Così parlò Montanari

E ti pareva che anche lui non dovesse far sentire la sua voce ed esprimere la sua opinione?
Il video in questione ha quasi 450 mila visualizzazioni, spero che la maggior parte si siano fermate dopo i primi minuti. Io me lo sono visto tutto. 42 minuti di intervista al dottore in Farmacia Stefano Montanari. Meriterebbe di essere trattato minuto per minuto, ma alla fine non ne vale la pena. Svariati i momenti “belli”: quando prova a fare il comico simpaticone menzionando gli unicorni, quando menziona i marò (di cui effettivamente sentivamo la mancanza in questi giorni), quando insulta più o meno velatamente studiosi e scienziati che in questi giorni stanno facendo il possibile per trovare una cura o un vaccino.

Più volte si contraddice, durante i 42 lunghissimi minuti di intervista; afferma che COVID-19 non è altro che un raffreddore poi corregge il tiro e dice è un’influenza polmonare, poi che è una polmonite interstiziale. Dice che è un virus nuovo che non conosciamo poi che se facciamo il test a tutti gli italiani almeno 30 milioni sono positivi e infine che i tamponi danno almeno l’80% di falsi positivi. Quest’ultima affermazione potrebbe essere vera se applicata ai test rapidi che stanno testando in questi giorni; il test “ufficiale” invece sfrutta l’amplificazione di alcune porzioni del materiale genetico del virus e questo, come ci hanno insegnato in questi anni i vari CSI & simili, difficilmente mente. Il problema potrebbe essere eventualmente la presenza di falsi negativi, se il tampone viene effettuato in uno stadio troppo precoce (ma questo è un altro discorso).

Non manca di attaccare la sanità italiana che quando sente dire che è la migliore al mondo gli “cascano le braccia e a volte non solo quelle”. La sanità italiana al momento è in ginocchio, negli ultimi 20/25 anni o più è stata oggetto di tagli più o meno (in)sensati, ma nessun ricoverato pagherà un solo centesimo per le cure e le terapie ricevute, a prescindere dal loro status sociale. Vorreste forse vivere in USA?

Ma veniamo alle affermazioni degne davvero di nota.

Spero che in questi giorni, a furia di leggere o di sentire solo informazioni sul virus Sars-Cov-2 e la malattia che provoca, la COVID-19, abbiate imparato cosa sia un virus, quali siano le sue caratteristiche e le possibili mutazioni. Nel caso, per non tediarvi troppo, vi rimando qui, ché un ripassino non fa mai male a prescindere.

Ora, il buon dottore in Farmacia, che stando alla sua biografia potrebbe ormai ritirarsi e condurre una vita da bravo pensionato, afferma in pratica che la COVID-19 è molto pericolosa soprattutto per gli anziani, mentre per la stragrande maggioranza dei giovani in buona salute è innocuo e spesso asintomatico. Ottime notizie quindi, possiamo tornare a uscire tutti, riapriamo ristoranti e pizzerie, centri commerciali e impianti sportivi, parchi e giardini! E soprattutto non impediamo agli anziani di uscire, loro hanno bisogno di uscire, di non stare rinchiusi al buio, senza sole, altrimenti si deprimono e si ammalano. Noto un certo nonsense in tutto questo. Infatti gli anziani, che sono più a rischio di complicazioni polmonari rispetto a un trentenne che gode di buona salute – a prescindere dalla presenza o meno di patologie pregresse -, andrebbero tutelati maggiormente. Insieme a tutta quella parte di popolazione non anziana ma che soffre di una qualche patologia: immunodepressi, malati di sclerosi, malati di diabete, pazienti oncologici ecc.; ma secondo il dottor Montanari il modo migliore per proteggerli è uscire tutti di casa e andare a fare passeggiate, tanto “i morti di COVID-19 sono solo tre, ammesso che ci siano morti di COVID-19” (ma questo lo approfondiamo dopo…). Anche perché tutti noi, ormai, ci siamo trincerati in casa, al buio, con le persiane chiuse o addirittura ci siamo trasferiti nelle buie cantine e non prendiamo un raggio di sole nemmeno per sbaglio, siamo depressi e rischiamo di ammalarci. (Ma anche se fossi depressa, di sicuro non potrei ammalarmi di COVID-19 se sono chiusa in casa 24 su 24.)

