Cani pugliesi “deportati” in Germania

Stanno circolando in questi giorni le foto di un camion tedesco che starebbe trasportando dei cani dalla Puglia alla Germania, accompagnate da un post in cui si dice che il trasporto è ai fini della vivisezione o della sperimentazione animale:


Abbiamo voluto saperne di più.

Il furgone appartiene a un’azienda tedesca, la Corda Viventis (Cuori viventi in latino) appartenente a due coniugi animalisti di Lichtenfels che, come raccontano nel loro sito, dopo aver visto animali trasportati in condizioni inadatte e senza il minimo confort, hanno deciso di dedicarsi a questo problema, dotandosi di un veicolo appositamente disegnato per il trasporto di massimo 35 cani. Il furgone è dotato di aria condizionata, illuminazione notturna, isolamento termico e acustico… insomma una specie di pullman gran turismo per cani.

L’azienda esiste da poco tempo: nel loro sito c’è una fotostoria del loro primo servizio che ha avuto luogo il 14 di questo mese, con immagini dei canili in cui sono stati prelevati i cani:

Uno dei canili si trova a Manduria (TA) ed è gestito da Antonio Vito Antonaci, il quale, come da lui stesso ammesso secondo il quotidiano online La Voce di Manduria, raccoglie cani randagi o abbandonati per inviarli presso famiglie di altri Paesi (la Germania in particolare) che li adotteranno.

La storia è stata pubblicizzata ampiamente su Facebook dall’animalista locale Walter Tarantino, che ha mosso mari e monti fondando anche l’inevitabile comitato cittadino, il quale ha recentemente ottenuto l’affidamento di tre cani ritirati da Antonaci riportandoli nel quartiere in cui vivevano. Ci chiediamo perché i cittadini di Manduria non avessero mai pensato prima ad adottarli, in fondo erano lì a disposizione per strada; e ci chiediamo anche se i tre animali non fossero parte del quartetto che, secondo questo articolo del 2013, terrorizzava proprio il quartiere SICE nel quale sono stati ricondotti, con tanto di raccolta firme degli abitanti per evidenziare il pericolo che i cani comportavano; forse si sono ravveduti? (I cani ovviamente, non gli abitanti.)

Della cosa si è occupata anche l’animalista romana Monica Rettondini, che secondo La voce di Manduria

riporta in proposito l’esito di un parere espresso dall’avvocato bolognese, Massimo Bacillieri, uno dei massimi esperti nel campo dei diritti degli animali. Secondo il legale, molti canili soprattutto del Sud Italia, cedono gli animali a personaggi del Nord Europa, Svizzera, Austria e Germania, che li rivendono nei canili dei loro paesi. Si tratterebbe di un vero affare perché in quei paesi, spiega ancora l’avvocato Bacillieri, l’adozione di randagi dai canili pubblici non è gratuita come in Italia, dove viene persino incentivata, ma ha un costo che varia in base alla taglia e ai regolamenti locali. Gli animali ritirati gratuitamente in Puglia, vengono acquistati dai responsabili di canili tedeschi o svizzeri o austriaci, dove il randagismo è quasi un fenomeno raro, che li rivendono soddisfano le numerose richieste.

Fin qui tutto bene: in fondo non vediamo nulla di male a mandare degli animali abbandonati e magari maltrattati a famiglie che li possano amare e accudire, e se il gestore del rifugio ci guadagna qualcosa non c’è da gridare allo scandalo.

Gli animalisti però sospettano che dietro a questi trasporti ci sia qualcosa di oscuro: secondo loro non è credibile che

un randagio di grossa taglia, poco appetibile come stile e di età molto avanzata come ad esempio i meticci di quartiere di cui non si hanno più tracce, (ne sono esempio “Amò”, il cane bruno di Piazza Garibaldi e il grosso randagio della villa comunale), possano essere così ricercati da famiglie tedesche disposte a pagarli sino a 200 euro, spese di viaggio a parte,

e temono che gli animali in realtà vengano rivenduti alle case farmaceutiche o cosmetiche per la vivisezione, oppure uccisi per ricavarne pellicce. Sembrerebbe dall’articolo citato prima che i “meticci di quartiere” siano stati poi trovati e adottati.

Abbiamo interpellato direttamente la Corda Viventis, la quale gentilmente ci ha risposto che la loro attività è sottoposta a severi controlli governativi da parte delle autorità tedesche, mettendo anche in evidenza un particolare: a parte tutto, perché mai un’azienda dovrebbe prelevare cani per fini illegali con un vistoso furgone su cui campeggiano nomi, indirizzi e numeri di telefono? Non sarebbe meglio utilizzare un anonimo veicolo senza scritte?

Ovviamente non possiamo categoricamente escludere che qualche persona disonesta finga di adottare un cane con scopi tutt’altro che limpidi; come potremmo? Bisognerebbe seguire passo per passo il viaggio del cane, la sua consegna alla famiglia adottante, e magari trasferirsi anche a casa loro per controllare come lo trattano…

Sappiamo che la vivisezione è severamente proibita in tutta Europa, e la Germania in particolare è molto aggiornata da questo punto di vista, con un’ottima anagrafe canina e svariate organizzazioni che si occupano di controllare e sorvegliare i canili, come risulta da questo articolo di Bufale.net.

Insomma: fino a prova contraria, sembra si tratti del solito allarmismo animalaro che si basa sul “sentito dire” e sulle reazioni “di pancia” più che sui fatti oggettivi.

Lady Cocca
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