Disney, LGBTQI e giornalismo ignorante

Sempre mettersi in allerta quando si sente parlare di "politically correct"...

ARTICOLO AGGIORNATO

Come riportato dal lettore taf, sulla pagina ufficiale Disney dedicata all’evento Reimagine Tomorrow è vero che viene detto che:

To establish inclusion standards across all Disney General Entertainment content.

By 2022, 50% of regular and recurring characters across Disney General Entertainment scripted content will come from underrepresented groups.

Ma interpretare quel 50% di sottorappresentati come LGBTQIA e basta è a nostro avviso un errore. esistono svariate categorie sottorappresentate che non s’inseriscono in quella classificazione, dalle minoranze etniche a chi soffre di disabilità varie e che sono comunque scarsamente rappresentati in certi prodotti Disney. Ciò non toglie che il video scelto per parlare dell’argomento facesse specifico riferimento ai 20th Century Studios e che la dirigente dicesse cose differenti da quelle che sono state passate dai tanti giornalisti che ne hanno parlato. Disney rappresenta un impero di contenuti, tra cui anche i cartoon della nostra infanzia, ma non solo. Dare a intendere, come si sta facendo da tempo, che quei cartoon verranno stravolti è un grave errore comunicativo (o più probabilmente una precisa scelta giornalistica)-

Lascio l’articolo sotto nella sua forma originale, ma questa premessa andava aggiunta per correttezza d’informazione.


Nessuna segnalazione oggi, ma mentre ero impegnato nella lettura dei quotidiani durante il weekend mi sono apparsi alcuni articoli che riportavano titoli come questo de Il Giornale:

Disney si piega al politically correct: metà personaggi saranno gay

Roberto Vivadelli scrive:

Un dirigente dell’azienda ha infatti promesso “più inclusività” nelle produzioni del colosso, e che il gigante dell’intrattenimento lavora per far sì che i gruppi “sottorappresentati”, come le minoranze razziali e la comunità Lgbtq, rappresentino “almeno il 50% dei suoi personaggi entro la fine dell’anno“…

…Il colosso promette che il 50% dei personaggi regolari e ricorrenti del suo universo proverrà da “gruppi sottorappresentati” e dalle minoranze. Così facendo il colosso sposa l’ideologia “woke” dei liberal americani che sta investendo tutto il mondo dell’intrattenimento e della cultura.

Con grande piacere la dichiarazione riportata ha un link, che ci permette di andare a controllare se quelle sono le dichiarazioni fatte. Il link rimanda a uno dei peggior tabloid americani, il New York Post, che ha pubblicato un video di due minuti estratto dall’evento Reimagine tomorrow della Walt Disney company.

Il video è così breve che è facile riportarvi in trascrizione cosa viene detto, giusto per confrontarlo con il titolo del Giornale e le parole del suo giornalista Vivadelli:

I’m here as a mother of two queer children, actually, one transgender child and one pansexual child, and also as a leader. And that was the thing that really got me because I have heard so much from so many of my collegues over the course of the last couple weeks in open forums and through emails and phone conversation and I feel a responsability to speak, not just for myself but for them. To all of us, we had an open forum last week at 20th where again, the home of really incredible groundbreaking LGBTQIA stories over the years where one of our exec stood up and said you know we only have a handful of queer leads in our content. And I went: “What? that can’t be true.” And I realized, oh, it, it actually is true. We have many, many, many LGBTQIA characters in our stories and yet we don’t have enough leads and narrative in wich gay characters just get to be characters and not have to be about gay stories. And so that’s been very eyeopening for me and I can tell you, it’s something that i feel perhaps had this moment not happened, I, as a leader and me as my colleagues would not have focused on and going forward, I certainly will be more so, I know that we will be and I hope this is a moment where, shoot (maniera educata per imprecare invece che dire shit nd maicolengel), the 50% of the tears, sorry are coming. We don’t, we just don’t allow each other to go backwards.