Stando a costui, che comunque ammette di non essere un economista, questa pandemia, e qui sfociamo nel complottismo, è stata causata: dagli scommettitori sui Pandemic Bond emessi nel 2017 dalla Banca Mondiale; da qualcuno che ci vuole somministrare a tutti i costi un vaccino contro un virus che non si ancora se dà o meno immunità e nel caso se è a lungo termine e che inoltre muta molto velocemente (vi lascio il link a un interessante articolo dell’Internazionale) e infine dai grandi potenti del mondo, perché il mondo è chiuso ma le borse no, e crollano e quando tutto ciò finirà i ricchi saranno ancora più ricchi e i poveri ancora più poveri. Ehhhhh…

E last but not least, mi sono lasciata la chicca per ultima, Secondo quanto afferma l’ISS (Istituto Superiore di Sanità) ci sarebbero solo tre morti “per” coronavirus. Gli altri sono tutti morti “con” il coronavirus. I dati dell’ISS sono alla portata di tutti, parlano chiaro e possiamo andare a verificare, così come possiamo verificare facilmente quali sono state le parole del Presidente dell’ISS Brusaferro durante la conferenza stampa del 18 marzo, a partire dal minuto 18; il report a cui si riferisce è quello basato sui dati aggiornati al 17 marzo. Durante il suo intervento non ha detto che ci sono solo tre persone morte per coronavirus. Ha snocciolato le percentuali dei pazienti morti con o senza patologie croniche pregresse. Vediamo i dati aggiornati al 20 marzo:

La tabella 1 (che potete trovare nel link sopra, ndT) presenta le più comuni patologie croniche pre-esistenti (diagnosticate prima di contrarre l’infezione) nei pazienti deceduti. Questo dato è stato ottenuto in 481/3200 deceduti (15.0% del campione complessivo) . Il numero medio di patologie osservate in questa popolazione è di 2.7 (mediana 2, Deviazione Standard 1.6). Complessivamente, 6 pazienti (1.2% del campione) presentavano O patologie, 113 (23.5%) presentavano 1 patologia, 128 presentavano 2 patologie (26.6%) e 234 (48.6%) presentavano 3 o più patologie.

Brusaferro, durate la conferenza stampa, aveva citato proprio il numero di pazienti deceduti senza patologie riscontrati nel campione, pari, il 20 marzo, a un numero di circa sei persone infette. Quindi le persone decedute avevano ormai il destino segnato? Sarebbero banalmente morte non per il coronavirus, ma perché oltre a essere anziane risultavano già malate. Osservando la tabella 1 delle patologie più comuni nei pazienti deceduti scopriamo che, al 20 marzo, il 73,8% soffriva di ipertensione arteriosa, il 33,9% soffriva di diabete mellito, il 30,1% di cardiopatia ischemica. Ma questi dati così, senza alcuna spiegazione, hanno davvero un significato reale? O possono indurre la popolazione a sottovalutare la reale pericolosità di questo virus?

I numeri non mentono di certo, ma devono essere interpretati nel modo corretto e sembra che tutto questo putiferio sia causato principalmente da un errato utilizzo delle preposizioni semplici: morto per coronavirus vs morto con coronavirus, morto di coronavirus vs morto con coronavirus.

La teoria ampiamente sfruttata dai negazionisti (oltre al dottore in Farmacia, annoveriamo tra questi attrici e geometri) è semplice: se tutta la popolazione si infetta con un virus altamente contagioso quale quello che provoca la COVID-19, anche chi è arrivato a fine vita per qualunque altra ragione risulterà infetto; attribuire la morte di queste persone (malate e/o anziane) al virus sarebbe una distorsione della realtà; l’allarme sociale che ne deriva sarebbe spropositato e sarebbe scorretta la conta dei morti e degli ospedalizzati, perché non sarebbero dovuti al virus.

