Caricabatterie per cellulari wireless fai-da-te

Una bella bufala!

Oggi ho ricevuto ben 2 segnalazioni su questo video in cui si mostra come autoprodursi un’originale caricabatterie wireless per cellulari con campo d’azione di 15 metri.

Il materiale necessario sarebbe:

  • Un cavo USB
  • Un alimentatore da rete con presa USB
  • Filo di rame
  • Un magnete
  • Un foglio di alluminio
  • Nastro isolante

Gli step per costruire il dispositivo dovrebbero essere i seguenti:

  1. A un normale cavo USB si asporta, tagliandola, la parte centrale mantenendo così solo i due spezzoni di pochi centimetri vicino agli spinotti
  2. Per ogni spezzone, si spela il primo dei due isolamenti plastici e rimuovendo la pellicola metallica di schermo si accede ai 4 fili interni rosso, nero, bianco e verde. Si tagliano i due cavetti bianco e verde e si spelano il rosso (+5V) e il nero (massa)
  3. Sul dorso dell’alimentatore si incolla il magnete (!)
  4. Con 4 pezzettini di foglio di alluminio si rivestono le 4 estremità spelate
  5. Sopra di esse si avvolge alla rinfusa un po’ di filo di rame nudo
  6. Poi lo si isola con nastro adesivo
  7. Solo su ciascuna delle due estremità dello spezzone che va connesso al cellulare si fa un ulteriore avvolgimento come al punto 5
  8. Si connette il tutto al cellulare e alla rete.

Il risultato?  Magia: la batteria del telefono si ricarica!
Meglio della Bobina BAC e della Bobina BAC 2: la sconfitta.

E invece no!


Sono molteplici i motivi per cui un dispositivo del genere non potrà mai funzionare:

  1. Per creare un flusso magnetico indotto (induttanza) serve disporre innanzitutto di corrente alternata, mentre nei cavi di alimentazione delle prese USB (+5 V.) circola corrente continua. I comuni trasformatori funzionano proprio grazie alla corrente alternata, come ad esempio quella che ci può fornire la rete domestica a 230 volt.
  2. Inoltre, a tale scopo serve far circolare una corrente chiudendo un circuito. Qua le due coppie di cavetti rosso-nero non sono chiuse su nessun circuito. Ergo non ci può essere passaggio di corrente.
  3. Il magnete permanente incollato sull’alimentatore è completamente inutile se non a creare fuffa, poiché non può interferire in nessuna maniera.
  4. Idem per le spirali avvolte a caso, su un diametro a caso, con un numero di spire a caso, e con un conduttore nudo di diametro a caso. Per generare una determinata induttanza serve una determinata corrente con un determinato numero di spire avvolte a una determinata distanza tra loro, su un determinato nucleo (di determinati materiale e misure), con un cavo isolato (in genere con resine) per evitare cortocircuiti. E soprattutto elettricamente connesso ai due capi in tensione.
  5. La stessa cosa vale per “ricevere” il campo elettromagnetico in maniera corretta, per poi poter disporre della necessaria tensione e corrente. Oltre ai citati trasformatori, anche le comuni antenne radio-televisive funzionano con questi concetti e calcoli.
  6. Ma anche ammesso che tutto ciò fosse stato fatto, la corrente massima disponibile in un caricabatteria per cellulari è sull’ordine di massimo 2 ampere. a una frequenza di rete di 50 Hz., ovvero troppo poco per trasmettere a una distanza significativa (nel video fino a un massimo di 15 metri) la potenza necessaria per la ricarica (circa 10 watt). Per migliorare la portata utile si dovrebbero aumentare la corrente e/o la frequenza: i ripetitori radiotelevisivi trasmettono con migliaia di watt a frequenze sull’ordine di milioni di hertz e nei caricabatteria wireless esistenti (e funzionanti) il telefono deve stare di fatto a contatto del caricatore.
  7. Ovviamente fuffa doc è anche il secondo avvolgimento di fig. 7, utile solo per fare scena così come l’isolante fatto col nastro nero.

Ma allora il trucco nel video dove sta?


Il grande Silvan diceva sempre “il trucco c’è ma non si vede”. In realtà il trucco si vede, ma solo a un occhio esperto, a partire dai quelli dei prestigiatori a finire a quelli dei creatori degli effetti speciali cinematografici. In questo caso però non serve l’occhio dell’elettrotecnico, ma quello dell’operatore video o del fotografo.

Se osservate bene (ma molto molto attentamente perché il fenomeno è quasi impercettibile) al minuto 3:35 – 3:36 c’è un leggero cambio di tonalità della luce ambiente. Potete accorgervene riguardando più volte il video fissando il tavolo bianco, che prima ha una leggera dominante fredda (verde-ciano) poi calda (rosso-magenta).

Che cosa significa? Escludendo il fatto che nell’ambiente circostante sia intervenuto un cambio di luci, c’è stata una evidente interruzione di registrazione video, quella necessaria per passare da un telefonino spento o in stand-by, a un telefonino che visualizza un’immagine gif animata come quella a lato. Dopotutto per farla servono dai 5 ai 10 minuti.

Che cosa è successo? Ogni volta che voi scattate una foto o effettuate una ripresa video con un’apparecchiatura digitale, essa effettua il bilanciamento automatico del bianco, cioè corregge eventuali tonalità dominanti ripristinando il bianco come tale. Questo vi spiega perché le vostre vecchie foto fatte senza flash con macchine a pellicola in ambienti illuminati artificialmente davano dominanti cromatiche (rosso/arancione per le lampadine a filamento e verde per i tubi fluorescenti detti “neon”), mentre le stesse fatte con macchine digitali (che hanno detto controllo) sono molto più cromaticamente bilanciate.

Tuttavia tale bilanciamento, soprattutto per dispositivi economici o telefonini, ha delle approssimazioni: a fronte di più riprese effettuate nelle stesse condizioni di luce e ambiente possono verificarsi delle piccole differenze cromatiche, trascurabili per un medio osservatore ma percepibili se guardate attentamente o messe a confronto. L’immagine a lato è appunto il prima e dopo il trucco, con saturazione colore incrementata per meglio evidenziarne la differenza.

Che cosa avrebbe dovuto invece fare il nostro improvvisato mago per non farsi beccare da Butac? Semplicemente non interrompere la registrazione e a lavoro terminato tagliare la sequenza in cui si interviene manualmente per visualizzare la gif animata.

Concludiamo l’articolo con la solita raccomandazione: siate molto (ma davvero molto) diffidenti nei confronti delle “mirabilie” che trovate in rete. E se avete qualche dubbio, parlatene sempre con qualche conoscente esperto in materia, in questo caso un comune elettrotecnico.

Nella migliore delle ipotesi eviterete di buttare tempo. Nelle peggiori di buttare… il vostro cellulare.

Lola Fox

 

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