Cesare Sacchetti, Silvia Romano e le fonti

Sul blog La Cruna dell’Ago, gestito da Cesare Sacchetti, il 17 maggio 2020 appare questa notizia:

La polizia keniota:”Silvia Romano era coinvolta nel traffico illegale d’avorio”

Fonte della notizia, come ci racconta lo stesso Sacchetti:

è stata la giornalista Sophie Njoka, firma del People Daily Kenya, in un articolo pubblicato dal gruppo mediatico americano Media Max Network lo scorso 18 febbraio 2019 intitolato “La polizia riporta che la rapita italiana trattava nel commercio d’avorio” La notizia è stata fatta sparire dal sito originale ed è stato possibile recuperarla solo attraverso il sito internet Wayback Machine dove è possibile leggere la versione originale dell’articolo.

È vero, la notizia è stata fatta sparire dal quotidiano in questione, probabilmente perché basata su informazioni non verificate poi rivelatesi non attendibili. Non si sospettava infatti che Silvia fosse implicata nel traffico d’avorio, al massimo c’erano dubbi che a rapirla fossero stati dei trafficanti d’avorio. Non è affatto vero che i quotidiani italiani non se ne siano occupati. La questione era stata correttamente riportata anche dalle agenzie di stampa all’epoca. Ma Sacchetti non vi sta informando, vi sta raccontando la sua verità. Quindi immagino non si sia minimamente preoccupato di fare due ricerche prima di scrivere alcunché, lui è un “giornalista politicamente scorretto” come si descrive su Twitter (dove stranamente ha bloccato BUTAC dal leggere la sua bacheca). Onestamente a me pare un giornalista poco attento.

Vi riporto da AGI, che a marzo 2019 aveva fatto un ottimo lavoro di raccolta delle tante storie che si stavano diffondendo – in una precisa ottica denigratoria – su Silvia Romano.

… in Kenya, sulla stampa di Nairobi, si sono diffuse notizie che, per essere gentili, sono fantasiose, ma leggendole viene da pensare che si sia messa in moto una macchina del fango per delegittimare la cooperante italiana, instillando dubbi sul lavoro che stava facendo in Kenya prima che venisse interrotto da tre criminali.

… La stampa, invece, sembra dare credito a chiunque abbia qualcosa da dire, verificabile o meno che sia.

I media di Nairobi, da quelli scandalistici, ma anche quelli più autorevoli, hanno diffuso notizie inquietanti. La prima: hanno stabilito un collegamento tra la cooperante italiana e i terroristi somali autori dell’ultimo attentato a Nairobi. Notizia senza alcun fondamento, ma intanto si è diffusa. Poi c’è chi ha fatto una ricostruzione cinematografica della vicenda e cioè che Silvia Romano sarebbe rimasta uccisa in uno scontro a fuoco tra i suoi rapitori e un gruppo di islamisti somali di Al Shabaab a cui i sequestratori avrebbero voluto vendere la giovane italiana. Una trattativa finita male con un macabro epilogo degno di una fiction. Nulla di tutto ciò è stato verificato. E, quindi, rimane pura fantasia.

Poi ancora. C’è chi ha accostato la figura di Silvia a un non meglio precisato traffico illegale di avorio, spiegando che la Romano sarebbe stata in contatto con uno dei suoi rapitori che gli avrebbe inviato dei messaggi, chiedendo di essere pagato per una consegna di avorio. Nulla di più lontano dal profilo della nostra cooperante.

Le storie che circolavano erano tante, alcune oggi rimosse vista l’inconsistenza delle accuse, altre rimaste online, perlopiù su testate scandalistiche che campano sull’indicizzazione di parole chiave virali (e immagino abbiano monetizzato anche e soprattutto dopo la liberazione di Romano, figuriamoci se cancellano).

Che Sacchetti non se ne sia accorto è grave, visto che comunque è un giornalista pubblicista, che ha avuto blog sia su Il Fatto Quotidiano che su Il Giornale oltre al suo La Cruna Dell’ago, presente in black list da qualche anno per la linea editoriale di disinformazione compulsiva nei confronti dei propri lettori.

Mettere in evidenza i possibili filoni d’inchiesta su Silvia Romano poteva andare bene nel 2019 (magari verificando prima direttamente dalla polizia della zona). Riportarli a un anno e mezzo di distanza, una volta che la cooperante è stata liberata, è un tentativo intenzionale di gettare ulteriore fango sulla sua figura. Mi auguro che la famiglia di Silvia Romano, se non lei stessa, prendano i dovuti provvedimenti. Perché mentre comprendo sia difficile perseguire i molti imbecilli che l’hanno attaccata sui social nei giorni scorsi, qui siamo di fronte a un soggetto iscritto all’Ordine, poco conta se scriva su un giornale o meno, è iscritto all’Ordine, chiedere di verificare se non si configuri diffamazione è importante.

Non posso aggiungere altro.
maicolengel at butac punto it
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