Attualmente Ebola – Dove eravamo rimasti?

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Dove eravamo rimasti?

Secondo gli ultimi dati aggiornati pubblicati dal WHO e aggiornati al 4 febbraio 2015, il totale di infetti dall’inizio dell’epidemia è di 22.495 in tutto il mondo. Questo dato deve essere preso con le pinze, in quanto valido solo per i casi confermati mediante analisi di laboratorio. A tal proposito rimando ai dati forniti dal CDC di Atlanta (qui) aggiornati al 6 febbraio. In questo caso si contano 22.560 casi registrati, di cui 13.888 confermati dal laboratorio. In ogni caso. il totale dei decessi oscilla fra le 8981 persone (stime WHO) e le 9019 (stime CDC di Atlanta). La mortalità dei casi ospedalizzati varia tra il 50 e il 61%.

I paesi maggiomente interessati dall’epidemia sono la Liberia, la Sierra Leone e la Guinea. In passato si sono registrati casi negli Stati Uniti, in Spagna e nel Regno Unito, ma si tratta di casi isolati, controllati non senza fatica, e che non hanno portato allo sviluppo di focolai di infezione nei paesi interessati. La Nigeria ha sviluppato un piccolo focolaio che è stato controllato e attualmente è considerato Ebola free dal 20 ottobre 2014. Discorso analogo per il Mali, libero dal 18 gennaio 2015.

Concentriamo la nostra attenzione quindi sui tre paesi che purtroppo risultano ancora flagellati dall’epidemia. Le immagini sono tratte dall’ultimo aggiornamento del WHO indicato prima.

mappa ebola febbraio

La situazione è differente per ogni paese e come tale va interpretata. Anzitutto, va ricordato come sia importante il fattore tempo in una epidemia. Il virus Ebola ha un periodo di incubazione che va dai 10 ai 21 giorni; per considerare un paese Ebola free, deve passare il doppio del tempo massimo di incubazione senza che si registrino nuovi casi. In questo caso, il tempo dev’essere almeno di 42 giorni.

Per quanto concerne la Guinea, il numero totale dei casi registrati dall’inizio dell’epidemia è di 2975 casi e 1944 decessi. Ci possiamo basare per la nostra analisi su questa tabella qui sotto, che mostra il numero di nuovi casi distribuiti nel tempo. La situazione non è grave come negli altri due paesi, ma risulta comunque critica. L’epidemia persiste e ha avuto un aumento dei casi registrati nelle ultime due settimane.

Guinea tabella febbraio

La buona notizia è che l’ammontare di nuovi casi è comunque inferiore rispetto al periodo critico – settembre 2014 e gennaio 2015 – segno che le strategie messe in campo per arginare l’epidemia stanno avendo successo, sebbene non tale da poter abbassare la guardia.

La Liberia ha finora registrato 8745 casi e 3746 decessi.

Liberia tabella febbraio

I dati risultano frammentari nel periodo iniziale dell’epidemia, ma si può osservare come ci sia stato un incremento esponenziale dei nuovi casi tra Luglio e Agosto, dovuto all’arrivo nel paese di aiuti umanitari, laboratori e medici che hanno iniziato una corretta raccolta dei dati. Il periodo caldo dell’epidemia è continuato sino a Novembre. In questo momento, la situazione sembra essere sotto controllo con solo 17 nuovi casi negli scorsi 21 giorni, ma che risultano comunque in un aumento rispetto al periodo precedente.

Ed ecco la Sierra Leone, di sicuro il paese maggiormente colpito dall’epidemia: 10740 casi, 3276 decessi.

Sierra Leone febbraioDal grafico possiamo vedere una situazione analoga a quella della Liberia, con un picco spostato nel periodo di Dicembre. L’incidenza di nuovi casi si è ridotta estremamente rispetto al periodo precedente, anche se negli ultimi 21 giorni sono stati registrati 262 nuovi casi. 

Raccogliendo le idee, possiamo osservare come l’epicentro dell’epidemia si stia spostando da Liberia e Sierra Leone in Guinea. La zona di confine tra Guinea e Mali risulta essere interessata dall’aumento dei casi: per questo motivo, si è deciso di aumentare i controlli presso i confini per evitare il passaggio dell’infezione in Mali e in Senegal. Si tratta però di un confine molto lungo e con molte zone di foresta, quindi necessita di un intervento di massicce proporzioni. In ogni caso la vigilanza non deve essere diminuita in nessuno dei paesi sopracitati, in quanto negli ultimi 21 giorni il numero di nuovi casi è tornato a salire in tutti e tre i paesi. Questo, unito a quella parte delle popolazioni locali restia a denunciare nuovi casi e sommato all’avvicinarsi della stagione delle piogge, contribuisce nella comprensione di una certa lontananza dalla completa risoluzione del problema.

L’epidemia non è dunque conclusa e nei prossimi mesi si avrà un aumento del numero dei casi. I provvedimenti presi negli scorsi mesi sembrano risultare efficaci, almeno nel contenimento dell’epidemia. Anche se l’attenzione dell’informazione è lontana da questa parte del mondo in questo momento, questo non significa che la situazione possa essere sottovalutata.

PA