John L. Campbell, YouTube e l’UNICEF

Come ti sdogano la disinformazione

Questo non è solo un fact-checking, anche se parte da una segnalazione. Diciamo che oggi vi trovate di fronte a una mini sbufalata che poi diventa un piccolo editoriale, o meglio un j’accuse non leggerissimo…

Ci scrive un lettore:

Sono un vostro lettore ma finora non ho mai segnalato nessun caso.

In una discussione è spuntato fuori questo video recente di un tale dr.John Campbell in cui si mostrerebbe, a suo dire, l’efficacia dell’ivermectina.
In una breve ricerca sul web leggo che Wikipedia lo descrive come un personaggio che ha fatto disinformazione sulla questione covid.

Avevo già sentito il nome John Campbell collegato alla disinformazione sulla pandemia, ma qui su BUTAC non l’avevamo mai trattato, infatti i suoi video in Italia non erano diventati così virali come invece lo erano in UK e negli Stati Uniti. Il video che ci è stato segnalato è stato caricato su YouTube il 14 marzo 2022, e ha raggiunto una discreta viralità avendo a oggi quasi mezzo milione di visualizzazioni.

Lo studio

Il video parla appunto di ivermectina e della sua presunta efficacia nella lotta contro l’infezione da Sars-Cov-2. Campbell nel suo video sta facendo riferimento a uno studio brasiliano pubblicato il 15 gennaio 2022. Lo studio è stato pubblicato su una testata con un Impact factor decisamente basso, 1.15, e lo studio stesso basta leggerlo un secondo per accorgersi che presenta un grosso bias. In pratica hanno analizzato una popolazione di soggetti che hanno accettato la proposta di assumere invermectina e una che invece ha scelto di non aderire a questa terapia non comprovata. Quindi da un lato abbiamo probabilmente una popolazione che ci tiene alla propria salute e che segue il suggerimento del medico, e dall’altra parte un secondo gruppo che ha scelto di non seguire quell’opzione. Lo capite che paragonare i due gruppi così non ha alcun valore scientifico? I primi potrebbero essere soggetti che indossano la mascherina, rispettano i consigli sul distanziamento ecc, mentre i secondi no. Oltretutto sono dati di seconda mano, ricavati da uno studio prospettico osservazionale condotto tra luglio 2020 e dicembre 2020, quindi non sulla variante Delta, quella più grave e contagiosa. Da nessuna parte nello studio si fa riferimento appunto al comportamento dei pazienti.

Esistono svariati studi, citati da testate internazionali anche negli ultimi giorni, e le conslusioni sono sempre le stesse: che non esiste al momento nessuno studio che dimostri l’efficacia di ivermectina nel trattamento di COVID-19.

Riporta il Wall Street Journal il 18 marzo:

Ivermectin Didn’t Reduce Covid-19 Hospitalizations in Largest Trial to Date

Health24:

More evidence shows ivermectin is not an effective Covid-19 treatment

WebMD:

Ivermectin Did Not Reduce COVID Hospitalizations, Study Shows

Lo studio brasiliano non viene nemmeno preso in considerazione, per quanto è fallace nei suoi risultati. Ma a Campbell importa poco, perché è da inizio pandemia che fa disinformazione medica di vario genere.

John L. Campbell

Esiste una pagina di Wikipedia dedicata a questo youtuber di una certa età, pagina che si apre con queste parole:

John L. Campbell is a British YouTuber and retired nurse educator who has posted YouTube videos and spread misinformation on his Dr. John Campbell channel commenting on the COVID-19 pandemic.

Onestamente non concordo con l’uso del termine misinformation, Campbell diffonde malinformation, non misinformation. Dopo due anni di pandemia questo youtuber non può non sapere che i dati che diffonde sono mal presentati e gli studi di scarso valore. Sceglie appositamente questo materiale per portare acqua al suo mulino, praticando quindi cosciente malinformazione. Per chi non avesse già visto usare i due termini:

  • MisinformationInformazioni non corrette, sbagliate o parziali, però non create o diffuse con il fine di fare un danno. Con questa definizione ci si riferisce quindi sostanzialmente a errori, a condivisioni o notizie date in buona fede, senza intenzioni malevole nei confronti dei protagonisti delle notizie o di quelli che potrebbero essere coinvolti o colpiti dalle informazioni.
  • Malinformation: Informazioni vere diffuse appositamente allo scopo di provocare danni nei confronti di una persona, un gruppo, un’organizzazione o a volte anche un Paese intero.

