Gianni Lannes, il progetto pioggia e gli uTonti

Di questa storia ne avevamo già parlato 6 mesi fa, ma come sempre il complottaro medio non è capace di cercare. Se il suo guru dice “salta”, lui chiede “quanto in alto” [just victims of the in-house drive-by… ndNinth]. Se poi il guru si chiama Gianni Lannes, tutti sono pronti a saltellare come canguri.

Idolo delle folle sciachimiste, santone delle testate meteorologiche fuffare: Lannes è copiato ed incollato quasi ovunque, perché lui sa.
Le sciocchezze di Lannes sul progetto Acqua sono tornate a girare. Ricordiamo che il progetto è noto, non ha nulla di segreto e se ne parla almeno dal 1994, anno in cui fu promulgata la Legge n.36 del 5 Gennaio!
Lannes cavalca il secondo paragrafo dell’Articolo 2 come un fantino porterebbe il suo destriero a tagliare il traguardo: con destrezza, abilità e fuffosità, Lannes ci guida in quella che sarà l’ennesima libera interpretazione.
Lui la cosa la presenta così.

Aerosolterapia bellica coattiva? Ecco una prova ufficiale. L’articolo 2, comma 2 della legge 5 gennaio 1994, numero 36 stabilisce inequivocabilmente:

A cui fa seguire il vero testo della cosa:

 2. Con decreto emanato, entro sei mesi dalla  data  di  entrata  in vigore della presente legge, dal Ministro dell'ambiente, di  concerto con il Ministro dei lavori pubblici, ai sensi dell'articolo 17, comma 3, della legge 23 agosto 1988, n. 400, e' adottato il regolamento per la disciplina delle modificazioni artificiali della fase  atmosferica del ciclo naturale dell'acqua.

Secondo il caro Lannes, quel comma non ha nulla a che vedere con l’autorizzazione a usare sistemi che provochino la pioggia in zone carenti d’acqua. Si tratta piuttosto dell’ammissione governativa di un uso smodato della geoingegneria clandestina.
Come avevo già spiegato ad aprile, questa è fuffa. Fuffa che farebbe compagnia alle vaccate di Mr Nò sull’alluvione di Genova. Ma si sa, gente così è pure recidiva: nessuno fa nulla per fermarla, anzi; ogni giorno arrivano sempre più proseliti a seguirli. Gente che non si rende conto di andare dietro a mitomani con forti tendenze paranoiche.
Lannes parte dal documento del 1994 per poi citarne altri. Prima il decreto legislativo numero 152 del 1999, oggi abrogato in favore del decreto 152 del 2006 – ma questo Gianni non ve lo dice, se no crolla il suo castello di carte! Perché dal 1999 si passa magicamente al 2001:

Il 19 luglio 2001, a Genova, mentre le forze dell’ordine massacrano i giovani pacifisti inermi, come attestano le cronache giornalistiche nonché gli atti e i resoconti parlamentari, in cabina di regia figura un certo Gianfranco Fini, Berlusconi e Bush junior firmano il “Piano Usa l’Italia” sui cambiamenti climatici. Si tratta di un’intesa in parte segreta che dietro l’alibi mascherato dello studio e della ricerca sui mutamenti del clima, di fatto e di diritto autorizza operazioni militari pseudo-scientifiche, volte ad incidere sui cicli naturali della meteorologia, alterando e degradando l’ambiente, soprattutto l’aria e l’acqua, e quindi intaccando la salute dell’ignara popolazione italiana nonché degli ecosistemi naturali.

Non ditemi che non vi sorge alcun dubbio, quando Lannes parla di “intesa segreta”. Se è segreta, lui cosa ne sa? A che titolo è venuto a conoscenza della cosa? Chi è la Gola Profonda che ha rivelato a lui e a lui soltanto la verità?
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Vi rendete conto che Lannes non è un agente segreto sotto copertura che ha accesso ad informazioni differenti da quelle che potete verificare da soli? Il piano USA – Italia è noto, se ne trovano tracce e documentazioni in merito sul sito del Governo Americano.
Non c’è nulla di segreto. Quello che si vede sul sito del Governo degli Stati Uniti non ha nulla del segreto. È palese che si tratta di un piano per aprire un canale favorito dove scambiarsi idee, progetti e dati: parliamo di riduzione dell’inquinamento, delle emissioni che causano i cambiamenti climatici. Non dico mica – non mi sembra ostrogoto!
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Ma Gianni tiene il meglio per la fine.
Sostiene infatti che, in risposta a un’interrogazione scritta dell’onorevole Galante Severino, il Ministro della Difesa allora in carica avesse risposto con una“esilarante ammissione”. Onestamente, io non vedo che confermato ciò che sosteniamo anche qui su BUTAC da sempre, nelle parole di Martino. Ovvero: le scie chimiche non esistono.
Lannes però si ostina a vederci un’ammissione.
Potete aiutarmi, voi che ci vedete?

In via preliminare si precisa che, secondo le indagini svolte, i velivoli dell’Aeronautica militare non sono coinvolti nella generazione o emissione di scie differenti da quelle normalmente dovute alla condensazione del vapore acqueo. In particolare, il fenomeno delle scie si riferisce alla condensazione di vapore acqueo che normalmente viene rilasciato dai motori a combustione interna. Cio’ si manifesta generalmente a basse temperature e a quote normalmente superiori ai ventimila piedi. Il combustibile usato dai velivoli militari e’ analogo a quello usato dai vettori civili e l’impatto ambientale, in relazione alla concentrazione di idrocarburi, e’ risultato molto minore di quello normalmente rilevabile nelle comuni aree urbane. Per quanto concerne la permanenza delle citate scie, si precisa che a temperature appena superiori allo zero, il vapore acqueo contenuto nell’atmosfera, all’impatto con una superficie quale ad esempio la fusoliera di un aereo, puo’ congelarsi all’istante per effetto dell’improvvisa variazione di pressione e dare quindi, quell’impressione gelatinosa alla quale si fa riferimento nell’atto in esame. Inoltre, in assenza di vento, la permanenza delle scie cosi’ prodotte, puo’ protrarsi anche per diverse ore. In tal caso, l’incrocio delle rotte di piu’ velivoli che, in contemporanea o successivamente, vengono ad intersecarsi, possono dare origine a figure geometriche. Inoltre i velivoli in dotazione alla Pattuglia acrobatica nazionale (Frecce Tricolori), durante le manifestazioni aeree, producono «fumi» (e non scie), derivanti da prodotti a norma CEE, non tossici e che non arrecano alcun danno alla salute pubblica. In ultimo, non e’ emerso alcun elemento relativamente alla presenza di velivoli in volo senza contrassegni di nazionalita’. Il Ministro della difesa: Antonio Martino.