Denuncia situazione ospedali in Lombardia, zona rossa

Il fact-checking di Andrew Villani, paziente oncologico

Ci hanno segnalato su Facebook il lungo post di Andrew Villani, paziente oncologico della Fondazione IRCCS Istituto Nazionale dei Tumori, dell’IRCCS Ospedale San Raffaele e della Fondazione CNAO in merito ai video di denuncia della situazione sanitaria nella Regione Lombardia dal titolo “Denuncia situazione ospedali in Lombardia” che ha avuto fortissima circolazione sui social nei giorni scorsi. Dopo averlo contattato abbiamo deciso di lasciare interamente la parola ad Andrew e al suo post, che spiega in tutti i dettagli sia gli antefatti che la propria esperienza, senza tralasciare ovviamente la verifica dei fatti.


Ognuno avrà il suo quarto d’ora di celebrità, affermava Andy Warhol nel ’68, ma fino a dove siamo disposti a scendere per ottenerlo? Cosa si fa, oggi, per guadagnare decine di migliaia di followers dal nulla?
È un post lungo, lo anticipo, servono più di 5’ di lettura, ma sono indispensabili per spiegarvi, augurandomi di cuore che siano aspetti a voi ignoti, come e perché siete stati usati e presi in giro nella vostra totale buona fede.
Nel week-end scorso 6 milioni di italiani hanno visto il video di 7’39” di Martina Luoni, 26enne lombarda, affetta da tre anni da un tumore al colon con metastasi al fegato. Da semplice sfogo di una ragazza qualunque sul proprio profilo Instagram, è divenuto virale venendo condiviso da numerosi personaggi dello spettacolo, portato Beppe Sala a chiamarla per scusarsi (di cosa…), giornali a rilanciare la notizia, tg a intervistarla e probabili ospitate televisive.
Aggiornamento: le ospitate son divenute solide realtà tra La7 e Pomeriggio 5. Inoltre, la Regione Lombardia l’ha premiata, in maniera controversa, scegliendola come uno dei volti per la campagna di sensibilizzazione “Covid dilemma”.
Peccato che, pezzi di quanto narra, pezzi cruciali, siano purtroppo falsi o, se preferite, non verità manipolate a regola d’arte, con maestria, per condurvi dove voleva.
Innanzitutto mi chiamo Andrew Villani, ho gli anni che c’ho, come direbbero in Boris, oppure quasi quelli di Cristo. Insomma, vado per i 33 come i trentini che entrarono in Trento, ma ho l’erre moscia, quindi ecco svelato perché scrivo e non faccio un video. Non ho l’influenza da 15 anni, ma ho avuto due tumori rari negli ultimi 3. Vi consiglio di prendere la febbre, quella canonica sia chiaro. Nel luglio 2017, alla Fondazione IRCCS Istituto Nazionale dei Tumori, mi hanno asportato l’intero colon per un tumore genetico ereditario (F.A.P. – Poliposi adenomatosa familiare). A fine luglio 2019 un’équipe del IRCCS Ospedale San Raffaele, in un intervento di 12 ore, con terapia intensiva aggiuntiva, mi ha rimosso un rabdomiosarcoma sclerosante dalla testa. Non saprete cosa sia, ci sta, neppure io lo conoscevo, ma direi che è già sufficiente il cattivo suono per comprendere che non sia niente di buono. Ho sacrificato altre parti di me, ossia un po’ di udito e la possibilità di sorridere (non posseggo più uno dei due nervi che permette questo gesto naturale), però sono ancora qui ed è quello che conta.
Da inizio 2020, terminati 3 mesi di radioterapia sperimentale presso la Fondazione CNAO di Pavia, sono divenuto un paziente oncologico soggetto a follow-up di 24 mesi per monitorare eventuali recidive. In tre strutture sanitarie lombarde non mi mai è stato spostato o cancellato un singolo esame diagnostico, visita o attività ambulatoriale. Ora, immaginate chi invece è coinvolto in fasi più delicate, chemio o radio che siano, oppure che deve sottoporsi a interventi risolutivi, credete che potrebbe avere trattamenti inferiori al mio? No. Infatti, questo non avviene e ne parlo per esperienza diretta. Quest’anno ci mancherà un presidio fondamentale come la prevenzione, è un dato di fatto, drammatico dato di fatto, ma non un affrontato nel discorso.
