Cucchi, risarcimenti e paragoni inutili

Sui social sta girando l’ennesimo screeenshot fatto apposta per parlare alle pance di chi ha tanta indignazione e poco spirito critico.

Alla signora Ilaria Cucchi (che tanto amava il fratello) è stata elargita, da parte dell’ospedale “Pertini”, una somma di un milionetrecentoquarantaduemila euro per la morte dello spacciatore Stefano Cucchi. A breve. arriveranno i soldi dello Stato per la responsabilità civile dei CC(si vocifera altri 2/3 milioni di euro). Ovviamente non entro nel merito della vicenda. Desidero però chiedere, scusandomi per la mia ignoranza in materia, se ai familiari di un operaio che muore sul lavoro o a quelli di un militare delle Forze dell’Ordine, caduto nell’adempimento del suo dovere vengano assegnate simili somme. Un ringraziamento affettuoso e anticipato a chi saprà rispondere a questa mia domanda.

Partiamo dai toni del messaggio, melliflui mi verrebbe da definirli. Non è che ci sia molto da dire, il paragone è sciocco, su più livelli. Stefano Cucchi non è morto mentre al lavoro, ma è morto a causa delle percosse subite, e i medici sono risultati colpevoli di gravi negligenze per ritardi sia nella diagnosi, sia nelle cure. I risarcimenti sono dati perché ci sono state sentenze di tribunali, non perché si elargiscono soldi a caso. Chi muore sul lavoro, se lavoratore regolare, ha diritto a risarcimenti che si basano su contratto e assicurazioni del datore di lavoro. Qui la situazione è completamente diversa, abbiamo un cittadino italiano, che prima viene percosso in maniera brutale da chi invece dovrebbe difenderlo, e poi viene trattato in maniera insufficiente da chi dovrebbe curarlo.

Non capire questa fondamentale differenza è grave, purtroppo dimostra l’assoluta mancanza di spirito critico in tanto soggetti che affollano i social network.

Bisogna rimediare a questa situazione, l’unica è farlo partendo dalla scuola.
maicolengel at butac punto it
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