Butac è stato invitato diverse volte a parlare di corretta informazione nelle scuole, anche grazie alla collaborazione con l’associazione di divulgazione scientifica Minerva che si occupa spesso di organizzare incontri con gli studenti per parlare di disinformazione scientifica.
Abbiamo quindi realizzato un piccolo vademecum da cui partire per spiegare ai ragazzi come difendersi dalle bufale. E abbiamo stilato una lista di cinque punti fondamentali da tenere presenti quando ci avventuriamo nel periglioso mare dell’informazione online.
Quando vediamo una notizia incredibile facciamoci due domande, ragioniamoci su, riflettiamo. Se la notizia è troppo incredibile per essere vera, ci sono buone probabilità che in effetti non lo sia. Avere dei dubbi è sempre indice di uno spirito critico funzionante. Il nostro ragionamento è la prima arma che abbiamo contro chi mette in giro bufale e disinformazione: per questo, spesso chi punta alla condivisione facile mira alla nostra emotività, che rallenta la capacità di riflettere e velocizza il click su Condividi, magari accompagnato da pensieri quale “Che male può fare?” Fa male, invece, perché abbiamo l’impressione di esserci interessati a una problematica, o di aver fatto addirittura qualcosa per risolverla, quando invece non abbiamo fatto altro che creare confusione con informazioni false o manipolate.
Alcune domande che possiamo porci di fronte a una notizia dubbia, ad esempio, sono:
Da queste domande parte la volontà di informarsi correttamente e non lasciarsi manipolare.
Q
Il nostro consiglio è di non basarvi sul solo titolo o sull’abstract per decidere di condividere un articolo, o per credere di sapere cosa si dice nel testo: spesso la disinformazione o la bufala le troviamo solo nel titolo, appunto, perché è sul titolo che interessa attirare l’attenzione e catturare il click del lettore. Spesso il testo dell’articolo spiega correttamente la notizia, mentre il titolo punta solo a fare sensazionalismo.
Dobbiamo avere ben chiaro che all’interno di un articolo di giornalismo serio bisogna sempre indicare la fonte. Che sia un’agenzia stampa, come l’ANSA; che sia un altro giornale; che siano delle chiacchiere di paese o i pettegolezzi della portiera del mio palazzo, chi legge deve sapere da dove proviene una notizia, in modo da poterla verificare o prendere, eventualmente, per quello che è: è chiaro che si presume che una notizia battuta da un’agenzia di stampa venga prima verificata, mentre se leggiamo “fonti non ufficiali dicono che… ma non vi è nessun riscontro” dobbiamo perlomeno dare all’attendibilità della notizia il beneficio del dubbio. E badate bene non c’è niente di male a riportare una fonte del genere, l’importante è che sia ben chiaro che la notizia non è verificata. Se non trovate nessuna fonte in un articolo è giusto cominciare a chiedersi quanto sia serio il sito che l’ha pubblicato. O ancor peggio, se il blog A cita come fonte il blog B che cita come fonte il blog C che cita come fonte il blog A, e così via… capite che in realtà una fonte non esiste?
Ovviamente a questo punto dobbiamo cominciare ad impegnarci sul serio. Siti internet di pseudoinformazione ne spuntano come i funghi tutti i giorni, a volte sono blog ospitati su piattaforme facilmente individuabili, altre volte sono siti veri e propri con tanto di dominio acquistato (un investimento che rende in breve tempo grazie alla pubblicità). La nostra Black List può essere utile, ma andrebbe aggiornata quotidianamente e non sarebbe comunque completa, quindi è necessario che ognuno impari a distinguere di chi fidarsi e di chi no. Ad esempio tra quelle che a prima vista possiamo considerare come fonti non attendibili, o comunque necessarie di approfondimento, troviamo blog personali o blog che vogliono farsi passare per testate giornalistiche (che devono invece dichiarare di essere testate registrate, di solito si trova un disclaimer a fondo pagina) ma abbastanza evidentemente non lo sono; sedicenti esperti o scienziati di cui però non riusciamo a trovare un riscontro attendibile; informazioni non supportate da prove, studi, riferimenti precisi ad altre fonti. E, ovviamente, i siti satirici à la Lercio (che di solito non fanno nemmeno ridere, altro che satira, ma cercano di scaricarsi ogni responsabilità dietro a questa motivazione), che però hanno, da qualche parte, un disclaimer che spiega che le notizie da loro pubblicate non sono basate su fatti reali: di solito lo troviamo in fondo a tutte le pagine o nella sezione “Chi siamo” del sito, se non addirittura in una pagina apposita chiamata “Disclaimer”.
A questo punto, nel caso che non possiamo essere sicuri al 100% dell’attendibilità di una fonte (perché non è nella nostra Black List, o perché vi puzza, o perché non vi fidate nemmeno di noi, che come stimolo del senso critico andrebbe benissimo), non ci resta che il fact checking, ovvero il controllo dei fatti. Il fact checking è un’arte complessa e non di facile apprendimento, ma possiamo darvi dei consigli per iniziare.
Ma soprattutto, come indicazione generale, ci teniamo a dare un semplicissimo consiglio:
Spero che questo piccolo vademecum vi sia utile, mi rendo conto che gli argomenti sono stati trattati in maniera molto rapida (anche per non trovarvi davanti a un illeggibile wall of text) ma rimango a disposizione per qualsiasi chiarimento o per approfondire aspetti specifici in altri post.
noemi at butac punto it
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