Gli F-18 dipinti come Sukhoi

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Quando tratto articoli scritti da Maurizio Blondet mi viene un po’ l’orticaria, sarà una reazione allergica al quantitativo di fuffa che l’amico diffonde, o forse è l’esser conscio che il caro Maurizio ha tanti amici (anche giornalisti) che pendono dalle sue labbra senza fare alcuna verifica sulle sue affermazioni, perché questo è il vero giornalismo 2.0, quello che non fa fact checking, quello che non è interessato alla realtà ma solo ed unicamente a fare sensazionalismo e numeri.

F-18 DIPINTI COME SUKHOI: PREPARANO UN FALSE FLAG?

Questo il titolone con cui ci accoglieva Blondet il 9 ottobre 2016, mostrando la foto che potete vedere qui sotto:

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E’ stato un giornalista canadese che lavora in Europa centrale, Christian Borys, a postare su  Facebook le foto e la notizia:  “Usa dipingono i loro F/A 18 per somigliare al tipo di colori dei jets russi in Siria.  Addestramento standard, ma però interessante”.

Blondet traduce subito il tweet di Christian Borys, che per primo sembra aver diffuso la foto. Borys spiega che si tratterebbe di un addestramento standard e che non ci sia nulla di complottaro nella vicenda. Ma Maurizio è poco convinto dell’affermazione, e come Illuminati Soldiers (il sito che sulla foto invece ha creato l’ipotesi di complotto), si dilunga sulle possibilità di un false flag.

…forse dipingere  i caccia USA coi colori dei bombardieri russi è “standard exercise”. Ma se avviene un bombardamento da parte di aerei azzurrini nelle prossime ore, su  un bersaglio di civili indifesi, bambini e donne, vi abbiamo documentato i preparativi di un false flag. Uno dei false flag di cui la storia dell’interventismo americano è piena. E magari, avvertire in anticipo contribuisce a sventare.

L’ipotesi False Flag non sta in piedi

Sì, perché le differenze tra un Sukhoi SU-34 e un F-18 non sono nei colori, ma nella forma, e verificarlo è questione di pochi minuti. Quando c’è un bombardamento non è difficile distinguere uno dall’altro. “Aerei azzurrini” non basta…

Ma questo Maurizio non ce lo racconta, perché è molto più bello poter diffondere fuffa che attacchi gli americani piuttosto che cercare di fare corretta informazione. Quello che mi disgusta è che partendo dall’articolo di Blondet molti altri siti riprendano come notizia sensata da dare in pasto ai propri lettori.

È triste.

maicolengel at butac punto it
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