Hotel di lusso, ville e piscine per immigrati



Il Populista ci regala una perla degna del peggior giornale scandalistico del Regno Unito. Un classico articolo fuffa che non racconta nulla e anche quel poco che vorrebbe spiegare lo fa male. Ma tanto che importa, l’unico motivo d’esistere della testata è portare acqua al proprio mulino.

Come spiegano già dal titolo, sono audaci, istintivi, fuori controllo. Ed è su quel fuori controllo che vorrei soffermarmi visto che si tratta di una testata politica con un’identità ben precisa. È davvero possibile che nel 2016 un partito si possa permettere di avere una testata che manipola l’informazione in questa maniera?



Vivono in alberghi eccellenti, tra terme e natura incontaminata. Ma secondo buonisti e radical-chic in servizio permanente i “profughi” nel Belpaese vivrebbero “in topaie”…

Questo è il succo dell'”articolo” che mi avete segnalato. Un concentrato di luoghi comuni fatti ad hoc per indignare il lettore, per portarlo dalla propria parte, per farlo sentire “truffato” dal governo. Dell’argomento credevo di avere parlato a sufficienza le mille altre volte che l’abbiamo trattato. Ma come dicevo pochi giorni fa, purtroppo:

Nell’era dell’informazione digitale, una notizia, ripetuta e condivisa migliaia di volte da siti e pagine differenti diventa così “virale” da diventare vera per le future generazioni che ne cercheranno traccia.



Ed è così per quest’articoletto che il Populista ci regala. L’autore sa benissimo che le cose non stanno come le sta raccontando, conosce perfettamente gli interessi (italiani) che ci sono dietro (anche di svariati sostenitori dello stesso partito a cui fa riferimento il Populista), ma fa finta di niente, perché raccontarli indignerebbe sì, ma in altra maniera.

Già qualche tempo fa avevo tentato di spiegarvi come stanno le cose, l’ho fatto più e più volte. Eppure mi capita sempre quello che in una discussione (con me!?!) mi tira fuori le stesse fuffate usate dal Populista.

Ma dai maicol, vuoi forse negare che loro stanno in hotel 5 stelle mentre il clochard italiano dorme al parco?

No, non lo voglio negare, intanto sarei davvero curioso di sapere quanti clochard italiani conoscete per nome e cognome, e con quanti di questi avete speso più di mezzo secondo a chiacchierare. Io in una vita precedente ho anche aiutato nelle mense della Caritas, mi sono seduto coi clochard che vivono nella mia città, ci ho chiacchierato, trovandomi di fronte quasi sempre a soggetti che hanno scelto quella vita, soggetti che non cercano un tetto, che non vogliono nessuno chiedergli conto di cosa hanno o non hanno fatto durante il giorno, non sono in fuga da una guerra o dalla miseria del proprio paese. Non sto dicendo che siano tutti così, non metto in dubbio che ci siano anche casi isolati che sono finiti in mezzo a una strada senza volerlo, e che stanno cercando in tutti i modi di rifarsi una vita. Ma sono la minoranza dei casi. Mentre i profughi, quelli che sono arrivati per davvero su un barcone rischiando la vita, quelli che hanno lasciato tutto a casa, quelli vorrebbero tutti farsi una vita. Spesso non in Italia, dove c’è poco lavoro e dove sono ultimamente malvisti. Ma in Italia approdano, e da qui devono ricevere documenti che attestino lo status di rifugiati. Nell’attesa lo Stato italiano, insieme all’Unione Europea, offre accoglienza. E lo fa in maniera abbastanza parca, visto che alla fine ogni soggetto costa tra i 30 e i 42 euro al giorno. Soldi che includono vitto, alloggio e che dovrebbero includere anche altre spese. Soldi che per la maggior parte entrano in tasca di imprenditori italiani, tra chi produce la pasta che gli viene data da mangiare, a chi organizza i corsi di lingua, a chi si occupa delle pulizie delle strutture, a chi le gestisce.

A volte, come spiega il Populista quelle strutture sono hotel, nessuno lo nega.

Ma vi siete mai soffermati un minuto a pensare come mai un hotel offre le proprie stanze a degli immigrati? In primis le strutture che nel corso degli anni mi sono state segnalate come 5/4/3 stelle quando sono andato a verificarle erano quasi sempre alberghi chiusi da tempo, decadenti, non adatti ad ospitare turisti, perfetti per dare un tetto a dei disperati, ma inadatti per diventare abitazione a tempo indefinito per nessuno. Strutture magari fallite il cui proprietario dei muri, non avendo i soldi per ristrutturarle, ha scelto la via degli immigrati, sperando magari di raccogliere abbastanza denaro da poter finalmente fare quelle modifiche necessarie per riaprire la struttura stessa. In altri casi (spesso gli hotel di montagna) si tratta di posti totalmente isolati, adatti al turista che sta girando con la sua macchina. Totalmente inadatti al profugo che, in teoria, dovrebbe spostarsi per magari fare colloqui di lavoro, per cercare una sistemazione per quando saranno pronti i suoi documenti. Ed ecco che li vediamo fare lanugine seduti al tavolino di un bar, e certo che stanno lì fermi a non far nulla, li abbiamo messi a dormire a 20/30 chilometri dal centro abitato più vicino, senza collegamenti coi mezzi pubblici, come vuoi che si spostino per darsi da fare?

L’articolo del Populista, tanto per rimanere inutile, vi mostra una gallery che ho voglia di analizzare con voi.

La lista degli hotel su Il Populista prosegue, ma su sei verificati solo Portofino Klum mi ha lasciato un pelo allibito (e mi sa di iniziativa speculativa da proprietari che non hanno trovato nessuno disposto a prendere in affitto/gestione e pagarne le spese di ristrutturazione). I successivi 7 hotel che vengono citati da Il Populista se proprio ci tenete ve li andate a cercare da soli. Io per oggi ho dato. Se invece siete fra quelli che della verifica dei fatti se ne infischiano, mi domando come mai siate arrivati fino a qui.

Io non mi trovo in accordo con queste sistemazioni, capisco l’emergenza, ma questa gente ha altre necessità, non fatiscenti hotel ex lusso dove passare delle finte vacanze. No, chi arriva qui, nella stragrande maggioranza dei casi, necessita di aiuto, di introduzione alla lingua, di scambi culturali, di sveltezza nelle pratiche. E invece trova soggetti ben disposti a lucrarci sopra, che sanno benissimo che non forniranno corsi d’italiano o aiuti per la ricerca di occupazione. Ma se ne infischiano e cercano di tenersi questi profughi dalle uova d’oro il più a lungo possibile. Lo Stato in questo è davvero carente, qui bisognerebbe chiedere di fare di più e meglio. Controllare  cosa viene davvero dato in cambio dei denari che vengono fuori dalle tasche di tutti i cittadini europei dovrebbe essere una priorità sia del governo che dell’opposizione. Invece che questi sciocchi articoletti pregni di razzismo e indignazione. Non è che queste strutture siano state precettate, sono state messe a disposizione da chi ne ha i diritti, sono i loro che hanno scelto di “mettere a frutto” quanto hanno. E la legge italiana, se ci sono le condizioni adatte, non può vietarlo.

Non credo serva aggiungere altro.

maicolengel at butac punto it
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