Il professor Cosentino, il Green pass e l’audizione al Senato

Precisiamo alcuni punti omessi nell'audizione

Ci state segnalando davvero in tanti l’intervento del professor Cosentino al Senato durante le audizioni sul tema Green pass.

In rete circola il video dell’audizione di questo medico e professore universitario, e abbiamo ritenuto fosse interessante analizzare quanto riportato con voi, dopo averlo fatto revisionare dal nostro referente medico, il dottor Pietro Arina.

 

Si tratta di un video relativamente corto, in cui tutto si basa su questa prima affermazione che viene mostrata anche nelle slide:

Per chi ha problemi a visualizzarlo riporto:

In altri termini il Green Pass si fonda sugli assunti che la non contagiosità sia garantita:

  1. dalla vaccinazione
  2. dalla guarigione
  3. dall’esito negativo di un tampone

Il primo assunto è falso, il secondo non è documentato e il terzo è vero.

Il professore dopo questa slide cita uno studio, di cui aveva dato notizia il Corriere della Sera il 2 ottobre 2021. Studio per ora in preprint – ma questo il professor Cosentino non lo dice – che s’intitola:

The impact of SARS-CoV-2 vaccination on Alpha & Delta variant transmission

Cosentino dice, dell’articolo del Corriere:

…quest’articolo si basa su uno studio, dal mio punto di vista, molto bello e molto solido veramente interessante, che vorrei vedere nei suoi tratti generali insieme. Prima di tutto per estrarre come in realtà spesso, e questo è un ottimo esempio, i mezzi di informazione e la comunicazione pubblica nostra spesso fraintendano, malintendano, non so bene per quale motivo, gli studi scientifici che in realtà ci dicono cose molto solide e molto concrete questo è lo studio disponibile sulle piattaforme med archive che tutti abbiamo imparato a conoscere in questo periodo…

Perché è importante spiegare che si trova in preprint? Perché, come sa chiunque mastichi un po’ di studi scientifici, uno studio in preprint non è stato finalizzato dagli autori, e potrebbe contenere errori e/o riportare informazioni che non sono state provate, o che non sono ancora state revisionate o approvate in alcun modo dai pari della comunità scientifica o medica. 

Oltretutto lo stesso sito usato dal professor Cosentino, prima dello studio, riporta molto chiaramente:

Questo articolo è una prestampa e non è stato sottoposto a revisione paritaria [cosa significa?]. Riporta nuove ricerche mediche che devono ancora essere valutate e quindi non dovrebbero essere utilizzate per guidare la pratica clinica.

Ma andiamo avanti, il professor Cosentino per circa un minuto ci racconta perché a suo avviso lo studio è così bello e interessante, afferma che i ricercatori di Oxford sono estremamente qualificati, e che i dati su cui si è basato lo studio sono quelli pubblici del Servizio sanitario inglese.

Il professore legge i dati e li riporta alla commissione del Senato, e sono tutti corretti, quello che però non spiega è che lo studio, per come è impostato, analizza l’impatto della vaccinazione sulle “breakthrough infections”, ovvero quei casi in cui si ha una positività pur essendo stati vaccinati.

Tutti gli altri contatti che sono risultati negativi non vengono in alcuna maniera analizzati dallo studio di Oxford. Quindi lo studio fornisce un dato importante, che va a completare informazioni già note. Nei pazienti che pur vaccinati hanno ancora la capacità di diventare positivi al virus e trasmetterlo ad altri, dopo 12 settimane la carica virale diventa indistinguibile da quella dei non vaccinati. Ma questi pazienti sono una minoranza della popolazione vaccinata, e non la norma.

Lo studio inoltre differenzia tra Pfizer e AstraZeneca, spiegando che quest’osservazione è più grave col secondo che col primo. Cosentino questa differenziazione la evita del tutto.

