Biolaboratori in Ucraina, epidemie e la solita vecchia solfa

L’Antidiplomatico, Kirillov e l’inversione dell'onere della prova. Tanto per cambiare...

L’Antidiplomatico confeziona un “articolo” non particolarmente originale, con un impianto argomentativo scadente e approssimativo, e tanti fatti dati fin troppo per scontati, dal titolo:

Russia: i biolaboratori finanziati dagli Stati Uniti in Ucraina stavano studiando lo stesso virus che ha causato la dengue a Cuba

Come al solito, si inizia in breve e si va a spulciare più in profondità.

Bullet points:

  • La Russia continua ad accusare gli Stati Uniti di aver finanziato ricerche in laboratori segreti in Ucraina per sviluppare virus che possono essere trasmessi attraverso puntare di zanzare. Confermato: è una accusa realmente mossa dalla Russia per tramite del generale Kirillov, capo delle forze di protezione contro minacce radioattive, chimiche e batteriologiche.
  • L’esistenza di questi laboratori non è mai stata dimostrata. Si tratta di una notizia diffusa dal governo russo attraverso i media di Stato (in particolare attraverso l’agenzia Tass). Nessun giornale non russo ha confermato la notizia.
  • Questi laboratori dovrebbero creare virus e batteri capaci di operare una distinzione su base etnica, cosa che è chiaramente impossibile.
  • Per avvalorare la tesi proposta, l’autore de L’Antidiplomatico cita le epidemie di febbre suina e di dengue scatenatesi a Cuba tra gli anni ’70 e gli anni ’80, epidemie che sarebbero state provate artificialmente dalla CIA. Non solo l’informazione non è pertinente, ma si tratta di una nota teoria del complotto più e più volte smentita dalla ricerca scientifica.

L’onere della prova

L’onere della prova è alla base di qualsiasi film o sceneggiato giudiziario-investigativo: si riuscirà a dimostrare che l’imputato è colpevole oltre ogni ragionevole dubbio?

Si tratta di un principio logico e argomentativo fin troppo spesso bistrattato, ma è importante rispolverarlo di tanto in tanto. L’idea è così semplice da essere ovvia: se voglio dimostrare un fatto devo essere io a portare le prove a sostegno di quanto dico.

È un principio indispensabile per evitare che si crei un corto-circuito logico: io non posso provare che Babbo Natale esista, ma voi non potete provare il contrario. Il fatto che non si possa provare che qualcosa non esista o non sia accaduto dovrebbe significare assai poco, non dovrebbe bastare neanche a sollevare il dubbio, tantomeno dovrebbe essere un argomento a favore dell’esistenza di qualche fatto o di qualche evento. Se lasciamo decadere l’onere della prova sarà allora possibile sostenere tutto e il contrario di tutto, e un’informazione ci sembrerà tanto più corretta semplicemente in base a quanto più si avvicina ai nostri pregiudizi.

Contando proprio che i lettori non si pongano troppi dubbi e giocando sulla sfiducia (peraltro meritata) che gli Stati Uniti suscitano ai più, l’Antidiplomatico confeziona un articolo in cui si dicono un po’ di cose e non se ne dimostra alcuna.

Il cuore del pezzo è ovviamente nell’accusa rivolta da Kirillov, comandante dei reparti russi preposti alla difesa da minacce radioattive, batteriologiche e chimiche: gli Stati Uniti starebbero finanziando, o gestendo direttamente, dei laboratori segreti in Ucraina, e queste installazioni starebbero lavorando alla produzione di virus che possono essere diffusi attraverso il morso di insetti, in particolare di zanzare. Addirittura si dice che, da quando questi laboratori sarebbero attivi, alcune malattie si sarebbero manifestate con maggior frequenza proprio nel Donbass, la regione dell’Ucraina orientale ormai aspramente contesa dal 2014.

L’Antidiplomatico non presenta alcuna fonte a sostegno di queste dichiarazioni, solo quanto detto dai russi stessi. Nel (probabilmente vano) tentativo di scongiurare l’ennesima sfilza di commenti sul modello “Ma allora se le cose le dicono gli ucraini sono corrette, se le dicono i russi no”, è bene affermare che le cose non stanno affatto così. Per cominciare non è chiaro quanti siano questi laboratori, dove siano localizzati, come facciano i russi ad essere tanto sicuri che dietro vi siano i fondi, e forse le capacità tecnologiche, degli Stati Uniti.

