Come mescolare le carte – Covid-19

Tanto dal mazzo qualche regina salta sempre fuori

Nel giro di meno di 24 ore in tanti mi avete segnalato un’intervista alla dottoressa Maria Grazia Dondini che parla di Covid-19. Quanto segue è più un piccolo editoriale sulla disinformazione e sull’uso dello spirito critico, non un debunking.

Storie che ritornano

Il nome non  era nuovo, ma non è uno di quelli che abbiamo sentito più spesso negli ultimi mesi. Avevamo già visto quel nome nei tanti testi pubblicati contro mascherine, tamponi e compagnia cantante. Ma non essendo la protagonista materiale della disinformazione che stava circolando avevamo soprasseduto. Non era importante metterla sulla mappa, era importante cercare di verificare le informazioni che venivano passate a un pubblico spaventato dalla pandemia, magari evidenziando quelle che erano le “star” di questa disinformazione.

La lista di nomi di soggetti che hanno fornito informazioni incomplete o scorrette alla popolazione durante questa pandemia – anche di medici, come in questo caso – è diventata via via più lunga. Ogni volta che uno magari non troppo carismatico veniva sbufalato da debunker o istituzioni se ne sceglieva uno nuovo, così che potesse ripetere le stesse informazioni facendole sembrare nuove. Dalle mascherine che fanno male ai tamponi che non sono affidabili, dal protocollo che conosco solo io a quello che lo lodano persino dall’America… non cambiano le tesi, pur smentite dalla scienza, cambiano solo le facce che ce le raccontano.

Nel fine settimana scorso, grazie anche all’esposizione della sua “lettera aperta” da parte di soggetti come Maurizio Blondet e un’intervista apparsa su La Nuova Bussola Quotidiana, ecco che la dottoressa Maria Grazia Dondini ha avuto il suo momento celebrità.

Era un nome poco diffuso, utile allo scopo.

Come già anticipato non ritengo sensato fare l’ennesimo fact-checking di cose già smentite più volte qui su BUTAC o in altre sedi.

Le fonti

Vorremmo solo evidenziare che la dottoressa è medico libero professionista in un piccolo comune da 6200 abitanti in provincia di Bologna. Durante la prima ondata, quando la dottoressa ha cominciato a esprimersi una prima volta, i contagiati in zona erano pochi, e non so quanti fossero sotto diretta osservazione della stessa. Quindi la dottoressa ha fatto esperienza basandosi su un numero ristretto di pazienti. Ha senso condividere il parere, non supportato da letteratura scientifica in merito, di un medico che della pandemia ha avuto l’esperienza di ambulatorio in un paesone di provincia? Non voglio minimamente sminuirne l’opera, e sono sicuro che sia vero che nessuno dei suoi pazienti sia morto. Ma può essere che quelli gravi siano finiti all’ospedale di Loiano, o a Bologna in terapia intensiva. Senza passare dalle sue mani.

Queste considerazioni sono alla portata di tutti, chiunque in pochi secondi può verificare dove abbia lo studio la dottoressa, gli abitanti della zona, le eventuali emergenze Covid-19 che ci sono state da quelle parti.

Non ritengo si possa aggiungere altro. La disinformazione sulla pandemia è essa stessa causa di contagi, vedere qualcuno fare qualcosa per limitarla sarebbe molto bello, e invece dal fronte “task force contro la disinformazione” purtroppo le notizie non sono le migliori.

maicolengel at butac punto it

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