I buoni pasto non cumulabili

BUONIPASTO1

Siamo a luglio e probabilmente il team di consulenti che

giornalmente, “traduce” in linguaggio comprensibile a tutti, anche ai meno esperti, le ultime sentenze dei tribunali e i testi delle leggi

risente del caldo e delle imminenti ferie. Se ne escono pubblicando un pezzo di questo stampo:

Buoni pasto da 7 euro non più cumulabili per la spesa

Addio ai buoni pasto spesi, tutti ad una volta, per fare la spesa nel fine settimana al supermercato: il nuovo sistema di rilascio per modalità elettroniche dei cosiddetti ticket restaurant, infatti, ne consentirà la tracciabilità, impedendone l’uso contrario alla normativa.
La legge, infatti, stabilisce che i buoni pasto non concorrono a formare reddito e, pertanto, non sono soggetti ad imposizione fiscale e previdenziale, nella misura massima di 7 euro al giorno: tanto in virtù della legge di Stabilità per il 2015 che ha elevato l’importo massimo dei ticket, in precedenza pari a 5.29 euro. Essi, inoltre, non possono essere riconosciuti che solo per le giornate lavorative e a condizione che il lavoratore disponga della pausa pranzo. Dunque, il dipendente che non faccia la pausa o sia in malattia o in ferie non può usufruire dei buoni pasto. Altrettanto dicasi nel caso in cui il dipendente fruisca del servizio mensa interno all’azienda.
Per evitare l’utilizzo distorto dei buoni pasto, è stato così superato il tradizionale sistema cartaceo, optandosi per un buono pasto elettronico. Questo sistema, mediante la tracciabilità del relativo impiego, impedirà al lavoratore di spendere più di un buono pasto per singolo giorno, e comunque non oltre la misura di 7 euro nell’arco delle 24 ore. Inoltre, l’uso dei ticket potrà avvenire solo durante la giornata lavorativa (anche se si tratta di domenica o giornata festiva) e non, per esempio, durante le ferie o gli altri giorni in cui non si è recato al lavoro.
Proprio per tali ragioni, da domani, chi non farà la pausa pranzo perderà il relativo buono pasto e non potrà più recuperarlo nel weekend accumulando quelli messi da parte durante la settimana per fare la spesa al supermercato.

La faccenda non è propriamente come l’hanno riportata e se avete la fortuna di ricevere ogni mese il blocchetto dei buoni pasto o l’accredito dell’importo sulla tessera elettronica dovreste già saperlo.

Di vero c’è che la legge n 190/2014 (c.d. legge di stabilità) ha ritoccato verso l’alto il tetto di esenzione aumentandolo a 7 euro, ma soltanto per i ticket elettronici. Se l’azienda vi fornisce i ticket in blocchetto cartaceo non vi spetta nessun aumento.

Tutta la “polemica” che segue, sul fatto che non si possano usare i ticket nei giorni in cui non si è al lavoro (festivi, giorni di ferie), o che non si possa usare più di un ticket a pasto/al giorno è una polemica sterile. Infatti già adesso

[i]l buono pasto Ticket Restaurant non è cumulabile, né cedibile, né commerciabile, né convertibile in denaro; può essere utilizzato solo se datato e sottoscritto dall’utilizzatore per usufruire di un servizio di somministrazione alimenti e bevande o cessione di prodotti di gastronomia pronti per il consumo immediato.

(fonte: il retro di uno dei miei buoni pasto cartacei)

Una nota catena di supermercati della mia regione (in altre non ho verificato) applica alla lettera queste disposizioni, non consentendo l’acquisto di generi alimentari che non siano pronti al consumo. Altri supermercati impongono un limite massimo di buoni pasto utilizzabili (di solito 5). Alcuni ristoranti non accettano i buoni pasto nei festivi.

Tutte le aziende poi a fine anno fanno una sorta di conguaglio dei buoni pasto sulla base dei giorni di ferie goduti, conguaglio che viene segnato anche in busta paga. Infatti da inizio anno almeno, in busta paga compare la dicitura “buoni pasto” e se notate la cifra non ha nessun segno accanto, quindi non concorre a formare il totale dello stipendio. Non ve ne siete mai accorti? Non lo hanno mai applicato? Meglio per voi, se l’azienda per la quale lavorate non vi conguaglia i buoni pasto. Considerato, però, che il buono pasto viene comunque pagato, l’azienda che non fa il conguaglio vi sta regalando dei “soldi”.

Non potendo essere convertiti in denaro se spendete meno del valore del buono pasto, di solito l’esercizio commerciale (ma non i supermercati) emette uno scontrino su cui viene scritto l’importo residuo. Dalle mie parti lo fanno anche con i ticket elettronici. Sono costretti a scalarvi l’intero importo ma se spendete meno vi segnano il credito residuo.
Per contro se il valore del vostro buono pasto non è sufficiente all’acquisto di un toast e una bottiglietta d’acqua potete pagare, con il cartaceo, utilizzandone due o più, e ottenendo uno scontrino con l’eventuale credito residuo.
E questo continueranno a farlo. Banalmente si chiama fidelizzazione del cliente.

Ciò che questo articolo non vi dice, invece, è che innalzando la soglia di 1.71 euro al giorno a fine anno avrete 205 euro e qualche centesimo in più da spendere, che diventeranno 410 a partire dal 2016.
Qui, ad ogni modo, potete trovare un articolo molto esaustivo sull’argomento.

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