Gambero Rosso e l’ennesimo articolo disinformativo sui rischi del vino

Sappiamo che siete stufi di questa nostra campagna di corretta informazione sui danni causati dall’alcol, ma continuiamo a ritenere che sarebbe importante smetterla con questo giochino assurdo dove il fatturato di pochi viene messo davanti alla salute di molti (soprattutto considerando che il sistema sanitario viene finanziato con le tasse di tutti).



Ci avete segnalato un articolo del 3 maggio 2023 su Gambero Rosso, a firma Loredana Sottile. Articolo dal titolo:

Ecco perché l’immunologa Viola ce l’ha tanto con il vino

Onestamente non riteniamo importante difendere ulteriormente Antonella Viola, è adulta e vaccinata sa farlo benissimo da sola. Ci lascia un po’ basiti, però, il fatto che tutti i difensori del vino se la prendano con lei (che sta evidentemente antipatica a tanti, ed è facile da indicare come “nemico”) evitando di citare il fatto che non sia solo Viola a sostenere il pericolo del vino.



Ad esempio c’è la Fondazione Veronesi, che con la firma di Emanuele Scafato già nel 2020 titolava:

Vino e salute, un binomio impossibile

Articolo che concludeva con queste parole:



Esistono modi migliori per fare impresa senza far pagare costi sanitari e sociali alla società. Disinformare non è un’opzione percorribile in una società che rispetti il valore dell’integrità, dell’onestà intellettuale, del rispetto. Sta a tutti far valere i propri diritti e saper prendere le distanze da chi vuol fare del marketing uno strumento d’inganno e di pregiudizio per la salute di tutti. Non esistono quantità sicure per la salute di qualunque tipo di bevanda alcolica. Sapere per non rischiare, fa la differenza.

Sottile, nel suo articolo su Gambero Rosso, ritira fuori tutte le informazioni che da anni vengono condivise a difesa del vino, ma il problema non è “il vino”, il problema sono la comunicazione e il marketing. Tanti in Italia oggi sono convinti che ci sia un dibattito sul vino, se sia o meno benefico in quantità moderate. Ma il dibattito non è sul vino, e non è un dibattito: la scienza – e non un solo studio come sostiene Sottile, ma la ricerca scientificada anni dice e ribadisce che non esiste dose d’alcol che non presenti rischi. Scrive Sottile:

Ma quali sono gli studi scientifici di cui parla il neo-esperto di stili di vita sani e felici, citando l’Organizzazione Mondiale della Sanità? Si tratta di una tesi basata unicamente su un controverso studio Lancet risalente a cinque anni fa, il cosiddetto “Global Burden of Diseases” (www.thelancet.com/gbd).

Il Global Burden of Disease non è “un controverso studio Lancet risalente a cinque anni fa”, si tratta di un punto di riferimento globale sulla salute pubblica che raccoglie lo stato dell’arte sull’incidenza delle malattie a livello mondiale, la mortalità prematura, le disabilità causate dalle varie patologie, le cause di rischio ecc, e come cambiano nel tempo. Non è nemmeno “di cinque anni fa”, visto che la prima pubblicazione risale al 1990 e che viene aggiornato periodicamente, l’ultima volta nel 2019, ma l’aggiornamento viene a sua volta aggiornato ogni volta che viene pubblicato uno studio d’interesse (ad esempio, come si vede nel link indicato proprio su Gambero Rosso, ci sono già 5 aggiornamenti datati 2023, 59 datati 2022, e così via). Come si legge su Healthdata.com:

The Global Burden of Disease is collected and analyzed by a consortium of more than 9,000 researchers in 162 countries and territories. The data capture premature death and disability from 370 diseases and injuries in 204 countries and territories, by age and sex, from 1990 to the present. The GBD’s flexible design allows it to be used at the global, national, and local levels to understand health trends over time.

Ovvero:

Il Global Burden of Disease viene raccolto e analizzato da un consorzio di oltre 9.000 ricercatori in 162 paesi e territori. I dati catturano morte prematura e disabilità da 370 malattie e lesioni in 204 paesi e territori, per età e sesso, dal 1990 ad oggi. Il design flessibile del GBD ne consente l’utilizzo a livello globale, nazionale e locale per comprendere le tendenze della salute nel tempo.

Inoltre:

GBD work was institutionalized at the World Health Organization (WHO), and the organization continued to update GBD findings.

Ovvero:

Il lavoro sul GBD è stato istituzionalizzato presso l’Organizzazione mondiale della sanità (OMS) e l’organizzazione ha continuato ad aggiornare i risultati del GBD.

Chiamarlo “un controverso studio Lancet” sembra davvero qualcosa che potrebbe scrivere qualcuno che non ha idea di cosa parla.

