Dreambrain: qualche precisazione

Non si tratta propriamente di una bufala, quanto di una precisazione.

Si parla del Dreambrain, l’oggetto presentato da Riccardo Prodam. Si tratta di un caschetto elettroencefalografico in grado di ridare un metodo di comunicazione a chi non può più comunicare. Come i pazienti colpiti da ictus o altre malattie neurologiche.
Lo dico subito: l’oggetto non è una bufala. Esiste veramente, si tratta dell’EPOC prodotto dalla Emotiv.
Venne presentato già nel 2008, e si può tranquillamente acquistare sul loro sito.
Qua potete vederlo in funzionamento:
D’altro canto, Prodam non ha fatto mistero di ciò. Già su Wired, nel 2011, si dice questo.
Allora, da dove nasce la precisazione? Da un servizio di Uno Mattina che, a mio avviso, ha presentato la cosa in maniera piuttosto superficiale ed errata. Nell’esempio fornito da Uno Mattina, quando il tester “pensa”, o meglio fa le faccette buffe, sullo schermo del pc appaiono le parole richieste.
Non è che succede propriamente così nella realtà. L’EPOC associa a determinati step dell’elettroencefalogramma delle risposte predefinite. Non è che legge il pensiero senza input preimpostati, non è il Dottor Xavier.
Ciononostante, apprezzo fortemente l’idea del prodotto. Rappresenta un ausilio importatissimo per chi soffre di malattie neurodegenerative come la SLA.
Semplicemente, non ho apprezzato tantissimo la presentazione ad Uno Mattina. Non dico che sia totalmente falsa, ma neanche che sia totalmente sincera.
In breve, l’oggetto non è bufala, la presentazione è un po’…bufaletta. Ecco.
Però, mi piacerebbe molto provarlo. Per me è un po’ come l’Oculus Rift, che ho avuto gran piacere di provare. Sono quelle cose che spingono un po’ più in su l’asticella delle interfacce uomo-macchina.
maicolengel at butac punto it
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