Appello antibufale, ma servirà?

La fuffa dilaga, chiamiamola post verità, chiamiamole fake news, a noi di BUTAC poco importa, la fuffa siamo così abituati a vederla tutti i giorni che oramai ci abbiamo fatto il callo, poco importa che nome le si vuole attribuire adesso.

Questa fuffa dilagante però non spaventa più solo chi si occupa, per lavoro o per passione, di corretta informazione, ma spaventa anche altri, politici, personaggi dello show business, giornalisti, un po’ tutti oggi si sentono in dovere di dire la loro e prendere le distanze da chi la fuffa la distribuisce a tonnellate.

E così ecco che a dicembre Laura Boldrini, presidente della Camera, ha chiamato Paolo Attivissimo, Walter Quattrociocchi, David Puente e me per farle da consulenti nel creare un appello da far firmare a chi vuole impegnarsi contro la diffusione delle bufale.

Il 1 febbraio 2017 il Corriere della sera introduceva l’argomento così:

Martedì prossimo la presidente della Camera Laura Boldrini diffonderà un documento per stimolare la partecipazione dei cittadini. Hanno già firmato Claudio Amendola, Gianni Morandi, Fiorello, Carlo Verdone e Ferzan Ozpetek.

Tutto molto bello, peccato ricordarsi di qualche anno fa quando uno di questi firmatari rientrava tra i tanti che hanno dato spazio al metodo Stamina di Vannoni, metodo che come molti di voi ricorderanno si è rivelato una truffa ben congegnata, una truffa che è andata avanti per qualche anno e che tutt’ora viene portata avanti in Georgia, pur dopo la condanna inflitta a Vannoni. Il metodo Stamina era già stato bocciato dalla comunità scientifica, eppure Fiorello sceglieva di portare in TV Vannoni e parlarci, dando spazio a lui e non ai medici che spiegavano perché non andasse bene.

Questo è dare spazio alla fuffa. Questo è sbagliato!

E ancora, lo stesso Corriere sempre il 1° febbraio, nella stessa edizione in cui si occupava dell’appello ci raccontava di come un’ospite di uno show televisivo (in Portogallo) sia stata molestata (ritengo il gesto una molestia, e mi importa poco di come lo intendeva il Corriere, non è un video da far girare) dal presentatore dello show.

Il video è stato pubblicato dal Corriere oggi 1 febbraio 2017, la fonte è almeno di marzo 2015, prima data in cui trovo il video su Live Leak: è sensato riproporre un video del genere a due anni di distanza senza spiegare che si tratta di una non-notizia, e anche vecchia? Ovviamente non lo si spiega perché il video è postato apposta per attirare i click dei voyeur del web, che magari non leggerebbero il Corriere se non ci fossero video del genere nelle gallery (e non lo leggono comunque, guardano solo le video e photo gallery, che sono una delle fonti di guadagno maggiori per molte testate online). Questo non è giornalismo, ma clickbaiting. Oltretutto diffondere questo genere di video fa passare la vicenda come una sciocchezza su cui sorridere, mentre invece è e resta un gesto orrendo, che non vorrei vedere riproposto da altri. Mentre invece condividere il video può esser d’ispirazione per qualche represso imitatore.

Nell’appello proposto dalla Presidente della Camera ci sono tante buone cose, tanti spunti che potrebbero essere usati per intraprendere un percorso di miglioramento. Molte delle considerazioni che ci sono finite dentro sono davvero buone e sensate, ma sarebbe il caso di fare un po’ di autocritica mentre si mette la firma, e magari rimboccarsi le maniche e ritornare a fare informazione, quella vera.

Noi l’appello della presidente della Camera lo firmiamo, come BUTAC, e promettiamo di impegnarci nella divulgazione di corretta informazione quanto più possibile. Ma sta a voi cercare di aiutarci, segnalando quello che non è corretta informazione, a noi o ai colleghi Puente e Attivissimo (alla fine siamo tutti una grande famiglia), uniti per combattere la disinformazione dilagante e un po’ di pseudogiornalismo.

Anche voi potete firmare, trovate l’appello contro le bufale qui, ma fatelo con la testa, dopo aver letto tutto, e magari cercando di capire cosa c’è scritto. Noi demistificatori cercheremo di monitorare le firme, per capire se chi ha firmato poi rispetta quanto la carta invita a fare. Firmare tanto per far gli splendidi è come quelli che timbrano il cartellino d’entrata e poi lasciano l’ufficio per andare a fare la spesa.

Un minuscolo appunto in chiusura, la carta presentata dalla presidente Boldrini è stata realizzata con l’aiuto totalmente gratuito di quattro persone che hanno lavorato sul documento, che si sono trovati via Skype a discuterne i punti, che hanno dedicato parte del loro tempo in maniera disinteressata per cercare di realizzare qualcosa di valido, e saremo sempre noi che per primi subiremo gli attacchi di tutti quelli che ci vedranno come censori o uomini del governo in carica. BUTAC è da sempre contro la censura, in qualsiasi sua forma, e credo di poter parlare anche a nome di David, Paolo e Walter: non siamo censori, non vogliamo mettere il bavaglio alla rete, al massimo se proprio dovessimo dirla tutta vorremmo che almeno sui social l’anonimato scomparisse, ma è un’utopia che non credo vedremo realizzarsi a breve.

Inoltre vorrei aggiungere che noi quattro abbiamo aiutato la realizzazione della carta, ma non siamo i soli demistificatori italiani (anzi Walter non è considerabile neppure parte del gruppo visto che fa tutt’altro), ce ne sono tanti che non sono stati chiamati, tanti che sono amici e che magari avrebbero gradito esser ricordati per l’impegno che ci mettono da anni, senza guadagnarci nulla. Da Sandro Martone di Bufale & Dintorni ai ragazzi di No alle Psuedoscienze, ma anche Giulia Corsini, Ambra Giulia Marelli, Juanne Pili di Redazione Montaigne, la giornalista Charlotte Matteini e la professoressa Gabriela Jacomella (loro però lo fanno per lavoro), e la lista potrebbe continuare a lungo, perché sono davvero tanti quelli che cercano di aiutare gli italiani a districarsi in questa melma, andrebbero premiati e non solo sfruttati come fonti quando va di moda parlare di bufale.

maicolengel at butac punto it

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