lagnare per ogni cosa che vi si dice è alienante.
Il testo va avanti, ma a noi la parte che interessa è quella in grassetto. Quella che parla della Svezia: siamo ormai di fronte a una leggenda urbana causata dall’infodemia. Non è affatto vero che la Svezia oggi stia facendo un “liberi tutti”. Su dodici regioni del Paese, in nove ci sono misure simili a quelle delle nostre zone gialle e arancioni. Non sono vere imposizioni perché in Svezia la legislazione su cosa si possa imporre ai cittadini è lievemente diversa, sono raccomandazioni, ma il popolo svedese, a differenza di altri, di solito è abbastanza ligio alle raccomandazioni se vengono dal governo.
Ad esempio:

From 5 November until 26 November, everyone in Södermanland County are urged to:

    • If possible, physical contact with people other than those with whom you live should be avoided. This means, among other things, advice against arranging or taking part in parties or similar social gatherings.
    • You should also avoid certain types of activities if they are impossible to carry out with physically distancing yourself from other people, such as contact sports, healthcare or beauty treatments that are not for medical reasons.
    • Refrain from visits to indoor environments such as shops, shopping centres, museums, libraries, swimming pools and gyms. Necessary visits to grocery stores and pharmacies are allowed.
    • Refrain from participating in gatherings such as meetings, concerts, performances, sports training, matches and competitions. However, this does not apply to sports training for children and young people born in 2005 or later.

Necessary close contact is allowed, for example during healthcare visits and medical examinations.

The decision also includes stricter general recommendations for workplaces and businesses – such as shops, shopping centres and sports facilities.

    • All businesses should take steps to ensure that each and every one can follow the general recommendations. Employers should take measures such as encouraging personnel to work from home, offering more opportunities for remote work and postponing business travel, conferences and other physical meetings.

Other businesses can minimise the number of visitors present on their premises at the same time, adapt opening hours or offer digital alternatives.

Non hanno fatto un lockdown come nelle nostre zone rosse perché non ritengono d’averene bisogno, per densità abitativa e per stili di vita differenti.
Ma su dodici regioni in nove ci sono restrizioni, continuare con sta cavolata del liberi tutti è fuorviante.
Ma sulla Svezia le informazioni fuorvianti sono tante. Sempre in questi giorni ci  avete segnalato anche quest’immagine che sta circolando nei gruppi negazionisti, lo screenshot di un post di Fanpage con allegato commento. Il post di Fanpage riporta:

Nella Svezia senza lockdown boom di morti Covid e danni all’economia…

Il commento allegato è a firma Paolo Sassu e dice:

Chi scrive questi articoli dovrebbe essere denunciato per falso…e ridicolaggine. Vivo in Svezia da medico, e le terapie intensive sono quasi vuote da pazienti COVID. I giornalisti italiani che continuano a seminare terrore sono disgraziatamente in malafede.

Ritengo sia necessario fare qualche precisazione. Paolo Sassu è davvero un medico che vive in Svezia, e non metto in dubbio che quello da cui ha scritto sia il suo profilo Facebook. L’articolo di Fanpage è del 6 luglio, il commento di Paolo Sassu non so se risale a quel momento o meno. Il profilo del dottor Sassu è comunque svanito dai social. Purtroppo non riesco a ritrovarlo su Facebook, ma l’immagine pare quella scelta da Fanpage per ricondividere l’articolo il 3 settembre. E guarda caso sotto la ricondivisione di quel pezzo, al 3 settembre, ci sono tre commenti che dicono che Paolo Sassu ha ragione.

Vediamo di capirci.

Sassu ha infatti ragione nel dire che al 3 settembre, ma anche al 6 luglio, le terapie intensive non erano al collasso. Il problema è che il messaggio che passa leggendo il suo commento è appunto che i giornalisti italiani siano in malafede, e che in Svezia sia andato e stia andando tutto benissimo per quanto riguarda la gestione dell’emergenza COVID-19. Ma questo, nel caso svedese, è un errore che non mi aspetto da parte di un medico (pertanto uno scienziato) italiano.

Come ho già avuto modo di mostrarvi, la Svezia ha avuto molti casi di contagio, in proporzione di più dell’Italia, e ha avuto un numero di morti paragonabile a quello italiano. La Svezia però non è l’Italia, sia per il tipo di vita sociale dei suoi abitanti sia per densità abitativa. In Svezia ci sono molte meno persone per chilometro quadrato, quindi il social distancing, anche in città popolose come Stoccolma, è molto più facile. Paragonare i numeri svedesi a quelli italiani è sciocco. Il paragone va fatto coi Paesi vicini alla Svezia e più simili come vita sociale e densità abitativa: Norvegia, Finlandia e Danimarca. E in paragone a quelli la Svezia ha appunto avuto un boom di morti e di contagiati, e il dottor Sassu dovrebbe avere l’onestà di ammetterlo.

Perché sarà anche vero che i giornalisti italiani spesso fanno pena. Ma in questo caso Fanpage stava raccontando esattamente quello che vi ho appena spiegato, e uno scienziato dovrebbe essere capace di capire le situazioni inquadrandole nel loro contesto corretto. Paolo Sassu dopo quel post su Facebook è svanito, il suo account è stato chiuso. Ma lui è ancora al lavoro in Svezia… chissà che qualche suo amico non gli segnali il nostro articolo.

Non credo sia necessario aggiungere altro.

maicolengel at butac punto it

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