Le rivelazioni di Victoria Nuland… ancora

Come già trattato da Butac in passato [1], da diversi giornali [2] e blog internazionali [3], la storia poggia in gran parte sulle dichiarazioni che Victoria Nuland, sottosegretario agli Affari esteri del governo statunitense, avrebbe fatto davanti al Congresso degli Stati Uniti in una sessione pubblica. In questa occasione, la Nuland avrebbe menzionato dei laboratori (americani, in teoria) che non dovevano assolutamente cadere in mano all’esercito russo.

Non si sa quando questi laboratori avrebbero dovuto essere stati impiantati in territorio ucraino, si suppone nell’immediato post-Euromaidan: l’alternanza tra presidenti e governi filorussi e filo-occidentali aveva caratterizzato la politica Ucraina negli anni precedenti alle proteste di Euromaidan del 2014, e sembra lecito ipotizzare che un governo filorusso non avrebbe mai permesso l’installazione di questi laboratori. Del resto, Kirillov afferma che gli effetti di questi laboratori sarebbero stati già visibili nel 2016 (non nel 2015, come riporta erroneamente l’Antidiplomatico, che in questo segue chiaramente le dichiarazioni dell’agenzia di stampa Tass, fortemente allineata col governo di Putin).

Le armi batteriologiche sono espressamente vietate dalla convenzione di Ginevra e la loro presenza in territorio ucraino rappresenterebbe dunque una palese ed aperta violazione della legge internazionale [4]. Dovrebbe stupire moltissimo, quindi, che un’operazione che deve essere portata avanti nella più assoluta segretezza venga smascherata con tanta nonchalance in una sessione pubblica, sotto agli occhi di tutti. Questi americani bricconi sono capaci di scatenare terribili pandemie, ma non di usare un post-it con su scritto “non menzionare assolutamente i laboratori segreti in Ucraina”.

In realtà, la Nuland faceva riferimento a delle ordinarie installazioni di ricerca biologica. Questi centri di ricerca furono evacuati dall’esercito ucraino a inizio conflitto, in parte per evitare che i dati delle ricerche cadessero in mano nemica – una procedura piuttosto logica, considerando che uno Stato investe capitali sostanziosi in questo tipo di ricerca, e che i dati grezzi possono essere considerati un bene come qualsiasi altro -, in parte perché compromettere l’integrità di queste strutture, che potrebbero essere centri medici volti allo studio di agenti patogeni, potrebbe causare dei danni ingentissimi, tanto ai soldati quanto alla popolazione globale.

È interessante notare che l’accusa originale, mossa a inizio guerra proprio da Lavrov, faceva menzione di virus e batteri capaci di colpire “su base etnica”, cioè atti a colpire solo i Russi e non le popolazioni di altri Paesi [5]. Chiaramente, questa è un’assurdità scientifica. Non solo nessun vaccino e nessun batterio funziona in maniera tanto selettiva, ma non sarebbe neanche possibile definire chiaramente cosa sia “etnicamente russo” e cosa invece non lo sia.

La retorica senza prove sulle armi batteriologiche

L’Antidiplomatico confeziona il solito giochino retorico. L’idea è quella di dimostrare che i Russi “non solo gli unici cattivi della guerra”, ma che anche gli altri hanno un bel po’ di scheletri nell’armadio di cui rendere conto. Senza dimostrare nulla, e senza portare elementi che consentano una verifica indipendente della notizia, l’onere della prova viene allegramente scaricato sul lettore. Ovviamente, la notizia sembrerà così plausibile, e anzi probabile, da essere praticamente certa per qualcuno che già nutra forti sospetti nei confronti di Washington.

Il fatto è che l’impianto accusatorio scricchiola velocemente se si pongono le domande giuste. Ad esempio, perché mai gli Stati Uniti, la nazione più ricca e potente del mondo, e con un territorio immenso e selvaggio, dovrebbe piazzare degli istituti per lo sviluppo di armi simili proprio in Ucraina? Sarebbe più facile gestire queste installazioni a casa propria piuttosto che ai confini di una potenza che, comprensibilmente, potrebbe interpretare questa come una mossa molto aggressiva.