Quello su cui concordiamo con Wikipedia è che sono due anni che Campbell diffonde chili di disinformazione di vario genere che ha come oggetto la pandemia. Basta dare un’occhiata al suo canale YouTube per rendersene conto. Sia chiaro, Campbell è laureato in infermieristica, ha studiato materie mediche, non è uno scemo. Ha le basi per poter parlare in linea generale di medicina. E difatti il suo canale pre-pandemia aveva qualche migliaio di follower, e ogni video qualche migliaio di visualizzazioni. Ora le visualizzazioni sono esplose, e gli iscritti al canale pure: proprio da quando è cominciata la disinformazione pandemica. Ci sta che il soggetto, come tanti altri insieme a lui, si sia reso conto che con questo genere di contenuti si fanno grandi numeri, e che a grandi numeri e popolarità corrispondono anche lauti incassi pubblicitari (ma anche solo di donazioni).

Siamo arrivati a quella parte che anticipavo nella premessa, quella parte per cui qualcuno so già che storcerà il naso, perché mi tocca fare una pesante critica a un ente amato da tanti.

UNICEF

Nel 2020 uno dei promotori del canale di Campbell è stato l’UNICEF, o meglio l’UNICEF ha lodato pubblicamente il canale di questo youtuber britannico per come era riuscito a portare avanti il suo progetto di (dis)informazione medica con successo. Voi vi domanderete, ma sono scemi? Sì, lo sono, o meglio, sono pigri. Perché a loro volta, fidandosi, hanno sfruttato una fonte esterna, e copiato e incollato da essa senza alcuna verifica. UNICEF infatti nel 2020 ha pubblicato un documento che s’intitola:

COUNTERING ONLINE MISINFORMATION RESOURCE PACK

Documento che dovrebbe dare linee guida su come contrastare la misinformazione online, documento dove, a un certo punto compare un paragrafo che dice:

• Magnify the voice of experts
Support real experts to engage regularly with the audience through their most prefered channels. The way that United States academic Trevor Bedford has engaged with Twitter, and retired British nurse teacher John Campbell with YouTube during the current COVID-19 outbreak are excellent examples of this.

Quindi secondo UNICEF John Campbell è un perfetto esempio di come sia possibile amplificare la voce degli esperti e condividerla col proprio pubblico. Il tutto perché il suo canale è passato da poche migliaia di view a qualche milione di visualizzazioni a ogni video. Il problema che UNICEF ha completamente evitato di trattare è che i video da milioni di views sono quelli di disinformazione, e hanno così tanto pubblico perché sono condivisi dalle reti che hanno fatto della disinformazione sul COVID il loro unico scopo durante gli anni della pandemia.

Spero che sia lampante che è grave, gravissimo, che un ente come UNICEF dia risalto a un soggetto del genere, perché è evidente che hanno scopiazzato senza approfondire di quali tematiche si fosse messo a trattare il canale di Campbell.

Un po’ come il collega “fact-checker” italiano che sulle pagine del suo sito consigliava tra le risorse utili libri per difendersi dalle fake news, peccato che uno dei testi che aveva selezionato fosse l’esatto contrario di quello che sosteneva: si trattava infatti un manuale fintamente anti fake news dato alle stampe da una che oggi mi verrebbe da definire Agente del Cremlino in disguise (ciao Enrica), scritto apposta per diffondere disinformazione. Come credete abbia risposto il collega fact-checker che vuole organizzare corsi per le scuole? Con un mea culpa e una smentita che spiegasse le cose? Naah, si è limitato suppergiù a un mi sono sbagliato, non l’avevo letto e dal titolo mi sembrava serio, l’ha rimosso dai consigliati e chi s’è visto s’è visto.

UNICEF non ha mai ritirato il testo dove suggerisce di seguire l’esempio di uno come Campbell, testo ancora scaricabile dal loro sito e che appunto dovrebbe essere un manuale per insegnare a contrastare la disinformazione. Testo che è rivolto ai giovani, che magari non hanno le risorse sufficienti per capire dove stia il confine tra misinformation e malinformation.

Se questo è il sistema con cui si pensa di contrastare la disinformazione a me spiace ma non avete proprio capito niente. Chi casca nella disinformazione lo fa anche grazie a questi errori di percorso che vengono sempre minimizzati da chi li fa e dai loro fedeli lettori, ma sono errori gravissimi. Un fact-checker non può permettersi di dare suggerimenti di letture che non ha prima di tutto letto lui, l’UNICEF non può suggerire un canale YouTube senza prima essersi accertato di cosa venga riportato in quel canale. Questo modus operandi regala assist a chi sulla disinformazione ci campa, non capirlo è da analfabeti funzionali.

Non credo sia necessario aggiungere altro.

maicolengel at butac punto it

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