Attenti al lupo (o a Striscia)

ARTICOLO AGGIORNATO

A me i lupi affascinano, sono animali selvaggi, e quando ho visto sul mio feed social apparire messaggi come questo:

Sono senza parole. Ho appena visto il servizio di Edoardo Stoppa per Striscia sui lupi. Vergogniamoci per loro, perché qualcuno deve pur farlo.
(cit. Lisa Signorile)

Mi sono incuriosito, oltretutto il servizio durava davvero poco, tre minuti e venticinque secondi. È un servizio indoor, Stoppa ascolta le parole di un consigliere regionale, Roberto Salvini, riporta solo quelle, non cerca un qualcun’altro da contrapporgli, si fida. Quanto raccontano fa venire i brividi, tutte queste povere bestie che per un errore umano vengono abbattute, con costi immensi sul sistema. L’invito finale di Stoppa è di concentrarsi sulle soluzioni alternative.

Potere dell’informazione

Ovviamente io telespettatore mi fido ciecamente di Striscia, e probabilmente se non conosco l’argomento mi indigno. Purtroppo le cose non sono così semplici, fidarsi solo di un Consigliere Regionale per passare una notizia non va bene.

Parola torna indietro, o quasi…

Difatti come l’amica Lisa sono tanti quelli che si sono inalberati contro il servizio di Stoppa, costringendo Striscia a pubblicare un secondo servizio nel quale interviene Duccio Berzi, tecnico faunistico dell’Associazione Onlus “CanisLupus” Italia, che spiega che numeri e dati riportati dal consigliere Salvini sono campati per aria; a seguire parla Mario Pedrelli, della giunta esecutiva della LIPU, che sbufala da subito il fatto che il lupo sia mai stato reintrodotto in Italia, e quindi la premessa di Salvini è frutto di una leggenda urbana.

Pedrelli a differenza di Berzi è comunque più negativo nei confronti della gestione dei lupi sul territorio, e si rivolge al Ministro perché ripensi le ultime modifiche ai permessi in merito alla caccia al lupo. Purtroppo però anche qui si fa un po’ di mezza informazione; sia chiaro, il fine è nobile, ma le cose non sono semplici come sembrano.

Basta cercare un po’ in rete per accorgersi che ci troviamo di fronte ad un argomento dibattuto. Il Fatto Quotidiano:

Abbattimento dei lupi, chi non sta con il governo è ‘populista’

 Mentre Wired titolava:

La caccia al lupo e le ragioni degli allevatori

Il nuovo piano di conservazione del governo fa discutere. Ma nessuno abbatterà lupi, anche se dovremmo convincerci che è necessario

Chi ha ragione?

Per come sono messi gli articoli sono entrambi corretti, ma uno è solo un elenco di considerazioni basate sul principio de “il lupo prima di tutto”, senza mettere mai parlare chiaramente della norma o spiegarla, esponendo solo le ragioni del “perché no”. Wired invece parte proprio dalle ragioni del “perché no” per poi dare la risposta dell’esperto:

“La battaglia di informazioni in gioco è totalmente falsa e messa in giro con un approccio totalmente demagogico da parte delle associazioni coinvolte”, mi spiega Luigi Boitani, etologo e zoologo esperto di conservazione dei lupi all’Univesità di Roma. Il lupo è e resta una specie protetta. Non c’è nessun piano di abbattimento. Come specie protetta, rientra nella direttiva europea Habitat, che prevede da sempre – e per tutti gli animali protetti – la possibilità di deroga in particolarissime condizioni, e soddisfatti 4 criteri molto stringenti. Ad oggi, questi criteri impediscono l’abbattimento di qualsiasi animale in tutte le regioni italiane”. In altre parole, le regioni che volessero una deroga – e dunque la possibilità di abbattere un certo numero di esemplari – dovrebbero soddisfare requisiti che nessuno vanta. “Per esempio bisogna dimostrare di aver fatto tutte le possibili azioni preventive, e molte regioni non fanno nulla. Bisogna conoscere il numero di animali presenti sul territorio, e nessuno oggi spende un euro per farlo”.

Potete controllare sul sito del Ministero: il lupo è ancora specie protetta, e i criteri prevedono l’aver tentato ogni soluzione alternativa. Che era poi l’invito di Stoppa fin dall’inizio.

La direttiva Habitat

Poteva andare a verificare la direttiva Habitat e avrebbe trovato questo:

Articolo 15

Per quanto riguarda la cattura o l’uccisione delle specie faunistiche selvatiche elencate nell’allegato V, lettera a), qualora deroghe conformi all’articolo 16 siano applicate per il prelievo, la cattura o l’uccisione delle specie di cui all’allegato IV, lettera a), gli Stati membri vietano tutti i mezzi non selettivi suscettibili di provocare localmente la disparizione o di perturbare gravemente la tranquillità delle popolazioni di tali specie, e in particolare: a) l’uso dei mezzi di cattura e di uccisione specificati nell’allegato VI, lettera a); b) qualsiasi forma di cattura e di uccisione dai mezzi di trasporto di cui all’allegato VI, lettera b).