Se sapete l’inglese vi sarete già resi conto che quanto detto nel video dalla dirigente Disney Karey Burke non coincide con quanto raccontato da Il Giornale (ma non solo, il Giornale è solo uno dei tanti che ha dato questa interpretazione). Vi riporto la traduzione:

Sono qui come madre di due bambini queer, in realtà un bambino transgender e uno pansessuale, e anche come leader. Questa è stata la cosa che mi ha davvero preso perché ho sentito così tanto da così tanti miei colleghi nel corso delle ultime due settimane in forum aperti e tramite e-mail e conversazioni telefoniche e sento la responsabilità di parlare, non solo per me stessa ma anche per loro. Per tutti noi, abbiamo tenuto un forum aperto la scorsa settimana al 20th (20th è il modo amichevole con cui viene chiamata la 20th Century Fox, ora proprietà Disney nd maicolengel), la casa di incredibili storie rivoluzionarie LGBTQIA nel corso degli anni, in cui uno dei nostri dirigenti si è alzato e ha detto che: “sai che abbiamo solo una manciata di ruoli principali che siano queer nei nostri contenuti?”. E io: “Cosa? Non può essere vero”. E ho capito, oh, in realtà è vero. Abbiamo molti, molti, molti personaggi LGBTQIA nelle nostre storie e tuttavia non abbiamo abbastanza protagonisti principali e narrative in cui i personaggi gay possono semplicemente essere personaggi e non devono riguardare storie gay. Questo è stato illuminante per me e posso dirti che è qualcosa che sento che forse se questo momento non fosse accaduto, io, come leader e io come i miei colleghi, non ci saremmo concentrati e andando avanti, sicuramente sarò più focalizzata, so che lo saremo e spero che questo sia un momento in cui, shoot (maniera educata per imprecare invece che dire shit), il 50% delle lacrime, scusa stanno arrivando. Non lo facciamo, semplicemente non ci permettiamo di tornare indietro.

Allora, la prima cosa da capire è che Burke sta parlando di 20th, ovvero 20th Century Fox (o meglio Studios, come si chiamano ora) e non Disney, nel senso di La Bella e la Bestia e Aladdin o Biancaneve o ancora Topolino e Minnie. Karey Burke si sta riferendo a un incontro di una casa di produzione principalmente di serie TV e film, che è di proprietà Disney. Ma non produce i cartoni animati che vengono citati nell’articolo de Il Giornale. E non sta affatto dicendo che aumenteranno il numero di personaggi gay.

Karey Burke sta solo spiegando che si è resa conto, grazie a questi incontri con i suoi collaboratori, che pur avendo molti protagonisti LGBTQIA (nei film e telefilm della 20th) quasi nessuno è protagonista principale, ma ancor peggio nessuno di questi è protagonista in quanto tale, ma solo relativamente al fatto che sia parte della comunità LGBTQIA. Questo deve cambiare. Si deve smettere di avere dei personaggi la cui storia viene raccontata solo per parlare della loro sessualità, il protagonista può vivere una trama che comporti anche situazioni quotidiane e “normali”.

La cosa che fa capire quanto poco sia il giornalista de Il Giornale sia quelli che cita e usa come fonti abbiano capito (o vogliano far intendere al lettore) è che nell’articolo i 20th Century Studios non vengono mai citati, in compenso però si fa riferimento a quello che alcuni hanno visto con disprezzo: l’avvertimento iniziale prima di certi film particolarmente stereotipati come Dumbo, Peter Pan e altri di cui abbiamo già parlato.

L’esempio corretto per spiegare quanto riportato da Karey Burke era citare serie come Glee, Futurama, Family Guy, Modern Family, This is us, New Girl, American Horror Story, Empire, Love Victor, tutte serie andate in onda nell’ultimo decennio, tutte serie prodotte dagli Studios ora di proprietà Disney, tutte serie che hanno avuto uno o più personaggi dichiaratamente LGBTQI.

Non citarli è dimostrazione di malafede. Inoltre Karey Burke non ha detto di voler aumentare il numero di personaggi LGBTQI, come invece certi media fanno passare, ma solo di trasformare i loro ruoli.

I grandi giornalisti non se ne fanno sfuggire una, e difatti guardate chi tra gli altri ha cavalcato questa notizia sulla sua pagina Telegram da quasi 70mila follower…

Per fortuna mi sono scaricato tutta la filmografia del passato. Mio figlio crescerà guardando soltanto quelli “di una volta”. Il politicamente corretto lo lascio volentieri ai fighetti raffinati.

Eh ma lui è quello che è in prima linea contro quei nazisti degli ucraini, e ha pure il tempo di pensare a Disney+, e dire che lo facevo uno che si dedicava più volentieri a Masha e Orso!

Non credo sia necessario aggiungere altro.

maicolengel at butac punto it

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