Come liberarsi dell’olio da cucina…

L’amica Marisa mi segnala un’immagine che da anni appesta il web:

Sapete dove buttare l’olio della padella dopo una frittura fatta in casa? Sebbene non si facciano molte fritture, quando le facciamo, buttiamo l’olio usato nel lavandino della cucina o in qualche scarico, vero? Questo è uno dei maggiori errori che possiamo commettere. Perché lo facciamo? Semplicemente perché non c’è nessuno che ci spieghi come farlo in forma adeguata. Il meglio che possiamo fare è ASPETTARE CHE SI RAFFEDDI e collocare l’olio usato in bottiglie di plastica, o barattoli di vetro, chiuderli e metterli nella spazzatura. UN LITRO DI OLIO rende non potabile CIRCA UN MILIONE DI LITRI D’ACQUA, quantità sufficiente per il consumo di acqua di una persona per 14 anni. Se poi siete così volenterosi da conferirlo ad una ricicleria pubblica ancora meglio, diventerà biodiesel o combustibile Se tu scegli di inviare questa e-mail tuoi amici, l’ambiente ti sarà molto riconoscente

Il testo dell’immagine è decisamente chiaro: l’olio che usate per friggere secondo gli autori non va buttato nello scarico della cucina ma va messo in bottiglie di plastica o barattoli e buttato insieme al resto della spazzatura. Perché tutto questo? Perché il posterino sostiene che un litro di olio renda non potabile fino a un milione di litri di acqua.

Facciamo un reality check

Prima di tutto va specificato che buttare l’olio come sostengono nel posterino che circola è vietato dalla legge, come spiega La Legge per Tutti:

La famiglia deve raccogliere “l’olio esausto” – ossia quello utilizzato per le fritture e non più utilizzabile – in appositi contenitori da portare nelle isole ecologiche di cui le città sono dotate. Eventualmente, si può chiedere al Comune dove si trovi la più vicina. Alcuni distributori di benzina provvedono al ritiro gratuito dell’olio esausto.

È anche vietato lasciare l’olio accanto ai cassonetti della spazzatura, trattandosi di un rifiuto pericoloso non smaltibile.

Ma ci sono alcune precisazioni da fare. Prima di tutto uno dei motivi per cui non dobbiamo buttare l’olio da frittura nello scarico della cucina è che (specie d’inverno) il rischio che l’olio (e altri grassi) formino un blob che intasa la tubatura è molto alto. Ci sono città dove questo è diventato un serio problema per la rete idrica.

Quello qui sopra è definito in inglese un fatberg, un ammasso di grassi e oli che con il freddo si addensano e possono bloccare completamente la fognatura. Come anche le vostre tubature. A Londra i fatberg sono diventati un problema serio.

Veniamo invece alla questione acqua non potabile. L’olio vegetale che viene buttato in acqua non la rende non potabile, o meglio, non in maniera definitiva. Ma causa comunque problemi, specie se in grandi quantità. L’olio vegetale per merito dell’azione di sole, ossigeno e corrente alla lunga viene degradato al punto da non costituire più un problema, ma possono volerci mesi, anche anni, dipende dalle condizioni climatiche e dal quantitativo. Nel degradarsi però consuma molto ossigeno e questo è un male per l’ecosistema.

Parlando genericamente di petrolii, spiega il centro oceanografico Woods Hole:

Between one-third and one-half of the oil in the ocean comes from naturally occurring seeps. These are seafloor springs where oil and natural gas leak and rise buoyantly from oil-laden, sub-seafloor sediments that have been lifted close to the earth’s surface by natural processes.

If oil is natural to the oceans and if it is the biggest source of input, what is the fuss about oil as a pollutant? The answer lies in the locations and rates of oil inputs. Oil seeps are generally old, sometimes ancient, so the marine plants and animals in these ecosystems have had hundreds to thousands of years to adjust and acclimate to the exposure to petroleum chemicals. On the other hand, the production, transportation, and consumption of oil by humans often results in the input of oil to environments and ecosystems that have not experienced significant direct inputs and have not become acclimated.

Che tradotto:

Tra un terzo e la metà dell’olio nell’oceano proviene da infiltrazioni naturali. Si tratta di sorgenti a fondali marini in cui il petrolio e il gas naturale fuoriescono e si sollevano in modo vivace da sedimenti sommersi di olio sottosabbiato che sono stati sollevati vicino alla superficie terrestre mediante processi naturali. Se il petrolio è naturale per gli oceani e se è la più grande fonte di input, perché sollevare un polverone sul petrolio come sostanza inquinante?

La risposta sta nelle posizioni e nel quantitativo d’immissione del petrolio. Le sorgenti naturali d’olio sono generalmente vecchie, a volte antiche, quindi le piante e gli animali marini in questi ecosistemi hanno avuto centinaia di migliaia di anni per adattarsi  all’esposizione alle sostanze chimiche del petrolio. D’altro canto, la produzione, il trasporto e il consumo di petrolio da parte degli esseri umani spesso portano petrolio in ambienti ed ecosistemi che non hanno sperimentato significativi immissioni dirette e non si sono acclimatati.

Insomma, buttare via l’olio è una cosa che va fatta con criterio. Ma non bisogna seguire ciecamente i suggerimenti dell’ennesimo posterino che vedete circolare in rete. Fidarsi di messaggi come quello qui sopra può portarci a fare cose illegali (come sarebbe il gettare via l’olio nella spazzatura generica in un barattolo).

Informatevi presso il vostro comune per sapere quale sia la procedura di smaltimento corretta e non ci saranno problemi. Ai quasi 28mila soggetti che hanno condiviso l’immagine direi di rimuoverla dal proprio feed, ma purtroppo sappiamo bene che sono 28mila persone che BUTAC non lo leggono nemmeno se costretti. Gente a cui andrebbe regalato il nostro libro…

maicolengel at butac punto it
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