Per il professore è più importante concentrarsi sul dato che solo il 10% delle trasmissioni del virus sia avvenuto sul luogo di lavoro o a scuola, mentre il 70% è avvenuto a casa. Tutto vero e corretto, ma andrebbe ricordato che in UK (ma anche da noi) tra febbraio e agosto 2021 le misure di contenimento a casa si sono praticamente azzerate, e la maggior parte della gente è tornata a fare la vita di sempre, mentre al lavoro ci sono ancora grosse misure di contenimento in atto. Quanti usano le mascherine se hanno amici a cena, quanti le usano se hanno clienti in ufficio? Sia chiaro, nemmeno lo studio spiega queste cose, ma perché a mio avviso sono ovvie. Se stai riassumendo lo studio di fronte a una commissione secondo me sarebbe corretto spiegare anche quel dato.

Lo studio poi riporta una serie di osservazioni sui fattori di rischio che sono stati incluse nell’analisi dei dati del Servizio Sanitario britannico (che però non vengono menzionate nelle conclusioni). Il professor Cosentino ritiene che l’unico degno di menzione sia quello che sostiene che il positivo asintomatico, indipendentemente dall’essere vaccinato o meno, ha una contagiosità ridotta del 72% verso la variante Alfa e del 39% verso la Delta.

E arriviamo alle conclusioni del professor Cosentino:

Onestamente di tutto quanto riportato a me interessa una sola cosa, quello che Cosentino definisce l’assunto principale. Infatti riporta che:

L’assunto principale su cui si regge il Green Pass, che i vaccinati non contagino, è infondato.

Ma che quello sia l’assunto del Green pass l’ha deciso lui, perché è noto da ben prima che si parlasse di Green pass che i vaccinati possono contagiare.

L’assunto su cui si basa il Green pass non è che i vaccinati non contagino

Come spiegavamo pochi giorni fa in occasione di un altro studio, presentato da Belpietro come lo “studio che demoliva il Green pass”:

…a parte l’uscita infelice di Draghi di qualche mese fa, chi tra i medici dell’ISS ha sostenuto negli ultimi sei mesi che il green Pass o il vaccino fossero un passaporto che assicura la non contagiosità? A me risulta che già a febbraio 2021, ben prima che si parlasse di green pass, avessimo dubbi su quanto il vaccino proteggesse da possibili contagi o dall’essere veicolo di trasmissione. Quello che però si vedeva (e si vede anche nello studio preprint dello Spallanzani) è che chi è vaccinato ha molte meno probabilità di essere ospedalizzato o di finire in terapia intensiva, o peggio di morire.

E sia chiaro, non difendiamo il Green pass in quanto tale, infatti sempre nell’articolo del 1 ottobre spiegavamo che:

Il Green pass è un sistema politico, sfruttato per spingere quei 5 milioni di over 50 ancora refrattari al vaccino a vaccinarsi. Credo che questo sia palese. Bisogna spingerli per raggiungere quella copertura delle fasce più suscettibili all’aggravarsi della malattia. Bisogna che si vaccinino per riuscire veramente a riaprire con maggior tranquillità. Quella copertura, oltretutto, come già spiegato da tanti, va raggiunta il più velocemente possibile, per evitare appunto il famoso nascere delle varianti vaccinoresistenti, che per ora, per fortuna, ancora non si sono viste.

E aggiungo che Cosentino, pur riportando buona parte dello studio di Oxford, ne ha completamente saltato le conclusioni, che dicono:

The Delta variant has spread globally and caused resurgences of infection even in the setting of high vaccination coverage. Increased onward transmission from individuals who become infected despite vaccination is an important reason for its spread. Booster vaccination campaigns being considered and implemented are likely to help control transmission as well as preventing infections.

Che tradotto:

La variante Delta si è diffusa a livello globale e ha provocato recidive di infezione anche in un contesto di elevata copertura vaccinale. L’aumento della trasmissione da individui che si infettano nonostante la vaccinazione è un motivo importante per la sua diffusione. Le campagne di vaccinazione di richiamo che vengono prese in considerazione e attuate sono un aiuto per controllare la trasmissione (del virus) e per prevenire le infezioni.

Non crediamo sia necessario aggiungere altro.

La redazione di BUTAC

redazione at butac punto it

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