Giustitalia, i buoni fruttiferi e le redazioni pigre

Nonna Maria a 98 anni sconfigge il COVID e diventa ricca...

AGGIORNAMENTO:

La notizia era troppo gustosa, e ovviamente col passare delle ore altre testate l’hanno ripresa. Quello che dispiace è che nella bufala sia caduto anche Le Figarò francese, segno che stanno uscendo veline da agenzie di stampa internazionali che l’hanno ripresa. Il giornalismo è morto, viva il giornalismo.

Era da un po’ che non ci capitava di vedere una di queste notizie pubblicata su una testata nazionale a larga diffusione, e dire che ormai nelle redazioni dovrebbero essere vaccinati contro un certo tipo di bufale…

Il Corriere, il 25 gennaio 2021, titola:

Roma, a 98 anni sconfigge il Covid e diventa ricca: in casa trova un buono postale da 475 mila euro

Il copione è sempre il solito, quello che abbiamo visto con Agitalia, FIR e anche la stessa Giustitalia. Una scoperta inaspettata che porta l’anziano ad avere a disposizione molti soldini, soldini che si tramutano in euro grazie all’intervento di un’associazione di avvocati. Il racconto, lo sappiamo, è ripreso pari pari da un comunicato stampa giunto in redazione e probabilmente spedito a tutte le redazioni locali italiane. Al momento nella notizia ci sono cascati Corriere, FanPage, TgSky24, Corriere dell’Umbria, e via via altre testate minori.

Come ancora non si sia capito il giochino mi lascia allibito. L’unica spiegazione è che in certe redazioni sia lasciata facoltà di pubblicare a qualsiasi redattore, senza alcuna verifica. Lo so che ora qualcuno dei firmatari di questi articoli mi verrà a dire che loro hanno verificato, chiamando i numeri che erano in calce al comunicato stampa. Ripeto, è un modus operandi noto, che viene messo in pratica da tempo. Di Agitalia ne parlarono in tanti, dei suoi cloni siamo stati più o meno gli unici a occuparsene nel corso degli ultimi otto anni.

Ammetto che cambia poco se avete parlato con una sedicente Nonna Maria, quello che dovrebbe farvi capire che si tratta di una bufala è lo storytelling del buono postale in lire che viene cambiato in euro solo grazie all’intervento di un’associazione. Quella è la chiave di volta, quello è il punto, verificabile da chiunque, che dimostra che la storia è una bufala.

Riporto dal sito di Poste Italiane:

I Buoni Fruttiferi Postali rappresentati da documenti cartacei si prescrivono trascorsi dieci anni dalla relativa data di scadenza. La prescrizione dei Buoni Fruttiferi Postali cartacei determina la decadenza dal diritto al rimborso sia del capitale investito che degli interessi maturati (art.8, comma 1, D.M. 19 dicembre 2000). La titolarità dei Buoni Fruttiferi Postali cartacei emessi dal 18 novembre 1953 fino al 13 aprile 2001 è del Ministero dell’economia e delle finanze e l’importo dei Buoni si prescrive a favore del Ministero stesso.

Nell’articolo ripreso sui giornali si mostra la fotografia di quella che dovrebbe essere una sentenza (di un giudice di pace) dove si intima all’Ufficio Postale di rimborsare il buono. Ma come mostrato sopra, tutti i buoni emessi fino al 13 aprile 2001 sono di competenza del Ministero, non dell’ufficio di Poste Italiane.

UNA PICCOLA AGGIUNTA AI FINI DELLA CHIAREZZA:

Se il buono è trentennale la sua scadenza è del 2016, la sua esigibilità è fino al 2026, sono regole reperibili sui siti di Poste Italiane. Non serve alcun avvocato per riscuoterlo. Nell’eventualità che il buono possa essere di quelli trentennali e quindi riscuotibile fino al 2026 (10 anni dopo la scadenza), ma come mostra la tabella di calcolo per i rendimenti dei buoni postali nel caso la cifra sarebbe di 403mila euro non 475mila...

 

Per verificare queste informazioni bastavano un PC e qualche minuto. Per rendersi conto che la storia è un copia e incolla di altre simili viste passare negli ultimi quindici anni bastava un po’ di spirito critico e fiuto giornalistico. Entrambe le cose sono merce rara nelle redazioni italiane. Vale la regola del prima pubblichiamo, poi se ci fanno le pulci verifichiamo e nel caso cancelliamo. Lo so, nemmeno oggi mi faccio nuovi amici tra i giornalisti. Ma noi queste storie le trattiamo da anni, e onestamente vedere che ci sono soggetti che ci tengono ad apporre la propria firma in calce ad articoli come questi è deprimente, e non poco.

Non credo di dover aggiungere altro.

maicolengel at butac punto it

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