L’avvocato e i vaccini

Mi avete segnalato a più riprese nel corso degli ultimi mesi post e articoli dove veniva citato un avvocato cagliaritano, Francesco Scifo. L’avvocato ha parlato più e più volte di vaccini, non essendo lui laureato in medicina ritengo possibile per me esercitare il diritto di critica su quanto ci avete appunto segnalato (e che come sempre ho fatto revisionare a chi ne sa più di me dell’argomento).

L’ultimo post che ci avete inviato è in questa immagine :

Ve ne riporto il testo per chi ha problemi a leggerlo da device:

Se vi trovate di fronte a delle persone che negano qualsiasi cosa perché l’articolo “non è su PUBMED”, mostrategli questo:

  1. I vaccinati rischiano di contrarre la malattia in modo peggiore rispetto ai non vaccinati
  2. Il vaccino potrebbe attivare malattie che non sapevamo di avere
  3. La gente non è informata su questi rischi prima di fare il vaccino

Poi riporta la fonte: un indirizzo su PubMed. L’indirizzo di PubMed ci porta a uno studio di ottobre 2020, quindi pubblicato ben prima che fossero disponibili i vaccini. Uno studio che non ha materialmente analizzato i vaccini, ma ha fatto un’ipotesi basata su revisione di studi già pubblicati per mettere in evidenza le criticità a cui i ricercatori avrebbero dovuto fare attenzione durante lo sviluppo del vaccino contro COVID-19.

Come l’avvocato Scifo io non sono medico, pertanto baso quanto segue su quello che mi è stato spiegato da chi una laurea in medicina ce l’ha.

Lo studio suggerisce che il vaccino potrebbe portare a un potenziamento anticorpo dipendente (ADE), ovvero il fenomeno per cui il legame tra virus e anticorpi non neutralizzanti migliora la sua efficacia invece che ridurla. Era giusto porre l’attenzione sulla questione, perché è vero che nel primo periodo in cui si stava studiando Covid-19 la preoccupazione che gli anticorpi potessero peggiorare la malattia c’era. Ve lo ricordate? Quando dicevano che per chi si fosse ammalato di Covid una seconda volta c’era il rischio che stesse molto peggio della prima. A oggi i casi di secondo contagio sono molto rari, e solo alcuni sono sembrati più gravi del primo. Lo stesso si può dire del discorso sulla risposta immunitaria. L’analisi dei tanti casi che si sono visti nel mondo durante la pandemia tutt’ora in corso ha smentito, nei fatti, quelle ipotesi pubblicate a ottobre. Lo stesso possiamo dire analizzando quelli che sono i dati dopo quasi due mesi di vaccinazioni in alcuni Paesi del mondo, Italia inclusa.

A questo aggiungo che l’avvocato Scifo non ha evidentemente presente cosa sia PubMed. Il fatto che uno studio scientifico si trovi lì è normale, PubMed è un archivio di tutta la ricerca scientifica pubblicata su riviste peer-reviewed. Prassi vuole che si guardi su che testata è stato pubblicato se proprio si vuole ricorrere all’autorevolezza della piattaforma su cui è poggiato, non se sia o meno su PubMed. Nel caso in questione lo studio era pubblicato su International Journal of Clinical Practice, rivista con Impact Factor 2.613, non proprio altissimo. Per capirci, Nature nel 2019 aveva un impact factor di 42.778, il British Medical Journal di 30.223, il Lancet addirittura di 60.392.

Non credo sia necessario aggiungere altro.

Spero che prossimamente gli avvocati tornino ad occuparsi di legge e lascino la medicina a chi ha studiato, o che almeno prima se la facciano spiegare…

maicolengel at butac punto it

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