Crocifissi in classe e notizie inventate

Esiste una galassia di siti nati sulle ceneri di quelli che sono stati i primi, anni fa, a pubblicare notizie completamente inventate – generalmente mischiate a poche reali per confondere il lettore. Si somigliano un po’ tutti, anche perché quasi tutti usano un tema di default per il sito. Per cui ci ritroviamo un “Notizie 24 Ore”:



Che è praticamente identico a “Notizie dal mondo”:



Siti che a loro volta vengono ripresi da altri, senza che nessuno si preoccupi di verificare se ciò che viene raccontato è reale o meno.



Nel caso che ho screenshottato, ad esempio, abbiamo un articolo dal titolo:

Crocifisso in classe, padre islamico: “mia figlia non andrà in aula, i cristiani devono…

E pochissime righe di testo che riportano:

Un giovane musulmano ha postato via social una scritta in arabo che recitava testuali parole: “La scuola deve smetterla di imporre il crocifisso, gli italiani in particolare hanno stufato.

Mia figlia dovrà essere inserita in una classe senza crocifisso, in caso contrario la maestra dovrà fare lezione a lei in corridoio. Basta con quel coso morto appeso”

Via social dove? Facebook? Non ci risulta, nemmeno su Instagram o TikTok, e sarebbe bastato un link per rendere la notizia perlomeno credibile. Sia chiaro, è possibile che qualcuno abbia pensato o scritto una cosa del genere, io stesso trovo il crocifisso in classe un abuso per chi non è un fedele. Difatti come spiegato più e più volte la scuola italiana dovrebbe essere statale e quindi laica e il crocifisso in classe non ha alcuna ragione d’essere, è una scelta dei singoli presidi se averlo o meno, e nessuna legge vieta agli studenti di chiederne la rimozione. Ma se davvero qualcuno avesse detto o scritto quella frase sarebbe, in realtà, una non-notizia, qualcosa di scarso o nullo interesse che viene messo in circolo solo per provocare delle reazioni indignate in chi crede che avere un simbolo religioso appeso in classe sia corretto e inevitabile. E soprattutto questo non significa che si possa pubblicare una notizia inventata sulla base della sua plausibilità ideando delle circostanze inesistenti, non è certo così che si fa informazione.

Condividere siti come i due qui sopra è sciocco, perché dimostra ai propri amici e contatti che nemmeno abbiamo provato ad approfondire i fatti e che condividiamo qualsiasi cosa sia in linea con i nostri pregiudizi. Questo è uno dei motivi per cui tanti di questi condivisori di notizie inventate e disinformazione si muniscono di account anonimi o semi-anonimi: possono sembrare account fake o troll, ma spesso sono solo persone che si vergognano di metterci nome e faccia perché sanno di condividere contenuti non accurati, ma non vogliono rinunciare a cliccare “Condividi” sotto ai post che confermano i loro pregiudizi, anche se infondati.

maicolengel at butac punto it

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