Demistificare è controproducente?

FACTCHECKING21

Gentile Ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca

mi perdoni se rubo un po’ del suo tempo, ma credo sia importante porre alla sua attenzione qualche cosa che è importante per le generazioni future. Io sono un piccolo blogger, nessuno di noto o importante, ma da oltre due anni, seguendo le orme di personaggi ben più in gamba di me come Paolo Attivissimo e Salvo di Grazia, passo ogni minuto del mio tempo libero a fare verifica delle informazioni che la rete ci passa, nel caso siano riportate male le sbufalo (insieme a dei valenti collaboratori) per i miei lettori. È un hobby impegnativo, ma che mi dà grande soddisfazione. Circa un anno fa sul Post è apparso un articolo che reputo vada letto da tutti coloro che, come noi, fanno della divulgazione scientifica e della corretta informazione una bandiera, Lei inclusa Ministro Giannini, d’altronde non è anche Ministro della Ricerca?

A me il Post piace,

e in fondo anche questo articolo mi ha fatto piacere.

Peccato che sostenga che tutto quanto facciamo sul nostro blog Butac per combattere la disinformazione scientifica potrebbe essere inutile, se non addirittura controproducente!

…diversi studi hanno dimostrato che le persone reagiscono alle stesse informazioni in modo diverso, in base alle loro idee, alle loro credenze e alle loro esperienze. Come ha spiegato Nyhan, «le persone resistono alle informazioni che contraddicono le loro opinioni – le cosiddette informazioni correttive – trovando nuove ragioni per credere a quello a cui credevano e finendo per crederlo ancora di più». Recentemente un articolo del Washington Post, commentando alcuni studi che mostravano come persone di orientamento politico opposto avevano reagito alle stesse informazioni fornite da persone diverse. Una proposta politica presentata da una voce “di sinistra” era stata elogiata da quelli di sinistra e criticata da quelli di destra; la stessa proposta politica presentata da una voce “di destra” era stata elogiata da quelli di destra e criticata da quelli di sinistra.

Io non dico che quanto riportano sia errato, ma da papà, oltre che da debunker, ho avuto modo di incontrare svariati genitori che hanno scelto di vaccinare i propri figli dopo aver letto i tanti articoli presenti sul web scritti da noi o da altri divulgatori scientifici. So che per qualcuno è stato molto utile trovare spiegazioni semplificate al massimo e corredate di tutte le fonti necessarie, e rendersi conto invece che di quanto le fonti degli antivaccinisti siano costruite sempre su fondamenta inesistenti.

Ma ciò non toglie che, ogni volta che scrivo un pezzo contro gli antivaccinisti, o sbufalo una fuffata di ………. (inserire nome di politico a caso), so che nessuno dei suoi sostenitori cambierà idea; quelli duri e puri, quelli che magari lo seguono dall’inizio, troveranno SEMPRE un modo per giustificarlo. L’esempio di questi giorni è l’infelice uscita di Beppe Grillo sulle mammografie. So bene che Grillo non ha mai detto che le mammografie facciano male, ha “solo” chiesto trasparenza. Ma da ottimo comunicatore sa benissimo quale messaggio sia passato al grande pubblico. Lo sa bene. Bene, tra i suoi sostenitori TUTTI si sono schierati in sua difesa. Sono pochissimi quelli che, pur avendo colto come andasse interpretata la frase, si sono ribellati al sistema usato per comunicarla.

Ma dove voglio arrivare?

Perché indirizzo a Lei Ministro questa mia lettera aperta?

Il Post in pratica ci dice che cercare di convincere un antivaccinista è impossibile, anzi farlo rafforzerà per sempre le sue convinzioni. Bene, o meglio, male… ma allora cosa possiamo fare? Come possiamo pensare di migliorare questo tipo di credenza popolare? Come possiamo combattere l’anti-scienza dilagante che si sta impossessando di una certa fetta di popolazione generalista?

Per la nostra generazione e quelle degli ultimi 20 anni credo che non ci sia più nulla da fare, se hai tra i 30 e i 70 anni e sei credulone, uTonto e  anti-scienza morirai così, nulla e nessuno ti faranno cambiare idea, rimarrai un ignorante, nel senso che ignori i veri fatti.