Articolo 16

1. A condizione che non esista un’altra soluzione valida e che la deroga non pregiudichi il mantenimento, in uno stato di conservazione soddisfacente, delle popolazioni della specie interessata nella sua area di ripartizione naturale, gli Stati membri possono derogare alle disposizioni previste dagli articoli 12, 13, 14 e 15, lettere a) e b): a) per proteggere la fauna e la flora selvatiche e conservare gli habitat naturali; b) per prevenire gravi danni, segnatamente alle colture, all’allevamento, ai boschi, al patrimonio ittico e alle acque e ad altre forme di proprietà; c) nell’interesse della sanità e della sicurezza pubblica o per altri motivi imperativi di rilevante interesse pubblico, inclusi motivi di natura sociale o economica, e motivi tali da comportare conseguenze positive di primaria importanza per l’ambiente; d) per finalità didattiche e di ricerca, di ripopolamento e di reintroduzione di tali specie e per operazioni di riproduzione necessarie a tal fine, compresa la riproduzione artificiale delle piante; ▼B 1992L0043 — IT — 01.01.2007 — 005.001 — 11 e) per consentire, in condizioni rigorosamente controllate, su base selettiva ed in misura limitata, la cattura o la detenzione di un numero limitato di taluni esemplari delle specie di cui all’allegato IV, specificato dalle autorità nazionali competenti.

Avete letto con attenzione? La prima condizione è proprio quella di aver verificato tutte le soluzioni alternative, che era poi quello che auspicava Stoppa alla fine del primo servizio: dite che lui la direttiva non l’ha letta?

AGGIORNAMENTO

Lisa Signorile, il cui post mi aveva messo alla ricerca di quanto sopra ha scritto, su National Geographic, un articolo decisamente interessante sulla questione, che solleva comunque alcuni dubbi sul piano di gestione dei lupi. Vi riporto qualche considerazione, ma v’invito ad andare a leggerlo tutto:

Il piano elenca 22 azioni da intraprendere per proteggere il lupo: controllo del randagismo canino e dell’ibridazione tra cani e lupi, stesura di un rapporto sulla diffusione dei veleni, lotta al bracconaggio, prevenzione e compensazione degli eventuali danni causati dai predatori, campagne di informazione e monitoraggi per valutare l’andamento della popolazione. Ma il pomo della discordia e’ il 22mo provvedimento, che prevede la possibilità di abbattere fino al 5% della popolazione complessiva italiana, “a condizione che non esista un’altra soluzione valida[…] per prevenire gravi danni, segnatamente all’allevamento” o “nell’interesse della sanità e della sicurezza pubblica[…] inclusi motivi di natura sociale o economica”.
In realtà, gli abbattimenti in deroga alla legge che vieta di cacciare o comunque uccidere specie protette erano già previsti in casi estremi dal piano precedente, e sono contemplati dalla Direttiva Habitat. La differenza è che la nuova versione prevede un tetto massimo “rappresentato dal 5% della migliore stima del limite inferiore della popolazione: non si tratta pertanto di una quota”, spiega Valeria Salvatori, ricercatrice dell’Unione Zoologi italiani e co-coordinatrice del piano. Si trattava, sostiene Salvatori, di porre un limite massimo al prelievo in deroga; anche se “credo che nell’ultima stesura tale limite sia stato eliminato”. Nonostante tutto, conclude la studiosa, “rifare il piano era necessario perché il precedente non aveva trovato applicazione”.

Secondo Marco Galaverni, consigliere nazionale del WWF, “in questo nuovo piano si fa una maggiore chiarezza sulle responsabilità, sulle azioni specifiche per limitare l’uso di veleni, sulla regolamentazione della caccia in braccata, in cui spesso la preda diventa il lupo anziché il cinghiale, sulla revisione delle regole sul pascolo brado e semibrado, tutti fattori che hanno minato fortemente l’espansione naturale della popolazione negli ultimi anni. Tuttavia”, aggiunge, “mi risulta che nella versione uscita dal tavolo tecnico della Conferenza Stato-regioni non vengano individuate le fonti dei finanziamenti necessari a realizzare il piano, e questo rischia di minare seriamente anche i punti validi in esso contenuti”. C’è inoltre da chiedersi da chi il piano debba essere applicato: la prima bozza faceva riferimento al Corpo Forestale dello Stato, che nel frattempo è stato abolito.

Non credo sia necessario aggiungere altro.

maicolengel at butac punto it

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