Terminata la doverosa presentazione, passiamo al video che si intitola: DENUNCIA SITUAZIONE OSPEDALI IN LOMBARDIA – ZONA ROSSA. Martina compare dal primo istante con le mani unite in preghiera, un viso pallido ed emozionato che cerca di sorridere, le occhiaie, la capigliatura rada e corta e un cappello nero in testa. Ok, basta uno sguardo per comprendere che sia malata e oggetto di terapie, probabilmente chemio. Tra di noi ci riconosciamo. Sentiamo cosa ha da dire.
1. Dopo vari interventi, tra cui una stomia, e chemioterapie, viene dichiarata guarita.
Vado a vedere il suo profilo. E’ una cronistoria del suo percorso di paziente. Conosco bene cosa sia una stomia, apertura chirurgica nell’addome per consentire la fuoriuscita di feci e urine in un sacchetto, a causa della rimozione di parte dell’apparato digerente. Ok, sono con lei.
2. Da dicembre 2019, purtroppo, è recidiva. Il suo calvario riparte da marzo 2020 e non può fare visite accompagnata. “Noi malati veniamo isolati ulteriormente. Molti ospedali, uno in particolare, non mi ha preso in cura, ma non so perché.”
E’ vero. Affrontare terapie, esami e visite, senza nessun conforto dei nostri cari, non è semplice. E’ una pesante difficoltà che, da marzo, si è aggiunta per qualsiasi malato, però questo attacco confuso verso gli ospedali, mi fa accendere un campanello d’allarme. Vediamo come prosegue.
3. Inizia a fare la radioterapia e, prima di avviare di nuovo la chemio, vuole fare la conservazione criogenica degli ovuli, ma il San Raffaele all’ultimo, due ore prima dell’appuntamento, glielo cancella e, con esso, la possibilità in futuro di avere figli.
Altra accusa pesante. È possibile? Sì, sarà accaduto, non vedo perché dubitarne, però per quale motivo non si è rivolta altrove? Esistono più istituti specializzati in questo ambito, ospedali non convertiti in strutture covid. Io ho conservato criogenicamente i miei spermatozoi, azione differente, come diverso è il corpo femminile, quindi non mi permetto di parlarne con cognizione di causa, tuttavia la conservazione si esegue prima di sottoporsi alla prima chemio della vita. Dopo di essa perde di efficacia. Si può – come non, sia chiaro – essere compromessi. Detto questo, nessun oncologo ti vieta e/o impedisce di soddisfare questa tua necessità. Si iniziano le terapie solo dopo aver fatto la conservazione.
4. Si arriva a novembre. Le avevano prospettato la sua vita solo facendo chemio, era inoperabile, anzi, meglio, non era indicato operare nel suo caso, ma fatalità si può operare, forse. Ci si sta avvicinando all’operazione. Ha fatto mercoledì il pre ricovero e giovedì ha consegnato gli ultimi esami per confermare o meno l’operazione, ma le è stato detto che l’attività chirurgica è sospesa.
Il campanello è esploso. Siamo passati diretti al Defcon 1. Non sta dicendo la verità.
Da qua in poi il racconto per un ascoltatore attento, che sia un malato oncologico o personale qualificato, assume i contorni della farsa. Imbarazzante farsa. Ed è un peccato perché, in parte, voleva veicolare anche un messaggio sensato e doveroso, come il rispetto delle regole basilari, mascherina e distanziamento, per proteggere tutti noi. Malati e sani. Tutti. Nessuno escluso.
Gli esami pre operatori, che consistono in prelievo ematico, controllo cardiaco, visita con anestesista, tac, risonanza e pet a seconda dei casi, servono solo e soltanto per avere il quadro clinico di chi verrà operato. L’équipe ha già deciso come, dove e quando agire e ha sala e personale prenotato. Gli serve soltanto una fotografia del nostro interno, il più fedele e aggiornata possibile.
Lei suppongo abbia fatto degli esami diagnostici per comprendere se sia possibile in futuro operarla. Ben altro discorso.