Le armi batteriologiche sono poi, per molti versi, complicate da usare, e possono rivelarsi un grosso azzardo anche sul piano strategico. È infatti quasi impossibile contenere efficacemente una pandemia (ed ormai dovremmo saperlo), e scatenarne una epidemia virulenta e mortale potrebbe rivelarsi un’arma a doppio taglio.

Lì le fonti russe sembrano confondersi un minimo, perché vengono menzionate sia la dengue, un virus trasmesso effettivamente dalle zanzare, sia la tularemia, una malattia causata da un batterio che viene trasmessa da roditori infetti o anche da acque putride e cibo contaminato [6]. Del resto, a volte è difficile capire dove Kirillov voglia andare a parare. In alcune occasioni l’intrepido generale sembra aver dimostrato che americani e ucraini stanno sviluppando metodi per diffondere il colera attraverso i fiumi (raccogliendo campioni dai fiumi ucraini, per non ben chiari motivi) con l’intento di avvelenare i fiumi russi, l’intero Mar Nero e pure il Mar d’Azov, e già che ci sono anche la Polonia (che è parte della NATO), la Moldavia e la Bielorussia [7]. In altri articoli, invece, si parla di rubella, tubercolosi e difteria, anche se in questo caso sembra che le malattie siano consciamente diffuse tra la stessa popolazione ucraina [8]. Per finire, si parla anche di virus che possono essere diffusi da uccelli migratori, capaci di percorrere fino a 2000 chilometri in pochi giorni [9]. Rimane da capire perché posizionare dei laboratori simili in Ucraina, quando ad esempio i simpatici pennuti migratori potrebbero partire dalla Polonia che è già membro NATO, ma Kirillov è particolarmente parco in fatto di dettagli strategici. Insomma, questi laboratori farebbero un po’ di tutto, a quanto pare senza neanche un piano preciso in mente.

Sempre secondo L’Antidiplomatico, che non cita nessuna fonte a riguardo, i casi di tularemia in Donbass sarebbero in aumento dal 2015, questo a riprova dell’uso di armi batteriologiche da parte degli Ucraini e dei loro alleati NATO. Più informazioni sono offerte da un articolo del 16 Giugno dell’agenzia di stampa russa Tass, che cita come fonte il Ministero della Sanità della Repubblica del Donbass [10].

La fonte è ovviamente sospetta, ma anche prendendo il dato per buono rimangono diversi interrogativi. Il Donbass è stato colpito durissimamente dalla guerra del 2014 ed è facile immaginare che le condizioni sanitarie siano particolarmente precarie. Cosa del resto dimostrata dall’insorgenza di diverse patologie in Ucraina (tubercolosi, polio, HIV e AIDS, morbillo e ovviamente COVID) [11]. Il 24 Giugno, il sindaco di Mariupol ha denunciato le condizioni estremamente precarie in cui vivono i cittadini di Mariupol: “La città è invasa da montagne di spazzatura indifferenziata, circa 9mila tonnellate, e le condizioni igieniche sono precarie. Si stanno diffondendo – ha aggiunto – malattie infettive, tra cui non escludo il colera e la dissenteria. In tutte le zone ci sono sepolture naturali e nessuna fognatura è funzionante. Inoltre non c’è acqua potabile [12]”. Non ha senso pensare che solo alcune malattie siano deliberatamente diffuse per tramite di armi batteriologiche, si può dunque concludere con sufficiente certezza che anche la tularemia debba essere connessa a condizioni igienico-sanitarie al limite.

Peraltro, nessuna di queste malattie è capace di distinguere tra russi e ucraini.

Le epidemie a Cuba

L’articolo prosegue poi con una lunga sessione sulle “epidemie deliberate a Cuba” tra gli anni ’70 ed ’80: una teoria, più e più volte smentita, che attribuisce alla CIA il diffondersi a Cuba di una serie di epidemie, coltivate per così dire in laboratorio, tra gli anni ’70 ed ’80. La logica argomentativa non è delle più solide, ma non potendo dimostrare che in Ucraina effettivamente si trovino questi famigerati laboratori, allora si ripiega nel dire che questa strategia fu già impiegata in passato dagli americani.