Ma per le generazioni successive?

Per i nostri figli?

Che fare?

Il Post, come anche tutte le testate che hanno trattato la cosa, non ci dà una risposta, ci lascia nel dubbio che siamo fregati… ma io questo non posso accettarlo, anzi, vorrei che proprio testate come il Post diventassero propositive, spiegassero cosa possiamo fare per contrastare l’anti-scienza, se non per la nostra generazione almeno per quelle successive.

La mia idea è che la scuola sia il punto di partenza, l’unico posto dove si può contrastare l’ignoranza. E non deve farlo spiegando che i vaccini fanno bene o che le torri gemelle son venute giù a causa dei terroristi che han dirottato gli aerei. No. La scuola deve fornire gli studenti gli strumenti necessari per imparare a fare FACT CHECKING, indipendentemente da quale sia il contesto. La rete 30 anni fa non esisteva, e ad oggi dal sistema scolastico è vista come un’appendice dei libri, un luogo a metà strada tra informazione ed intrattenimento. Gli stessi insegnanti NON SONO CAPACI in tanti casi di usarla nella maniera corretta, e di rimando di insegnare agli alunni come funziona.

Invece è proprio insegnando la verifica dei fatti che si può sperare che il figlio di due antivaccinisti incalliti prima o poi li pigli a testate sul naso e si faccia vaccinare. È proprio per merito del fact checking che il figlio di sostenitori del metodo Di Bella potrebbe arrivare un giorno a casa e dire: “Mamma, papà, ma voi non avete proprio capito una fava!”

E alla stessa maniera un giovane che impari oggi a districarsi nella rete sarà domani un utente avanzato, che incorrerà meno nel rischio di prendersi un virus informatico o cadere nella trappola del phishing. Insegniamo ai nostri figli a far di conto, ad andare in bicicletta, a leggere, ma per ora nessuno si sta impegnando a fare di loro dei cittadini del domani in grado di usare l’unico strumento che sarà davvero necessario nel futuro! Cos’è che ci spaventa? Che possano diventare più svelti e più bravi di noi? Io ci spero, spero davvero che mio figlio capisca il mio impegno su Butac, e che sappia trasformare il fact checking in un mantra, da applicare ogni qual volta legge una notizia da qualche parte!

Ecco caro Ministro, questa è la mia modesta opinione su quanto andrebbe fatto d’ora in poi.

Mi piacerebbe che le testate online come lo stesso Post o Giornalettismo, lette da tantissimi giovani, iniziassero a spingere sull’argomento, a far passare nelle case degli italiani il messaggio che la Rete usata come la si usa oggi è uno strumento pericolosissimo, che creerà mostri ignoranti.

Mi piacerebbe che Lei Ministro della Pubblica Istruzione avviasse un programma, magari piccolo che crei nuove figure nel corpo docenti o istruisca meglio quelle già esistenti. Almeno dalla quarta elementare alla terza media occorre vi siano figure che insegnino l’uso degli strumenti di verifica, spieghino cosa sia la corretta informazione. Imparare fin da subito, ancor prima d’iniziare a navigare sulla rete, come capire se ci troviamo di fronte a della disinformazione o addirittura ad una notizia inventata.

Migliorare l’analfabetismo da web,  istruire meglio per costruire un futuro adulto più in gamba, più capace: meno uTonto!

Spingiamo tutti insieme, facciamo pressione affinché la scuola, l’università obblighino gli studenti ad imparare le regole del fact checking e ad applicarle. Smettiamola di discutere se sia più giusta un’ora di flauto traverso rispetto a un’ora di educazione fisica e pensiamo seriamente ad introdurre nelle scuole l’ora di verifica dei fatti. Non è che sia un impegno improponibile, non è che siano necessari fondi immani, si tratta solo d’istruire gli insegnanti, e magari di cacciare quelli (tuttora pagati dalle nostre tasse) che non meritano il posto (mi viene sempre in mente il fratello d’un terrazzinaro di Sanremo).

maicolengel