Gli ingredienti più tossici contenuti nei cosmetici

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Gli ingredienti più tossici contenuti nei cosmetici.

Parole che, dette così, non valgono nulla: vediamo perché.

Il sito greenme.it pubblica qua un simpatico articolo perfetto per essere condiviso dalle persone con interessi “leggeri”. Naturalmente tale articolo fa parte della grandissima quantità di giornalettismo spazzatura condividi-e-getta utile solo a essere considerato per quei dieci secondi che bastano per la condivisione, dopo i quali tutti si dimenticheranno dei “mortali” avvisi contenuti nell’articolo.clickhandler-ashx

Già, perché oggi si condividono milioni di cazzate che ci avvisano su milioni di pericoli e nessuno dei milioni di lettori si preoccupa?

Perché?

Siamo davvero tutti stupidi al punto non solo di condividere continue idiozie, ma anche di fregarcene della nostra salute? O forse sappiamo inconsciamente che sono tutte frottole, ma ci piace spacciarci per salvatori dell’umanità annunciando la sensazionale news sulla bacheca del nostro social network preferito?

Comunque sia oggi, siamo in presenza di questo articolo che ci elenca una infinità di sostanze che potrebbero essere contenute nei prodotti di bellezza e cosmetici.

Già la prima nota: la parola “potrebbero“.

  1. Anche io potrei vincere la lotteria nazionale, ma non per questo la vinco.
  2. Ne deriva che con l’uso del condizionale possiamo dire ciò che vogliamo.
  3. Ne deriva che con l’uso del condizionale che ci permette di dire ciò che vogliamo, spesso ciò che viene detto non ha valore.

Perché dunque preoccuparsi di chi usa questi termini?

L’articolo addirittura fa di peggio: elenca tutta una lista di sostanze nocive, le più usate nei cosmetici. Incappando però nelle solite bufale, o se preferite leggende metropolitane. Ma così si fa pura disinformazione.

Quando una sostanza diventa nociva? L’arsenico è nocivo? No, se ne ingerisci 0.001 mg. L’olio di oliva extravergine è nocivo? Sì, se ne bevi 7 litri.

Insomma, per ogni sostanza bisogna verificare i livelli massimi di tollerabilità per stabilire il pericolo. L’arsenico è quotidianamente diluito nell’acqua potabile che beviamo, ma le quantità sono trascurabili. Ergo, ingerisco arsenico da mezzo secolo e son qua che scoppio di salute. Magia!

Urlare quindi che ci stanno avvelenando con l’acqua potabile è stupido allarmismo. Notizie per ignoranti appositamente confezionate!

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Sono loro stessi ad ammettere l’allarmismo, scrivendo che:

Qualche anno fa aveva fatto scalpore una ricerca in cui si affermava che una donna si spalma ogni giorno 515 tipi di addittivi chimici. Nonostante lo studio sia stato prontamente smentito da Unipro, basta soffermarsi almeno una volta a leggere le etichette dei più comuni cosmetici e detergenti, per incontrare termini e sigle talvolta difficili da pronunciare che molto spesso si rivelano dannose per la pelle e causa di fenomeni allergici, di sensibilizzazione o di irritazione.

Questo capitoletto rappresenta l’apoteosi della stupidità e del pressapochismo con cui oggi si fa giornalettismo.

  1. Si è talmente impegnati a fare allarmismo che ci si dimentica di rileggere ciò che si è scritto, incappando in palesi errori di ortografia (additivi va scritto con una “t” e non due)
  2. Se Unipro ha dichiarato che era una bufala, perché allora non si è spostata l’attenzione dell’articolo su questa informativa, come il giornalista intelligente farebbe, anziché dispensare allarmismo a oltranza?
  3. E difatti continuano imperterriti a sottolineare che basta leggere gli ingredienti per incontrare sostanze difficili da pronunciare e che spesso si rivelano dannose. Il loro nome è quello, non è colpa loro se tu non sai pronunciarle: anche il marchio Volkswagen potrebbe risultare difficile da pronunciare per chi non sa il tedesco, se non fosse così diffuso e citato, ma se non si conosce il tedesco che colpa ne ha chi stabilì tale nome? E poi leggere un ingrediente non serve a nulla se non se ne conoscono le quantità.
  4. Per queste ragioni, per la superficialità cioè con cui si affronta la materia, riteniamo praticamente certo che tale giornalettismo sia destinato al pubblico internauta più stupido, più allocco, colui o colei che vive solo di stucchevoli condivisioni sui social network e per il/la quale dire “l’ho letto su internet” ha sostituito l’informazione verificata. La stupidità totale: il peggio del peggio che si possa trovare oggi nella società.

Si continua con il pressapochismo e la disinformazione scandalistico-allarmista:

E’ stato ampiamente dimostrato che queste sostanze penetrano attraverso la pelle e restano intatte all’interno del tessuto, accumulandosi. Sebbene siano legalmente autorizzati nell’Unione Europea, anche i parabeni sono seriamente sospettati di essere cancerogeni.

Peccato che non ci sia nessuna prova che i parabeni siano cancerogeni: la chiacchiera è stata (come al solito) montata sui social forum da una disinformazione condividi-e-getta destinata ai soliti allocchi. Se così non fosse la UE li avrebbe già proibiti, così come avvenuto per altre sostanze: i rossetti e le creme di bellezza sono usate anche dalle europarlamentari, oltre che dagli allocchi!

Tra le varie sostanze “pericolose” si citano i tensioattivi: nel sapone che giornalmente usate cosa pensate che ci sia? Maionese? E per questo avete mai sentito qualcuno che ha perso l’uso delle mani? Al contrario si arriverà a perdere l’uso del cervello se si continua a dare peso a questi siti di (dis)informazione-spazzatura che per farsi condividere (quindi farsi leggere e guadagnare grazie allo sponsor) arriverebbero a definire cancerogena pure la… mamma.

Un’ultima riflessione: ritengo che la differenza tra un rossetto da 1€ e uno da 20€ non sia solo nella durata sulle labbra o nel grado di copertura, ma anche negli ingredienti.

Tempo fa al supermercato confrontavo le etichette di due marche che producono pane americano preconfezionato, quello per fare i classici (e a me tanto golosi) panini caldi alla piastra. Una era la marca leader, la più pubblicizzata, la storica per eccellenza dei farinacei di casa nostra, quindi abbastanza costosa. L’altra era un marchio mai sentito, quasi anonimo, dal prezzo notevolmente inferiore. La marca leader dichiarava praticamente nessun additivo chimico tra gli ingredienti, la marca economica ne aveva una sfilza infinita, almeno 7-10.

Sarete quindi coscienti che un rossetto costoso sarà molto probabilmente più “genuino” dello stesso super economico. Dopotutto non si può avere la botte piena e la moglie ubriaca.

Concludiamo con un consiglio: fidarsi delle marche più prestigiose è quantomeno lecito: dopotutto si paga nel nome anche una certa (presupposta) garanzia. Ma se proprio vi volete togliere uno sfizio, andate a verificare le tolleranze per ogni sostanza contenuta, prima di cadere alle credenze di questi giornalettisti condividi-e-getta.

Lola Fox

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