In realtà, i due casi non sono neanche superficialmente simili: in uno, gli Stati Uniti avrebbero (ipoteticamente) scatenato un’epidemia in un Paese ostile; nell’altro, Washington avrebbe finanziato e organizzato dei laboratori in un Paese alleato (con l’intento – non chiarissimo – di diffonderli in Donbass, quindi nel territorio dell’alleato stesso, o in Russia? Non è dato saperlo).

Anche la teoria delle epidemie cubane è, però, una ben nota teoria del complotto, già discussa, dibattuta e debunkata.

In questa sede, ci si può riferire ad allo studio pubblicato dai ricercatori dell’Università Aldo Moro (Bari) Cavalli, Cordisco e Corrente [13]: non solo presenta una dettagliata spiegazione sul perché la peste suina africana non possa essere considerata una malattia creata dall’uomo, ma ne illustra anche il diffondersi in maniera spontanea in tutto il globo. Altrimenti, ci si può riferire allo studio di Zilinkas sul tema, pubblicato nel 1999 su “Critical Reviews in Microbiology” [14].

Anche il caso della epidemia di dengue [15] a Cuba è stato ampiamente trattato, tanto da ricorrere come uno dei casi da manuale di “teoria conspirazionista”. Si può riferirsi in questo caso alla presentazione, abbastanza sintetica, di van Prooijen [16].

Del resto, l’accusa di usare batteri e virus come armi ricorre piuttosto frequentemente nella propaganda russa, anche in tempi recenti: il Cremlino accusava gli Stati Uniti già nel 2018 di aver sperimentato proprio la peste suina africana in Lettonia [17].

Per concludere, e per non dedicare a L’Antidiplomatico più tempo di quanto in realtà non meriti, si può semplicemente parlare di un castello di bufale. Nessuna ulteriore prova è fornita circa l’esistenza dei laboratori di armi batteriologiche in Ucraina, in compenso si menzionano altri complotti, già ampiamente sbufalati, per convincere i lettori che questo genere di strategia sia davvero possibile, e che sia stata tentata con successo in passato.

Lorenzo Boragno


[1] https://www.butac.it/laboratori-ricerca-ucraina-nuland/

[2] Ad esempio https://www.bbc.com/news/60711705

[3] https://www.snopes.com/news/2022/02/24/us-biolabs-ukraine-russia/

[4] Motivo per cui la Russia tanto insiste in questa accusa, con l’ovvio ultimo obiettivo di dipingere la NATO come una forza mondiale che agisce nel disprezzo delle leggi internazionali e con intenti oscuri e sinistri.

[5] https://meduza.io/en/feature/2022/03/11/the-war-photos-are-fake-but-the-bioweapons-are-real

[6] Circa la tularemia: https://emergency.cdc.gov/agent/tularemia/faq.asp#:~:text=Tularemia%2C%20also%20known%20as%20“rabbit,all%20U.S.%20states%20except%20Hawaii

[7] https://tass.com/world/1437801

[8] https://tass.com/world/1418303 – In tutta onestà qua si parla di una non ben chiara ingerenza da parte degli Stati Uniti nei programmi di ricerca ucraini, ingerenza che avrebbe portato alla diffusione di questi virus (per errore o per volontà) con scopi assolutamente poco chiari.

[9] https://tass.com/politics/1420041

[10] https://tass.com/politics/1466349 Si menziona però il 2016 come anno a partire dal quale si segnala l’aumento dei casi.

[11] https://www.nature.com/articles/d41586-022-00748-6

[12] https://www.ilsole24ore.com/art/ucraina-ultime-notizie-mariupol-rischio-catastrofe-epidemiologica-AE6au5hB

[13] Cavalli, Cordisco e Corrente, African Swine Fever-How to Unravel Fake News in Veterinary Medicine, in “Animals” 2022, disponibile su Researchgate

[14] https://www.tandfonline.com/doi/abs/10.1080/10408419991299202

[15] https://www.pasteur.fr/fr/centre-medical/fiches-maladies/dengue

[16] B. J. van Prooijen, The Psychology of Conspiracy Theories, Routledge 2018. Possibilmente la malattia arrivò a Cuba per tramite dei soldati cubani che rientravano dall’Angola e da altri paesi africani, in cui i soldati di Cuba avevano stazionato per periodi più o meno lunghi.

[17] https://cepa.org/viral-disinfo/


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