Questo articolo comparso su “Il Foglio” un paio di giorni fa e scritto da Enrico Bucci (per chi non lo conoscesse Adjunct Professor in Systems Biology SHRO alla Temple University di Philadelphia e autore di “Cattivi scienziati”, tutto dedicato alle frodi scientifiche) centra in pieno l’argomento. Vi riporto alcuni passaggi molto interessanti:

Se il virus fosse davvero così benigno, bisognerebbe invocare un’altra causa per spiegare il riempimento esponenziale […] delle unità di terapia intensiva. […] Perché se il virus è un mero “passeggero” che ritroviamo in chi si ricovera e muore, ma non è invece una seria causa di ospedalizzazione e morte, allora ci dovrà essere una diversa ragione per il fenomeno che stanno osservando tutti quelli che […] stanno in una corsia di un reparto trasformato in una trincea per fronteggiare l’arrivo crescente di soggetti con sintomi straordinari. Se le morti avvengono “con” il virus, e non “per” il virus, allora bisogna capire come mai nel bergamasco le camere mortuarie sono piene: sarà il cambio di stagione? […] Diamo per buona la preposizione “con”, e immaginiamo che, di fatto, il virus sia causa solo di pochissime morti tra i pazienti ospedalizzati. In questa ipotesi, muore chi sarebbe comunque morto a breve, per vecchiaia o per malattia o, soprattutto, per una combinazione delle due cose. Di conseguenza, possiamo aspettarci che le maggiori cause di morte siano le stesse di sempre, e cioè che le patologie che aveva chi muore oggi “con” il virus non siano sostanzialmente diverse da chi moriva ieri, “senza” il virus. La verifica di questa ipotesi è molto semplice: basta andare a guardare un campione di 268 deceduti – diremo “durante” l’epidemia, per non sbilanciarci tra le due preposizioni “con” e “per” – il cui quadro clinico alla morte è stato reso noto dall’Istituto Superiore di Sanità il 13 marzo. Fra questi, il 76,5 per cento dei soggetti presentava ipertensione arteriosa. Ammettendo che questa sia stata la causa primaria della loro morte, e non il virus, si tratta di una enorme deviazione da quanto censito dall’Istat fra le cause di morte nel 2014, per pari età. Come mai il rischio di morire con ipertensione arteriosa è improvvisamente schizzato alle stelle? E perché, percentualmente, la quota di morti con cardiopatia ischemica, come quella dei pazienti con fibrillazione atriale, è molto maggiore rispetto agli stessi dati di riferimento, come quella con diabete mellito e dei pazienti con insufficienza renale cronica? E perché anche la percentuale di morti con broncopatia polmonare cronica ostruttiva è accresciuta? Abbiamo quindi un agente selettivo all’opera, che aumenta il rischio di morte di certi specifici pazienti, non di tutti. In realtà, è evidente che un agente attivo ne causa il peggioramento selettivo, per cui muoiono molto di più dell’atteso (o prima, il che è lo stesso). […] Resta il fatto, tuttavia, che gli indizi che il virus ci ha lasciato permettono già di imputargli quelle morti evitabili, ben al di sopra dei pochi morti senza altre patologie. Con buona pace degli esercizi grammaticali, che non consolano né ingannano nessuno.

Possiamo quindi decidere di fare cherry picking con i numeri, seguendo i negazionisti/complottisti di turno, chiunque essi siano; oppure possiamo usare il cervello e guardare tutti i numeri, confrontarli e analizzarli, mandando a quel paese certi soggetti. Attenzione, però, che se tutti decidessimo di negare e ce ne infischiassimo delle disposizioni emanate in questi giorni, rischieremmo di mettere a repentaglio la nostra vita e quella dei nostri cari. Mia mamma ha 77 anni, la mamma del mio compagno 81, la mia vicina di casa quasi 90, e immagino che tanti tra voi lettori abbiate persone care che rientrano tra le persone fragili descritte da Brusaferro nel suo discorso del 18 marzo. Vogliamo davvero mettere a repentaglio la loro vita solo perché ci fa comodo andare dietro a certi soggetti?
Voi non lo so, io sicuramente no.

Thunderstruck chiocciola butac.it
Se ti è piaciuto l’articolo, sostienici su Patreon o su PayPal! Può bastare anche il costo di un caffè!