5. Un bel sospiro e: “Ragazzi, l’attività chirurgica è sospesa negli ospedali, quindi, capite, che un intervento come il mio, che potrebbe essere salvavita, ma non ci sono solo io. Io parlo per me, ma penso di dare voce anche a tante persone che sono nella mia situazione… ci vengono tolte le visite, ci vengono annullati gli interventi. La situazione è grave.”
No, è falso. Una bugia terrificante e un insulto gratuito verso tutti coloro che si occupano in prima linea della nostra salute. Neppure durante la prima ondata la chirurgia oncologica, la chirurgia urgente, chemioterapie e radioterapie sono state sospese. Difficoltà ne hanno avute, sforzi ne hanno fatti, ma sospensioni mai. Martina, mi spiace, ma finché parlavi per te avrei potuto sorvolare, a fatica ma lo avrei fatto, però, dato che ti ergi anche a mio megafono non richiesto, non posso. Stai dicendo una menzogna e lo fai sulla tua malattia, sulla tua pelle.
Perché inventi il fatto che ti stanno facendo morire? Dicendo che un intervento salvavita come il tuo è sospeso, metti questa idea nella testa delle persone. Diamine, per quale motivo?
6. Chiede di condividerlo perché non è la scelta giusta annullare degli interventi salvavita. Chiede di dare voce a lei e a tutte le persone che sono nella sua situazione. Chiede fiducia, perché ne sta girando di ospedali, sono tutti al collasso, e di taggare chi ha un seguito tale che possa per far arrivare questo messaggio lontano perché più di così non può fare.
Ah, ecco. L’interesse è svelato. Adesso l’obiettivo è chiaro. Per ottenere seguito dovevi calarci in un contesto ben specifico. Necessitavi di empatia, dovevi catturare la nostra attenzione e colpire la nostra sensibilità con la tua storia. Hai usato te stessa.
7. Domenica, nel tardo pomeriggio, pubblica una breve storia frubile per sole 24h, dove tranquilla e sorridente, fa una piccola, davvero minima, rettifica: “Non ho mai detto che mi è stato annullato l’intervento. Ho detto solo che sono in attesa ancora della fattibilità dell’intervento, dobbiamo ancora capirla e sono sicura, lo so per certo, che nel momento in cui ci sarà, se ci sarà, l’ok del team, i miei chirurghi non mi lasceranno sola perché non lo hanno mai fatto.”
Seria? Davvero? Sino a pochi giorni fa ti avevano tolto un intervento salvavita e ora tra un ballo, una canzone e un festeggiamento, ci dici che noi abbiamo capito male, non hai mai detto questo, no no, giammai, è soltanto in corso di definizione. Non hai pronunciato la frase “mi hanno annullato l’intervento a causa delle difficoltà covid”, questo è vero, ma è un banale ed effimero dettaglio. Hai condotto un potenziale di milioni di persone a pensare che fosse quanto avvenuto, oltre ad altre bugie.
Un comportamento che suscita un mix di profonda tristezza, vergogna, indignazione, frustrazione e che può generare negativi effetti collaterali. Pensate a una persona che da poco ha scoperto di avere un tumore o che è in corso di accertamenti per capire se lo abbia. Lo avete fatto? Ecco, questa crederà di essere abbandonata a sé stessa.
Pure con le attenuanti del caso, quali la giovane età, la recidiva, che è il peggior scenario possibile per un malato oncologico, e le difficoltà mentali aggiuntive nel riaffrontare la malattia in questo 2020, non sei giustificabile. Nessuno ti ha obbligata a mentire per far arrivare la tua storia a delle persone famose, magari sarebbe giunta lo stesso. Altrettanto nessuno ti ha chiesto di parlare a nome della categoria di malati oncologici e di insultare gli sforzi di chi si preoccupa di tenerti in vita.
Parte del tuo intento, pari a circa 30″, era ed è positivo, ma, nei fatti, ci hai soltanto dimostrato (o ricordato) che la vanità è il peccato preferito del diavolo, come diceva Al Pacino nei suoi panni.
Ancora più triste è che questa verità inconfutabile, resa tale da Martina stessa, non arriverà perché il fact checking non interessa a nessuno.
Le spiegazioni annoiano, si sa. O forse no. Magari sarete giunti sino alla fine, chissà.
Nel caso vi ringrazio per il tempo speso.
Andrew Villani