Cucchi, risarcimenti e paragoni inutili
Sui social sta girando l’ennesimo screeenshot fatto apposta per parlare alle pance di chi ha tanta indignazione e poco spirito critico.
Partiamo dai toni del messaggio, melliflui mi verrebbe da definirli. Non è che ci sia molto da dire, il paragone è sciocco, su più livelli. Stefano Cucchi non è morto mentre al lavoro, ma è morto a causa delle percosse subite, e i medici sono risultati colpevoli di gravi negligenze per ritardi sia nella diagnosi, sia nelle cure. I risarcimenti sono dati perché ci sono state sentenze di tribunali, non perché si elargiscono soldi a caso. Chi muore sul lavoro, se lavoratore regolare, ha diritto a risarcimenti che si basano su contratto e assicurazioni del datore di lavoro. Qui la situazione è completamente diversa, abbiamo un cittadino italiano, che prima viene percosso in maniera brutale da chi invece dovrebbe difenderlo, e poi viene trattato in maniera insufficiente da chi dovrebbe curarlo.
Non capire questa fondamentale differenza è grave, purtroppo dimostra l’assoluta mancanza di spirito critico in tanto soggetti che affollano i social network.
Bisogna rimediare a questa situazione, l’unica è farlo partendo dalla scuola.
maicolengel at butac punto it
Se ti è piaciuto l’articolo, sostienici su Patreon o su PayPal! Può bastare anche il costo di un caffè!