Oltretutto l’altro studio citato da Sottile – sempre in difesa del vino – parla di revisione narrativa su 24 studi, di cui otto riguardavano la salute e il consumo di alcolici. Quindi se anche il GBD fosse “un solo studio che risale a 5 anni fa”, anche l’altra fonte utilizzata confermerebbe in realtà che esistono tanti studi che rilevano i pericoli dati dall’alcol. E quello citato per difenderlo non è un vero studio ma una revisione di altri, quindi non si sono osservati nuovi soggetti, ma si è scelto di analizzare precedenti studi e raccogliere i risultati degli stessi in un’unica analisi per trarne conclusioni che andrebbero comunque verificate.

Ovviamente gli studi che parlano degli effetti nocivi del consumo d’alcol non sono solo otto, sul Lancet Public Health in un articolo di gennaio 2023 viene ripetuto per l’ennesima volta questo breve sunto:

L’alcol, come classificato dall’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro IARC, è una sostanza tossica, psicoattiva e che produce dipendenza e un cancerogeno di gruppo 1 che è causalmente collegato a sette tipi di cancro, tra cui tumori dell’esofago, del fegato, del colon-retto e della mammella. Il consumo di alcol è associato a 740.000 nuovi casi di cancro ogni anno a livello globale.

Insistere nel voler fare differenze tra tipi di alcol è sbagliato per una ragione ben precisa: gli studi fanno riferimento all’etanolo, che è presente nel vino come in tutte le altre bevande alcoliche.

Sempre dall’articolo sul Lancet:

Nell’UE, il consumo di alcol da leggero a moderato (<20 g di alcol puro al giorno, che equivale al consumo di circa <1,5 L di vino [12% di alcol in volume; ABV], <3,5 L di birra [5% ABV], o <450 ml di superalcolici [40% ABV] a settimana) è stato associato a quasi 23.000 nuovi casi di cancro nel 2017, pari al 13,3% di tutti i tumori attribuibili all’alcol e al 2,3% di tutti i casi dei sette tipi di cancro correlati all’alcol.

L’analisi del 2021 che riportava questi dati concludeva con queste parole:

…il consumo di alcol, compreso il consumo da leggero a moderato, continua a causare un notevole carico di cancro e dovrebbero essere compiuti sforzi per ridurre questo carico. Oltre alle politiche di controllo dell’alcol suggerite dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, dovrebbero essere avviate campagne di informazione pubblica e l’apposizione di etichette di avvertenza sui contenitori di alcol che avvisino del rischio di cancro associato al consumo di alcol per aumentare la conoscenza del legame tra alcol e cancro.

Questa consapevolezza manca assolutamente nelle pagine del Gambero Rosso, come manca nelle parole di Andrea Scanzi che qualche giorno fa attaccava Antonella Viola a Cartabianca:

La professoressa Viola dice sostanzialmente che bisogna smettere di bere vino. E’ un messaggio terrorizzante e sbagliato. Sembra di essere tornati al proibizionismo. Le persone vivono anche per essere felici e socializzare…

Io concordo che le persone vivono anche per essere felici e socializzare, ma proprio il collegamento tra “bere vino” ed “essere felici e socializzare” dimostra la pochezza dei soggetti che lo fanno. Si può essere felici e socializzare anche senza bisogno delle bevande alcoliche, questo andrebbe ripetuto più e più volte, e invece Scanzi a Cartabianca mi ricorda una pubblicità di qualche decennio fa:

Bere più birra per più allegria, di birra in birra…di bene in meglio!

Nessuno nega che gli alcolici, vino incluso, si bevono solo per piacere, visto che si tratta di sostanze che non apportano alcun beneficio al nostro corpo. Nessuno vuole vietare il consumo di alcolici, come a suo tempo non furono vietate le sigarette, su cui non credo ci siano dubbi riguardo ai loro rischi. Quello che si sta tentando di fare è aumentare la consapevolezza dei pericoli causati dall’alcol in modo che, come per tabacco e nicotina, il consumo sia fatto in maniera consapevole.

Articoli come quello del Gambero Rosso e servizi come quello di Cartabianca sono quanto di più simile a queste campagne pubblicitarie di qualche decina d’anni fa, vediamo ad esempio qui le sigarette:

Qui la birra:

Io spero che troviate il tempo di sfogliare entrambe le gallerie e vi accorgiate di quanti punti in comune hanno le difese di birra e sigarette con la difesa strenua che vediamo fare ad alcuni verso il vino. Difesa che, come all’epoca fu fatto per la birra, parte dal distinguere il vino dalle altre bevande alcoliche, cosa che serve per poter dire “sì è vero che le altre fanno male, ma non il vino”.

Quando, come non ci stancheremo mai di ripetere, la sostanza che fa male è la stessa, che sia vino o rum, birra o whisky.

redazione at butac punto it

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