Estate, tempo di gender

Ogni dannato anno, da quando ho aperto questo blog, con l’arrivo dell’estate ricominciano i post contro il “gender” senza che chi li condivide abbia la più pallida idea di cosa si tratti.

Sta circolando questo collage fotografico:

GENDER insegnato ai bambini a scuola. Fermiamo questo schifo!

Su Twitter, grazie anche alle pagine politiche che lo stanno rilanciando, sta facendo furore. Ovviamente nessun link per verificare da dove provengano le immagini che vengono mostrate, nulla di nulla. La gente non ha bisogno di verifiche, l’unica cosa di cui necessita è la conferma del proprio bias cognitivo.

A me le verifiche invece piacciono, quindi le facciamo, su ogni elemento del collage.

L’articolo di giornale che è ritratto titola:

«Papà, a scuola mi hanno spiegato che posso cambiare sesso»

L’articolo risale al 2014, e leggendo il testo saltano fuori (ovviamente) svariati dettagli che il titolo non racconta. Purtroppo non esiste in forma digitale se non come screenshot di scarsa qualità, ma riassumo per chi non riuscisse a leggere.

I corsi a cui si fa riferimento si svolgevano da quattro anni e riguardavano le quinte elementari. A parte questo singolo caso non c’erano mai state lamentele dai genitori, il focus del corso è preventivamente fatto leggere e approvato da dirigenti, rappresentanti e genitori. Non esistono risvolti della vicenda, non c’è stato un seguito a quel singolo articolo nei quattro anni che sono passati nel frattempo. Il che fa pensare che sia stato l’ennesimo caso di denuncia mediatica montata appositamente per generare discussione e indignare, un po’ come i messaggi dei gruppi antiabortisti e contrari ai vaccini.

Non sarebbe la prima volta.

Le due foto con l’uomo nudo

Sono vere, non siamo di fronte a una manipolazione, ma neppure a una lezione di qualcosa di collegato al gender. Siamo di fronte a un’esibizione “artistica”. Può non piacermi, posso trovare il tutto poco artistico, ma non ha nulla a che vedere col gender. La performance è avvenuta al MAM, museo di arte moderna di San Paolo del Brasile, a settembre 2017. I bambini sono lì coi propri genitori, che ci sono andati sapendo cosa veniva rappresentato. Lo spettacolo si chiama La Bete, non ha nulla di sessuale, a meno che per voi una persona nuda non sia già di per sé sesso, e allora abbiamo un problema. Si tratta di un lavoro basato sulla scultura Bicho di Lygia Clark:

 

La scultura è composta di pannelli che, spostati, ne cambiano la forma, quindi non è una singola opera ma tante quante ne possono venire fuori modificandola. La performance vuole mostrare che anche il corpo umano può essere come quella scultura, permettendo ai presenti di plasmarlo e muoverlo in qualsiasi posizione possibile, rendendolo una scultura nuova ogni volta. Che lo muova un bambino o un adulto cambia, perché l’innocenza del bimbo permette pose a cui magari un cervello adulto non penserebbe. Ma non c’è malizia, non c’è alcun intento gender. Può non piacere, ma l’arte moderna non è per tutti.

La nudità

La nudità è vista in maniera diversa in tutto il mondo, noi italiani siamo decisamente bacchettoni in quel senso, come oggi lo sono anche gli americani. Ma basta andare in Germania, in Austria, in tantissimi paesi del Nordeuropa per accorgersi di come le cose siano decisamente diverse. Sul Danubio, nelle aree balneabili, è abbastanza comune trovare spiaggette piene di gente completamente nuda, insieme ad altra con regolare costume da bagno. Sono tanti gli spogliatoi comuni, le saune sono per ambo i sessi (e tutte le età), quasi sempre nudi. Cercare lo scandalo con la foto, dando a intendere che siamo di fronte di qualcosa di sporco perché c’è un uomo nudo, è essere decisamente rigidi. Non che questo mi stupisca, mi fa un po’ ridere che su uno dei vari profili dove ho trovato il collage condiviso poco dopo sia stata postata quest’altra foto:

Il testo: Comincia l’estate L’immagine: una ragazza di spalle che si sta togliendo una maglietta, mostrando il sedere coperto da un costume e un po’ di sabbia.

Perché va bene difendere i nostri bambini, ma un bel culo di donna resta sempre un bel culo di donna.

La coppia d’oro (del porno transgender)

Per finire ci sono le foto con la scultura dorata. Appare abbastanza chiaro come entrambe le statue abbiano gli organi genitali all’opposto di come ce li si aspetterebbe. Ma siamo sempre di fronte a un’opera d’arte moderna. Quella che vedete è una delle sculture dell’artista Marc Quinn, che ha ritratto in più pose Buck Angel e Allanah Starr, note pornostar dell’epoca, entrambi transgender. Le sculture sono state esposte nel 2009 in occasione di un’esposizione temporanea al museo White Cube di Londra. Hanno sicuramente generato discussione. Anche queste possono piacere o meno, ma non sono diverse dalle tante opere d’arte dei tempi andati: alcune di quelle non possiamo più ammirarle nell’originale visto che qualche bigotto scelse di coprirne le pudenda con mutandoni e camicie.

Concludendo

Io vorrei che chi ha condiviso quel collage credendo che si trattasse di scene scolastiche si rendesse conto di essere stato usato per diffondere un falso. Purtroppo so benissimo che -visto che non si tratta di un fotomontaggio ma che le foto sono comunque reali, anche se estrapolate dal loro contesto – continueranno a circolare. Diffondendo ulteriore disinformazione. A scuola non viene insegnato a cambiare sesso, non viene insegnata nessuna “teoria gender” ve l’abbiamo ripetuto in lungo e in largo, se ancora non capite il vostro bias cognitivo è decisamente più grosso del mio. Ma non v’invidio…

Ammetto che trovo triste vivere in un Paese con questo alto tasso di analfabeti digitali che condividono la qualunque senza la benché minima verifica, e anche quando gli si fa notare che hanno condiviso sciocchezze trovano sempre appigli per difendere il loro punto di vista.

Forse bisognerebbe insegnare la verifica dei fatti come Salvatore Aranzulla insegna qualunque altra cosa…


maicolengel at butac punto it
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